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250 candeline per Beethoven dal Conservatorio Cantelli

Eva Ghelardi

Novara - Appuntamento per sabato 18 gennaio alle ore 17 per la  stagione dei   Concerti del Cantelli 2019/2020 presso l'Auditorium Fratelli Olivieri con '250 candeline per Ludwig';  protagonisti: Eva Ghelardi (foto) -  violino,  Davide Rausi - pianoforte, Stefano Raccagni - violino,  Christiana Coppola - violoncello e Ludovica De Bernardo -  pianoforte; musiche di Beethoven (nel 250° della nascita).

"Su scala internazionale - spiegano dal Cantelli - il 2020 vedrà un ricco fiorire di festeggiamenti per il 250° della nascita di Beethoven. Il Conservatorio 'Cantelli' non è certo da meno ed ha conseguentemente predisposto, entro la propria stagione dei Concerti del Sabato, una significativa serie  di appuntamenti per l'appunto nel segno del sommo Ludwig. Il primo dedicato al genio di Bonn è per sabato 18 gennaio, come sempre alle 17,  con  ingresso libero, presso l'Auditorium 'Fratelli Olivieri' (e si tratta, per chi ama i numeri - già che siamo in tema - del secondo concerto del 2020 ovvero del nono concerto di stagione 19/20). Un pool di giovani e già agguerriti nostri allievi si esibiscono per il nostro  fedele, competente e appassionato pubblico. È di scena il côté   cameristico della vasta produzione beethoveniana. E allora in apertura ecco la violinistica Sonata op. 30 n. 2  coniata in un tempestoso e assai beethoveniano do minore, affidata alle mani sapienti della giovane e già esperta Eva Ghelardi accompagnata al pianoforte dal non meno scrupoloso e sensibile Davide Rausi. Poi ecco in programma il giovanile Trio op. 1 n. 3 accomunato alla citata Sonata dalle scelta della medesima tonalità, a conferirle  pathos e intensità. In formazione di trio - e si sa quanto la musica da camera sia rilevante per la formazione dei musicisti - il versatile violinista Stefano Raccagni, al quale si richiede per tale pagina tecnica, raffinatezza e molto altro ancora, affiancato dalla giovanissima Christiana Coppola, figlia d'arte con già alle spalle esperienze in orchestra e da solista; laddove la parte pianistica verrà disimpegnata da Ludovica De Bernardo che ha ormai al suo attivo un ricco palmarès (molti la ricorderanno eccellere quale solista, lo scorso anno, al Coccia, proprio alle prese con uno dei più amati Concerti di Beethoven). Insomma un pomeriggio da non perdere, per chi ama la grande musica, massime per i beethoveniani  doc che già hanno da tempo scaldato i motori (e soprattutto il cuore) per festeggiare il 'loro' idolo': che è poi l'idolo di noi tutti che amiamo Bellezza, Grande Musica e quegli ideali di humanitas  profusi nella Nona Sinfonia (e non solo) dei quali sentiamo tanto esigenza in questi giorni bui per il mondo intero. Sembra incredibile e invece sono trascorsi esattamente 250 anni dal dicembre del 1770, quando Ludwig nacque in quel di Bonn. E se in questo 2020  i festeggiamenti si sprecano,  al Cantelli non intendiamo certo essere da meno, sicché il concerto odierno è consacrato espressamente a lui. A rendergli omaggio i nostri giovani musicisti sul versante innanzitutto della seconda delle violinistiche Tre Sonate op. 30, accigliata e turbolenta, coniata in un fatalistico do minore e divorata per lo più dal fuoco di una drammatica tensione, talora cupa, a tratti addirittura eroica. In programma poi anche il terzo dei Trii op. 1 (1793-95) coi quali Ludwig scelse di ‘aprire’ il catalogo, dedicandoli al principe Carl von Lichnowsky, suo ammiratore. È scritto anch’esso in un pre-romantico do minore,  lo stesso della futura ‘Patetica’ e soprattutto della Quinta Sinfonia con la quale ‘il destino’ busserà alla porta. Dei tre è senz’altro il più maturo e innovativo: non a caso Haydn che in fatto di musica da camera aveva idee ben chiare, ma in parte superate, espresse più d’una riserva, sconcertato dalle novità. Secondo una leggenda (a quanto pare falsa) l’attempato Haydn avrebbe tentato di dissuadere l’ex allievo, ormai suo giovane collega, dal pubblicarlo. Beethoven, al contrario, l’ebbe sempre assai caro preferendolo ai primi due. La prova lampante? Nel 1817 lo trascrisse per quintetto d’archi (op. 104), quando ormai i suoi gusti erano mutati e aveva preso le distanze dai lavori giovanili. Un bel segno".