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Straordinaria scoperta archeologica a Borgosesia

Borgosesia - Ritrovamento straordinario a Borgosesia, sulle falde del Monfenera, gli archeologi dell’Università di Ferrara hanno rinvenuto un dente (un secondo incisivo inferiore permanente) esternamente ben conservato, e un osso occipitale intero attribuibili, senza alcun dubbio, al genere Homo. Si tratta di fossili che permetteranno di documentare il periodo cronologico che vede il passaggio dall’Homo Heidelbergensis all’Homo Neanderthalensis, resti dunque che rappresentano un vero e proprio unicum per tutto il Nord Italia. Tra i due reperti, soprattutto l’osso occipitale risulta essere molto importante per definire la storia evolutiva dell’Uomo in Europa, in quanto presenta il tipico “Chignon” o rigonfiamento occipitale, e la sottostante fossa soprainiaca che definisce la specie Neanderthaliana.

La Prof. Marta Arzarello del Dipartimento Studi Umanistici, Università degli Studi di Ferrara, direttore degli scavi, spiega che lo chignon occipitale e la sottostante fossa soprainiaca iniziano a comparire in maniera sporadica già nell’antenato del Neanderthal, l’Homo Heidelbergensis: siccome il rigonfiamento occipitale del reperto rinvenuto sul Monfenera, nella Grotta della Ciota Ciara, risulta essere poco sviluppato, in modo del tutto preliminare è possibile affermare che questo importantissimo resto appartenga ad una forma arcaica della specie neandertaliana o addirittura ad un Homo Heidelbergensis.

"Tutte queste affermazioni – spiegano congiuntamente la Prof.ssa Arzarello, l’Arch. Manuela Salvitti - Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli ed il Sindaco di Borgosesia, On. Paolo Tiramani – saranno verificate grazie allo studio interdisciplinare che sarà condotto nei prossimi mesi dai ricercatori dell’Università di Ferrara".
Gli studi nella Ciota Ciara, sul Monfenera, sono iniziati nel 2009 ed in questi 11 anni i ricercatori e gli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara hanno raccolto moltissimi dati, che hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle fasi di occupazione preistorica della grotta, fondamentale per la ricostruzione del popolamento preistorico dell’Italia del Nord Ovest. Essa è l’unico sito ben documentato, che conserva antiche tracce delle occupazioni preistoriche. Le sistematiche ricerche dell’Università di Ferrara hanno permesso di ricostruire il modo di vita dell’ uomo preistorico che ha frequentato le grotte del Monte Fenera durante le prime fasi del Paleolitico Medio, da 300mila fino a circa 35mila anni fa.
Molto emozionato per il ritrovamento il Sindaco di Borgosesia, On. Paolo Tiramani: "Sosteniamo ogni anno, attraverso il Museo di Archeologia e Paleontologia “Carlo Conti”, gli scavi sul Monfenera, offrendo un supporto logistico ed un piccolo contributo economico – spiega il Sindaco – e negli ultimi anni l’Assessore Paolo Urban si è molto impegnato per dare nuovo impulso all’attività del Museo: i risultati degli scavi ogni anno confluiscono nell’esposizione del “Carlo Conti” e dunque questo straordinario risultato scientifico potrà diventare un fiore all’occhiello per il nostro Museo, per la nostra città e per tutto il territorio. Complimenti alla Professoressa Arzarello e all’Università di Ferrara!".