Share |

Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva: si può migliorare la performance fisica

Torino - Sono circa 180.000 (1) i piemontesi colpiti da bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, 80.000 solo a Torino: aiutare questi pazienti a mantenere una buona performance fisica è indispensabile per proteggere la loro qualità di vita. La BPCO (2) è una malattia caratterizzata da una limitazione del flusso aereo; si manifesta con un’ostruzione bronchiale e conduce gradualmente ad una vera e propria “fame d’aria”. Intervenire precocemente con la giusta terapia ed una costante attività fisica è alla base di un’efficace gestione della malattia.

La dispnea, insieme alla tosse persistente, è tra i maggiori sintomi della BPCO. La mancanza d’aria mina gradualmente la capacità di movimento dei pazienti: dalla fatica a salire le scale, alla difficoltà a passeggiare, fino alla rinuncia a camminare per brevi tragitti, ed a trovare molto impegnative semplici attività quotidiane come vestirsi o lavarsi.

I pazienti con BPCO spesso tendono a diventare sedentari per ovviare alla sensazione di fatica, ma più sono sedentari maggiore è la difficoltà a compiere movimenti anche semplici. Questo circolo vizioso va spezzato. La sedentarietà è un fattore controproducente perché favorisce il progredire della patologia. Il movimento costante quotidiano è importante nel percorso di riabilitazione del paziente bronco-pneumopatico cronico. 

Il ricorso ai farmaci broncodilatatori, terapia di riferimento per il trattamento della BPCO, è fondamentale per aiutare il paziente a mantenere un’attività motoria quotidiana.

Lo studio SHINE (3) ha confermato come i soggetti trattati con la co-formulazione indacaterolo/glicopirronio, guadagnino 16 giorni liberi dai sintomi nell’arco temporale di 6 mesi rispetto alla terapia farmacologica con un solo già efficace broncodilatatore (tiotropio).” - sottolinea il dr Paolo Solidoro, Dirigente medico di primo livello presso la Struttura Complessa di Pneumologia, Città della Salute e della Scienza, Ospedale Molinette di Torino “Questo è un risultato importante, perché permette al paziente di riprendere motilità, di tornare a svolgere attività quotidiane precedentemente compromesse e di interagire con il contesto sociale che lo circonda (famiglia, parenti, amici). L’attività fisica riconquistata ha quindi effetto positivo sulla componente depressiva che spesso accompagna i malati di BPCO, oltre a ridurre l’incidenza di altre comorbilità”.

I risultati dello studio SHINE (3) confermano che l’azione sinergica della co-formulazione indacaterolo/glicopirronio, la prima costituita da due broncodilatatori a lunga durata d’azione, rende possibile nei pazienti una buona performance fisica, e ha le potenzialità per diventare un’opzione terapeutica di riferimento nel trattamento della BPCO.

L’indacaterolo e il glicopirronio sono due molecole attualmente già impiegate nella terapia broncodilatatrice. L’erogazione contemporanea in mono somministrazione dei due farmaci, può rappresentare in futuro una reale novità. Un primo aspetto positivo è legato all’effetto additivo immediato; alcuni studi dimostrano inoltre un’efficacia di tipo moltiplicativo della co-formulazione, ossia i due effetti su due diversi sistemi di bronco dilatazione, per alcuni meccanismi molecolari crociati, non si sommano, ma si moltiplicano”. Conclude Solidoro: “Un ulteriore vantaggio è legato alla mono somministrazione giornaliera attraverso un unico device ogni 24 ore. Questa modalità di assumere la terapia può incidere positivamente sulla compliance, con conseguente  riduzione delle riacutizzazioni e dei ricoveri ospedalieri”.

(1)  Stima elaborata proiettando sulla popolazione piemontese il dato di incidenza dell’4%. Il dato riguarda i casi diagnosticati, si stima che ci sia un ulteriore 4% di pazienti con BPCO non ancora rilevati.

(2) Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva: malattia caratterizzata da ostruzione progressiva delle vie aeree e possibile compromissione del parenchima polmonare, che può avere conseguenze letali 

(3) Bateman ED et al. Dual bronchodilation with QVA149 versus single bronchodilator therapy: the SHINE study. Eur Respir J. 2013;42(6):1484-1494