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Cinque cerchi in un quadrato

Il Teatro Coccia porta in scena l’opera ispirata all’ascesa di Cosimo Pinto Oro Olimpico Tokyo 1964

Novara - La nobile arte diventa un’opera lirica. Il Teatro Coccia di Novara commissiona e produce una nuova composizione dedicata alla vita e all’ascesa atletica di Cosimo Pinto, pugile Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Tokyo 1964, novarese illustre, orgoglio nazionale. Un’opera che parla di tenacia, studio, disciplina e che meglio di tutte sposa i principi di un percorso formativo. Cinque cerchi in un quadrato è infatti l’Opera Accademia del Teatro Coccia, prodotta con l’Accademia dei Mestieri d’Opera del Teatro Coccia AMO. L’azione scenica di teatro musicale per voci e attori è scritta da Paola Magnanini, allieva AMO di composizione (docenza di Marco Taralli), su libretto di Maurizio Boschini e si snoda tra la proiezione dell’incontro di boxe della finale Olimpica di Tokyo del 1964, vinto dal novarese Cosimo Pinto, commentato dal direttore d’orchestra nonché cronista sportivo, Vittorio Parisi, a dialogo con lo stesso Pinto. Un racconto incentrato sulla passione come elemento principale per raggiungere le vette più alte sia della musica sia dello sport, e su spunti della vita del pugile novarese.

La regia è firmata da William Cisco, allievo di regia dell’Accademia AMO /docenza di Roberto Recchia). Le scene e i costumi sono di Danilo Coppola, il disegno luci firmato da Ivan Pastrovicchio.

L’opera andrà in streaming venerdì 18 e sabato 19 dicembre alle 20.30 sul canale YouTube del Teatro e da domenica 20 dicembre sul canale YouTube A-Novara, inserita nella programmazione La Cultura è Essenziale del Comune di Novara.

In scena un’immaginaria conversazione nello spogliato dello Stadio Olimpico, a pochi minuti dalla finale dei medio massimi di Tokyo 1964 tra il pugile Cosimo Pinto e il suo allenatore col quale riflette sulla vita e sulla sua carriera, e sul legame con la sua città. La conquista di una medaglia d’oro, culmine di una dimensione olimpica, si interseca col quadrato non solo di un ring di pugilato, ma con il perimetro di una città come Novara, piccola quanto ricca di valori universali. La vittoria finale diventa un momento celebrato, e rappresenta una doppia universalità di un campione “normale” e per questo pressoché unico. Il dialogo alterna momenti recitati e momenti musicali. I performer sono due voci maschili: un cantante e un attore.

Cinque cerchi in un quadrato – racconta Paola Magnanini - cattura il momento prima di un traguardo importante. Quell’emozione prima di salire sul ring per disputare l’incontro di pugilato decisivo è la stessa emozione prima della messa in scena della prima opera. Un traguardo che porta con sé un percorso di preparazione e tecnica, di sudore e crescita personale. Tanto nella boxe quanto nella musica è importante avere un maestro che ti guidi con metodo verso il raggiungimento dell’obiettivo. Quel rapporto tra il pugile e il suo allenatore è il rapporto tra l’allievo e il suo maestro, che è diventato l’essenza dell’azione scenica. Quel giorno nel 1964 alla finale di Tokyo non ero presente e forse è successo altro, ma ciò che ho descritto attraverso la musica è un rapporto ed un percorso che ho immaginato a me affine”.

Commenta William Cisco: “Di fronte a una partitura come quella che Paola Magnanini ha approntato per “Cinque cerchi in un quadrato”, il regista deve innanzitutto porsi all’ascolto, giacché questa musica gronda drammaturgia: dinamiche, accenti, agogiche, ci raccontano di movimenti precisi, stati d’animo, espressioni, persino pensieri, anche più di quanto faccia il libretto. C’è un uomo (prima ancora che un pugile) al centro di questa vicenda, un giovane uomo sulla soglia di un burrone nel quale deve lanciarsi: se volerà sarà un dio, altrimenti si sfracellerà come una bestia ferita. Sappiamo com’è finita, a Tokyo nel ‘64: Cosimo Pinto è entrato nell’Empireo del pugilato grazie al suo oro olimpico; quello che invece difficilmente possiamo immaginare è cosa può aver provato e pensato, di sé e del suo avversario, il boxeur novarese ventunenne arrivato a sorpresa alle Olimpiadi, un attimo prima di salire sul ring. Ed è proprio questo aspetto che “Cinque cerchi in un quadrato” indaga: quel moment of being – per dirla con Virginia Woolf – che contiene e definisce il senso dell’intera esistenza di un uomo. La regia è partita proprio da qui: creare uno spazio che fosse sia un vero spogliatoio, sia il luogo dove prendono vita le speranze e le paure del protagonista; nella stessa direzione il personaggio dell’Allenatore trascolora dal brusco motivatore in uno spirito guida, fino a diventare il narratore dell’intera storia, che suggella i successi di Pinto fino al trionfo finale.  A cavallo tra l’introspezione e il documentario, tra lo studio delle emozioni e la retorica eroica, si snodano i quindici minuti dell’atto, fino a culminare nel video originale di quella finale Pinto vs Kiselëv . Così si scioglie ogni dicotomia che la drammaturgia ha creato: Cosimo/Allenatore, io/l’altro, interiore/esteriore, vita/ring, realtà/finzione; e nell’incontro sulla scena col personaggio storico in carne ed ossa, il vero Cosimo Pinto, che si racconta a un grande Maestro della musica contemporanea, Vittorio Parisi, convergono anche i due ultimi opposti apparenti, lo sport e il teatro musicale”.

Interpreti sulla scena il baritono Andrea Vincenzo Bonsignore e l’attore Daniele Bacci.

Un’opera formativa in tutti i suoi aspetti. L’Ensemble orchestrale è la Giovane Ensemble Guido Cantelli, nata dalla sinergia tra il Conservatorio Guido Cantelli e il Teatro Coccia, alla direzione i giovani allievi AMO selezionati dal docente Matteo Beltrami, i maestri collaboratori sono gli allievi dell’Accademia AMO, guidati da Margherita Colombo.