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Weisz, allenatore del Novara, una storia di razzismo finita ad Auschwitz

Borgomanero - “Non la solita storia: da Weisz a Boateng. Storie di ordinario razzismo nel calcio di ieri e di oggi”. E’ il titolo di un convegno che si terrà, nell’ambito delle manifestazioni “Marzo in rosa 2013”, lunedì 11 marzo alle 21 all’Oratorio Parrocchiale di viale Dante a Borgomanero. Sono previsti gli interventi di Giovanni Cerutti, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara; Carloalberto “Charlie” Ludi, capitano del Novara Calcio; Carlo Accornero (nella foto), presidente della equipe azzurra e don Franco Finocchio, vice direttore dell’Ufficio Diocesano della pastorale dello Sport  e riferimento spirituale del Novara Calcio.

La manifestazione è patrocinata dal Comune di Borgomanero, Assessorato alle Politiche Giovanili, il Novara Calcio, l’Oratorio di viale Dante, l’Istituto Storico della Resistenza di Novara. Perché Arpad Weisz? Figlio di due ebrei ungheresi, nel 1924 giocò alle Olimpiadi e come calciatore semiprofessionista tra Ungheria, Cecoslovacchia, Italia e Uruguay. Con l’Ambrosiana-Inter vinse, come allenatore, il titolo d campione d’Italia nella stagione 1929-1930. A lui si deve la scoperta del talento di Giuseppe Meazza. Negli anni successivi allenò anche il Novara. In seguito alle leggi razziali promulgate in Italia nel 1938, lasciò la penisola per approdare nei Paesi Bassi. In seguito all’occupazione tedesca venne deportato, con la famiglia, ad Auschwitz. La vicenda di Weisz è strettamente legata al razzismo, dal quale il mondo del calcio non si è ancora liberato, visti anche i recenti episodi. Allo stadio di Novara, per ricordare l’uomo di sport, sarà apposta una targa a ricordo.