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PERSONALE DI SALVATORE ZITO A BORGOMANERO

La MEB Arte Studio organizza la mostra a cura di Marco Emilio Bertona, testi di Edoardo Di Mauro e Federica Maria Giallombardo, dal 24 novembre 2018 al 12 gennaio 2019

Borgomanero - Presso lo spazio espositivo della nostra galleria in Via San Giovanni 26, a Borgomanero (NO), la MEB Arte Studio dedica l'ultima mostra dell'anno all'artista torinese Salvatore Zito, con una personale nella quale sono raccolti gli ultimi lavori realizzati dall'artista tra il 2017 ed il 2018, e che affrontano la tematica degli Stick.

Federica Maria Giallombardo afferma: "Scrive Keats nella sua Ode on Indolence: «Pain had no sting, and pleasure’s wreath no flower» («Non piccava il male, e la ghirlanda del piacere non aveva fiore»). È un pensiero, in profondità, portatore della passività del patire, idea fraintesa ma fondamentale alla creazione. L’indolenza per Keats consiste nell’approssimarsi all’estasi; nell’esporsi al di fuori dell’essere; nel passaggio da mondo esteriore – mondo del materiale, del visibile – a mondo interiore. Ma quest’ultimo passaggio, una volta compiuto, rende l’oggetto d’arte sortito in una realtà priva di uno spazio sensibile e concreto: le forme e le figure del mondo non esternano la realtà empirica e fisica, ma conservano – autentica spissitudo del mondo delle immagini – una «materialità immateriale». Su tale concezione letteraria si interroga Salvatore Zito (Crotone, 1960), che partendo dal concetto di indolenza del poeta inglese raggiunge un punto di sospensione tra l’esperienza e l’essenza; tra brillante ironia e ponderazione votiva; tra mimesi di ciò che l’oggetto è e di ciò che si ripete altrove. L’apparizione del soggetto pittorico, nelle opere di Zito, è insieme grazia, ricompensa, gioco: un’elusione che cela disciplina – è sempre Keats che guida il tratto poetico del pittore, quando definisce i suoi versi «disciplina dell’Immaginazione» – e capacità naturali; una presenza che prima percepisce i potenziali evocati dei contesti più mondani e quotidiani e poi li rielabora in simboli, dettagli, ombre e colori. Poco importa se il soggetto, al primo sguardo, pare una mera serialità del significante: all’artista interessa la sublimazione; la fedeltà all’esperienza visionaria; la testimonianza di una conoscenza superiore, impossibile da assolvere senza una selezione – e sezione – del reale. Perciò le opere di Zito figurano nella ripetizione, ma comunicano nell’ordinata gerarchia di universi straordinari: la loro indolenza è, allora, un ordine simbolico su cui fare perno senza dovere di referenzialità. Non a caso la forma che domina le opere – il gelato “da passeggio”: oggetto semplice, dilettevole, replicabile nell’esperienza comune, dalla sagoma facilmente modellabile e dalla presenza apparentemente innocua – riconnette l’operatività percettiva pura a strategie psichiche di piacere e conoscenza. L’immagine è osservata, descritta e valutata all’interno di emblemi; il suo senso consiste nella modalità particolare di manifestazione di un oggetto replicabile, divisibile, ancorato alla concretezza. L’esperienza straordinaria comincia quando tale immagine tramuta in visioni ed eventi simbolici gli stati spirituali interiori: l’artista, come l’osservatore, viene per un attimo escluso dall’esperienza ordinaria, deponendo la sovranità dell’Io, lasciando fluire il soggetto all’infinito – rimane escluso cioè dal proprio compimento. Ecco perché il termine pain (“dolore”, “castigo”) prosegue all’unisono con il senso salvifico e rasserenante dell’arte: la fitta provocata dal tentativo di totalizzazione, di sintesi universale della forma, viene riversata in un unico punto, in un pensiero che teme di essere assoluto (su tela, su carta o scolpito) e che a volte lascia addirittura un’ombra dietro di sé (il doppio perturbante di cui Keats coglie l’egotismo) e si risana grazie all’umana accoglienza del contenuto che ancora non si conosce, sostenendo un incontro con l’Altro. Il pensiero di Zito è la figura animata della critica alla totalità. È originale nella banalizzazione; crudele nella festosità. Non rinuncia a una nota di perplessità e minacciosità, come si nota dai soggetti contenuti nella sagoma del gelato che ne sfigurano l'ingenuità (spine di rose e di cactus, aculei, grattugie, dentini); ma riesce ogni volta, con sapiente tecnica e riflessione, a risolversi e a ingentilirsi. Per riassumere, è una rosa sotto teca che rivendica la sua agguerrita vanità – ovvero la vibrante tensione che solo la poesia può donare".

Salvatore Zito, vive e lavora a Torino. In questa città ha conseguito gli studi in Pittura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti dove è stato in seguito titolare della cattedra di Decorazione. Pittore di formazione classica, applica queste sue peculiarità a qualsiasi esperienza artistica.Il percorso artistico di Salvatore Zito ha inizio negli anni ottanta, esordendo nel panorama internazionale sia con importanti mostre personali, sia collaborando con un gruppo di artisti impegnati nella realizzazione di progetti multimediali in cui pittura, musica e poesia appositamente create per particolari spazi si compenetrano in un’unica visione. 

Dall’Abbazia di Vezzolano, a Torino (Palazzo degli Antichi Chiostri), al Kenya (Istituto Italiano di Cultura e Maison Francaise di Nairobi), all’Etiopia (Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba), alla Spagna (Antico Edificio Banco de Espana a Vigo), alla Francia (Palazzo dei Papi ad Avignone) le sue celebri nature morte o i cicli dedicati alla figura umana – l’uomo e il mito – sorprendono per la comunicazione espressiva dei sapienti e raffinati passaggi cromatici. Gli anni ottanta si chiudono con Visioni di Hymnen su musiche di K.Stockhausen (1989) spettacolare kermesse con una straordinaria partecipazione di pubblico e di enti coinvolti nei 25.000 metri quadrati della Sala Presse del Lingotto. 
Negli anni novanta visionarietà e citazionismo trovano spazio nelle grandi tele dipinte di questi anni e la Galleria Civiva d’Arte Contemporanea di Carmagnola (1991 Palazzo Lomellini) ospita l’importante personale “Paesaggi della memoria”.
Vincendo il Primo Premio Nazionale della Pittura “Giuseppe Sobrile” organizzato dalla Galleria d’Arte Moderna e dall’Assessorato per la Cultura di Torino, gli viene riconosciuto un ruolo di spicco, per un chiaro recupero delle caratteristiche della figurazione (1992 Mole Antonelliana).  Una sua opera Tumulti (olio su tela cm. 200) viene donata alla Città di Torino ed entra a far parte della nuova collezione della Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Una sua caratteristica è lavorare a cicli: le Ferrari, la Coca-cola, le angurie, le maree, i frutti e i fiori, lo Spiderman e gli stick sono solo alcuni esempi, affrontati con irruente passionalità.
Da sempre attratto dal mondo del design realizza “capricci d’autore” serie di lavori con materiali e tecniche diverse: “Acquerosse” scultura policroma (1994 Artissima); “Ho fatto goal” (1994 Ante ad Arte Catalogo Allemandi); “Questioni di pelle” per Poltrona Frau-Area Project (1996 con Mondino, Dorazio, Carena, Reggiani, Rotella). Salvatore Zito si confronta anche con impegnativi temi a sfondo sociale: gli commissionano un’opera per la campagna informativa sull’AIDS (1996 Città di Torino, Gruppo Abele, LILA), realizza Maree sul tema della siccità (Catalogo Trevi Flash Art Museum) e una sua opera di denuncia sulla fame nel mondo è al Sermig di Torino. La Galleria Paolo Tonin Arte Contemporanea gli dedica una personale Flirt (1997): nelle sue nuove opere Salvatore Zito reinventa il mestiere del pittore alla luce di suggestioni neo-pop.
Nel 2002 in occasione del quarantennale del celebre super eroe Spiderman con la personale Pop-Up gli splendidi e monumentali saloni del palazzo barocco Piossasco di Rivalba a Torino sono appositamente rivisitati dall’artista con oli, sculture policrome e quadri audiovisivi dedicati al super eroe. Il video Zone-Spidersound è presentato al Festival Internazionale “Synthèse” di Bourges(Francia), al l’XI Festival “Anteprima Spazio Torino”, al Teatro Arsenale Milano (2007).
Il video d’artista Zone-Spidersound fa parte della videoteca della GAM di Torino.
E’ del 2005 il riconoscimento prestigioso della selezione italiana dei migliori ed innovativi progetti d’architettura e arte applicata, presentati alla Triennale di Milano con lo Studio Blu di Torino(Catalogo Marsilio editore).
In occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, l’artista propone una suo personalissimo ciclo “I Love Torino” dove lo stick si trasforma in scultura policroma per imprigionare le più belle vedute della città. Eccezionale intuizione che lo vedrà protagonista con più di trenta opere in una personale, presso Gagliardi Art System Gallery.
La creatività di Salvatore Zito interpreterà i cent’anni dell’Inter  e quelli del “Giro d’Italia” per Mandelli Arte Contemporanea Milano. Accanto ad una nuova personale dedicata allo Spiderman Galleria Porta Palatina 13 (2009), la preziosa pittura ad olio dell’artista immortala  la bellezza degli animali, ne evidenzia ed esalta i particolari in 25 opere esposte in una personale presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino con la presentazione di Gianni Vattimo (2012). Tra i soggetti prediletti si distingue lo “stick” nella classica forma del “pinguino”, rielaborato dalla creatività unica di Salvatore Zito e riproposto in sorprendenti interpretazioni Galleria Elena Salamon (2009), Casa d’Aste Della Rocca (2010) e la personale “Leggeri stick spinosi” presso la Galleria Paolo Tonin Arte Contemporanea (2014).

Ulteriori informazioni sulla mostra e sulla galleria: www.mebartestudio.it - MEB Arte Studio, via San Giovanni 26 - Borgomanero (NO).