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Confesercenti: Il 15 giugno non accettiamo i buoni pasto

"Vi spieghiamo perché: se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i ticket"

Novara - Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i ticket. Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto. Per intanto il prossimo 15 giugno, in accordo con ANCD Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio, è stata organizzata una giornata di mobilitazione delle imprese della somministrazione e della distribuzione commerciale alimentare. L’obiettivo è sensibilizzare Governo, Consip e opinione pubblica sulle criticità legate alla gestione dei buoni pasto, un sistema dai costi ormai insostenibili per le imprese, cui viene imposta una ‘tassa occulta’ vicina al 30% del valore dei buoni stessi. Per protestare contro questa stortura e chiederne la correzione, il prossimo 15 giugno le imprese aderenti all’iniziativa non accetteranno buoni pasti per tutta la giornata.  Un’azione di protesta che rappresenta il culmine della campagna di sensibilizzazione delle imprese, iniziata lo scorso 7 maggio con la Conferenza congiunta delle Associazioni firmatarie dell’iniziativa, mirata a chiedere una riforma del sistema di erogazione dei buoni. 

“Ormai le imprese non riescono più a stare nei costi – ha detto Antonio Gobbato,  Presidente della Fiepet di Novara - è estremamente necessaria un’immediata riforma complessiva del sistema mutuando ciò che avviene in altri Paesi, con il fine di assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati. Due i punti fondamentali sui quali gli imprenditori non vogliono transigere: la salvaguardia del valore nominale dei titoli – un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente – e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici”.

Prima dello scoppio della pandemia, circa 10 milioni di lavoratori pranzavano quotidianamente fuori casa. Di questi, circa 3 milioni beneficiavano di buoni pasto e il 64,7% li utilizzava come prima forma di pagamento ,ogni volta che usciva dal proprio luogo di lavoro. Complessivamente si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni di buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.