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I GIORNI DELLA METALMECCANICA

III trimestre 2018: + 0,1% sul II trimestre 2018, fase di sostanziale stagnazione. Circa il 50% delle aziende non trova profili richiesti e un’impresa su cinque lamenta scarsa preparazione del personale neo assunto. Federmeccanica promuove la petizione Più Alternanza Più Formazione: raggiunte più di 16 mila firme
Marco Dalla Rosa

Novara - Si è svolta a Roma, presso l’Hotel Nazionale, la presentazione dei risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 148ª edizione. Una presentazione che, ogni tre mesi, vede protagonisti anche i territori in un evento “corale”, per far conoscere il peso, l’andamento delsettore e le iniziative delle sezioni metalmeccaniche - meccatroniche, consolidando così la consapevolezza del valore prodotto dalla nostra Industria e dei valori diffusi dalle Imprese. I dati relativi all’andamento del comparto metalmeccanico, rivelano che dopo i buoni risultati conseguiti dal settore metalmeccanico nel corso del triennio 2015-2017, a partire dai primi mesi del 2018 l’attività produttiva è stata caratterizzata da una fase di sostanziale stagnazione. Nel terzo trimestre dell’anno la variazione congiunturale è risultata pari al +0,1% dopo il -0,6% del primo e il +0,8% del secondo. In termini tendenziali il tasso di crescita si è ridotto all’1,0% nel trimestre estivo rispetto a dinamiche medie di poco superiori ai 4,5 punti percentuali realizzati nel corso della prima metà dell’anno. Il peggioramento della congiuntura si evince sia dai dati di fonte ufficiale Istat, che segnalano una contrazione della durata degli ordinativi, sia dai risultati dell’indagine di Federmeccanica che evidenzia, sempre nel terzo trimestre, una eccedenza di scorte di materie prime e di prodotti finiti, rispetto alle normali esigenze produttive aziendali, e un peggioramento del giudizio sulle consistenze degli ordini in essere rispetto a quanto indicato nella precedente rilevazione.

«L’Industria Metalmeccanica italiana - ha dichiarato Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica – sta vivendo un momento di rallentamento e di incertezza. Sulle dinamiche produttive stanno pesando la contrazione del tasso di crescita dei consumi delle famiglie e della domanda per beni di investimento oltre al rallentamento della domanda mondiale che incide negativamente sulle esportazioni del settore metalmeccanico che indirizza all’estero oltre la metà delle proprie produzioni. Attualmente i volumi prodotti risultano inferiori del 22% rispetto a quelli che si realizzavano prima della recessione del 2008- 2009». Nel terzo trimestre il tasso tendenziale di crescita dell’export è stato pari, in valore, al +2,9% rispetto al +6,5% evidenziato nell’ultimo trimestre del 2017. Complessivamente nei primi nove mesi del 2018 i flussi di produzione indirizzati ai mercati esteri sono cresciuti del 3,2% rispetto al + 3,8% delle importazioni, mentre il saldo dell’interscambio ha evidenziato un attivo pari a circa 39 miliardi di euro collocandosi sugli stessi livelli del precedente anno. A livello previsionale, nella parte finale dell’anno non sono attese sostanziali modifiche del clima congiunturale, pur in presenza di un parziale recupero dei volumi produttivi rispetto ai bassi livelli del terzo trimestre. “Il quadro complessivo evidenzia ancora una volta l’esigenza di misure concrete di politica industriale per ridare slancio alla nostra economia”.

Continua Fabio Astori “Occorre puntare sulle Imprese per generare sviluppo. Non ci sono altre strade. C’è tanto ancora da fare sotto questo profilo su vari ambiti, ma oggi vogliamo sottolineare un aspetto su tutti, che deve stare alla base di qualsiasi percorso di crescita: la creazione delle competenze e conoscenze che servono alle aziende oggi e domani. Queste sono le fondamenta senza le quali il sistema non può reggere.” L’indagine ha rilevato che, fermo restando le difficoltà in circa il 50% delle aziende a reperire sul mercato manodopera specializzata, i neodiplomati e neolaureati assunti sono ritenuti dal 22% delle imprese non in possesso di una adeguata preparazione sia tecnica che trasversale.

«Quello dell’Istruzione e della Formazione – ha commentato Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica – è un tema cruciale. I dati ci dicono che siamo in grave ritardo. E’ evidente lo scollamento tra scuola e impresa, che rende poi necessari interventi formativi riparatori, non solo sulle nuove tecnologie ma anche per le competenze di base. Per questo Federmeccanica ha lanciato nei giorni scorsi la Petizione “Più Alternanza. Più Formazione” a sostegno dell’alternanza scuola lavoro e della formazione di qualità. Con questa iniziativa chiediamo al Governo due cose principalmente: mantenere, in particolare negli istituti tecnici e professionali, 400 ore di alternanza scuola-lavoro e continuare a garantire strumenti e dotazioni finanziarie necessarie; riconoscere il credito di imposta per le spese fatte dalle aziende per l’alternanza e la formazione del personale funzionale a Industry 4.0. Perché la crescita del Paese parte dalla crescita delle persone».

Con riferimento al Decreto Dignità, il 30% delle imprese non rinnoverà, alla data di scadenza, i contratti a tempo determinato in essere.

Infine il commento di Marco Dalla Rosa, consigliere della Faco spa e delegato della Sezione Meccanici dell’Ain: «Nel nostro Paese ci sono più di 100mila imprese metalmeccaniche che occupano più di 1.600.000 lavoratori. Il nostro settore è il più importante in Italia e si colloca in Europa in seconda posizione alle spalle della sola Germania. L’industria meccanica con circa 120 miliardi di valore aggiunto contribuisce per l’8% alla formazione della ricchezza nazionale misurata con il Pil; con circa 216 miliardi di euro rappresenta circa il 50% delle esportazioni complessive, generando un attivo dell’interscambio pari a oltre 50 miliardi di euro. Anche nei territori la metalmeccanica è di gran lunga il comparto di maggiore dimensione e rilevanza: basti pensare che, senza contare le grandi aziende presenti nel Novarese, soltanto nel distretto industriale più importante della nostra provincia, quello della rubinetteria e del valvolame, si trova il più grande polo mondiale di trasformazione dell'ottone, che copre il 30% della produzione nazionale e quasi il 15% del mercato mondiale delle esportazioni di rubinetteria e valvolame. Qui oltre 300 aziende attive nella produzione finale danno lavoro, insieme a centinaia di piccole imprese dell’indotto, a oltre 11mila persone, realizzando un fatturato aggregato di oltre due miliardi di euro, per i due terzi all'estero. Preservare la metalmeccanica e stimolare la sua crescita deve essere quindi la priorità per la politica nazionale e locale, nell’interesse generale. Le istituzioni, nazionali e locali, devono operare in maniera coordinata per: sostenere gli investimenti privati produttivi, in tecnologia e innovazione, e gli investimenti pubblici, soprattutto in infrastrutture; creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani; abbattere la burocrazia che secondo il World Economic Forum è al primo posto tra i fattori problematici del fare impresa in Italia; avere un mercato del lavoro flessibile, in entrata e in uscita, per consentire alle aziende di adattarsi ai cambiamenti, e inclusivo, che rafforzi le tutele sociali con le politiche attive, con anche una sostanziale riduzione del costo del lavoro. Il 96% dei lavoratori metalmeccanici sono a tempo indeterminato e finora i contratti a tempo determinato sono stati anche un’occasione per instaurare rapporti di lavoro stabile: il 40% dei lavoratori assunti a tempo indeterminato nelle nostre aziende sono, infatti, il risultato della trasformazione di contratti “flessibili”. Il problema, però, è che dalla nostra ultima indagine emerge che per effetto delle recenti norme (il cosiddetto “Decreto dignità”) che hanno introdotto rigidità nel mercato del lavoro, il 30% delle nostre imprese cesserà i rapporti di lavoro a termine in essere alla loro scadenza. Per creare occupazione stabile, quindi, non serve un decreto, ma una crescita stabile che va stimolata con adeguate politiche industriali. Per avere più occupazione bisogna puntare di più sulle imprese.  Un’ultima osservazione va fatta sulla necessità di rendere le imprese competitive e creare i profili professionali corrispondenti ai bisogni delle aziende. Come risulta dalla nostra indagine, il 48% delle aziende metalmeccaniche ha difficoltà a reperire personale. In particolare il 42% delle aziende non trova i profili con competenze altamente tecnologiche avanzate e digitali, mentre il 45% fatica a reperire persone con competenze tecniche di base, tradizionali. A questo si aggiunge il fatto che un’azienda su cinque si dichiara “non soddisfatta” delle competenze del personale assunto. Davanti alle difficoltà di trovare personale con le competenze richieste si è quindi in molti casi costretti a orientarsi su profili non totalmente in linea con i fabbisogni aziendali. Questo evidenzia ancora una volta un forte scollamento tra le conoscenze acquisite nel percorso di istruzione e le competenze che servono alle imprese, che devono spesso accollarsi gli interventi formativi straordinari, con i relativi oneri economici e organizzativi, “riparatori” per colmare quel gap di conoscenze che non dovrebbe esserci. L’istruzione, in particolare l’alternanza scuola-lavoro, e la formazione hanno un fondamentale valore strategico. Per questo chiediamo la conferma per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore di alternanza scuola-lavoro e delle risorse per le scuole, anche firmando la petizione che abbiamo pubblicato, a livello nazionale, su change.org. È altrettanto importante, infine, che non venga cancellato il credito di imposta per la formazione 4.0, visto che, come già detto e come risulta dalla nostra indagine, sono proprio le competenze digitali quelle che più non si trovano sul mercato. Queste iniziative devono essere potenziate e migliorate, non cancellate o ridotte.  Sull’alternanza si deve fare di più, non di meno, perché la crescita del Paese, a partire dai suoi territori, parte dalla crescita delle persone».