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Tassa sulla plastica, Filippa (Cnvv): Farà danni a imprese e cittadini

Novara - «La "plastic tax" non ha finalità ambientali e penalizza indistintamente, anziché i comportamenti scorretti, tutti i prodotti della filiera. Comprendiamo le esigenze di bilancio dello Stato, ma non possiamo accettare che si faccia "cassa" sulle spalle delle aziende e dei consumatori. A questa manovra, pur apprezzabile per i primi sforzi di riduzione del cuneo e di recupero dell'evasione fiscale, manca una visione del futuro: con le operazioni ragionieristiche non si realizza l'economia circolare e non si combattono i cambiamenti climatici; si fanno solo danni a imprese e cittadini».

Non usa mezze misure il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, nel commentare l'introduzione di una tassa sugli imballaggi in plastica prevista dal Governo nel documento programmatico di bilancio per il 2020. «Per realizzare un vero sviluppo sostenibile - spiega - si deve costruire, attraverso una attenta e adeguata pianificazione, un vero e proprio modello economico circolare e non tassare materiali e rifiuti che, se opportunamente gestiti e valorizzati, possono invece costituire una notevole riserva di risorse, anche energetiche. In Italia abbiamo 26 termovalorizzatori, mentre in Francia ne funzionano 126, in Germania 132, con tecnologia italiana, e a Copenaghen ne è stato recentemente inaugurato uno con una pista da sci sul tetto. Da noi, invece, raddoppiamo i costi di un prodotto diffusissimo e in parte ineliminabile, impattando fortemente sui consumatori e le aziende, che dovranno affrontare un ulteriore svantaggio competitivo a livello globale».

«Abbiamo calcolato - prosegue Filippa - che la "plastic tax" impatterà direttamente su oltre il 10% delle imprese nostre associate, senza contare l'indotto e l'impiantistica, coinvolgendo, oltre al comparto gomma-plastica, parte del settore chimico e tutti gli utilizzatori di imballaggi come l'alimentare, le bevande, la cosmetica e l’igiene, con un aggravio di costi di produzione stimabile in circa l'85%, che si rifletterà inevitabilmente anche sui prezzi finali. Attualmente, infatti, un chilogrammo di plastica intesa come materia prima costa circa 90 centesimi di euro, ai quali vanno aggiunti 33 centesimi di valore medio del contributo ambientale che tutte le aziende versano al Conai, il sistema dei consorzi per la gestione e il riciclo degli imballaggi. A questi 1,2 euro/kg di costi fissi il nuovo balzello vorrebbe aggiungere un ulteriore euro al chilo, portando il costo finale a 2,2 euro/kg, Iva esclusa, e colpendo indistintamente anche i prodotti di imballaggio contenenti materiale riciclato. Si tratta di numeri allarmanti, che non hanno nemmeno bisogno di commenti, anche perché le imprese sostengono già, con quella che possiamo a tutti gli effetti definire una "tassa sulla plastica", il Conai, il quale versa oltre i tre quarti dei propri introiti ai Comuni per garantire la raccolta differenziata. Insomma, si andrebbe a colpire non solo un’industria che è, da tempo e con risultati encomiabili, impegnata nella direzione della sostenibilità e della ricerca di nuovi materiali, sviluppando soluzioni innovative anche a livello impiantistico per il riciclo e la corretta gestione del "fine vita" dei rifiuti, ma un intero sistema che ha consentito all'Italia, pur con differenti livelli di efficienza territoriale, di raggiungere, da oltre vent’anni, tutti gli obiettivi europei in materia di riciclo».

«Siamo sempre favorevoli alle svolte "green" - osserva il presidente di Cnvv - ma un inasprimento fiscale che non si inserisca in una programmazione lungimirante e di lungo periodo rischia soltanto di farci perdere posizioni nella competizione globale: i paesi asiatici, che notoriamente inquinano di più, non hanno tasse sulla plastica e le loro aziende saranno ancora più avvantaggiate rispetto alle nostre anche su questo fronte. Le politiche fiscali devono incentivare la formazione, la ricerca e le esportazioni, unico driver di crescita degli ultimi anni, anche nei nostri territori, e non colpire i settori più innovativi, spesso protagonisti di iniziative volontarie per lo sviluppo di progetti concreti fortemente orientati verso la sostenibilità ambientale».

«Un ultimo appello - conclude Filippa - va fatto sul tema delle infrastrutture, altro "grande assente" dalla manovra economica per il 2020: nei nostri territori vanno fatti ripartire investimenti che oltre a generare occupazione e reddito li renderebbero più funzionali e attrattivi per nuovi insediamenti. Ci sono opere che attendono da anni, se non decenni, come la circonvallazione di Romagnano Sesia, la superstrada che colleghi il casello Ghemme-Romagnano della A26 con Biella, il raccordo di Borgo Ticino, l'allargamento della SS32 tra Arona e Novara, la superstrada tra Novara e Vercelli, senza dimenticare opere fondamentali come il nuovo blocco operatorio dell'ospedale di Vercelli, la nuova città della salute e della scienza di Novara, il completamento delle piste ciclabili nei maggiori centri urbani e l'espansione della connessione a banda ultralarga nel Novarese, nel Vercellese e in Valsesia. Ben altro che tassare la plastica, danneggiando l'economia reale e deprimendo ulteriormente i consumi interni».