Share |

F-35: intervento dell'on. Daniele Galli (Fli)

L'on. Daniele Galli (Fli)

Borgomanero - Il Governo, e la Camera, non hanno accettato la totale sospensione della produzione degli F35 di Cameri, ma solo di operare nell’ottica di un  costante monitoraggio della situazione, volto ad eventualmente rimodulare il programma sulla base delle scelte di ristrutturazione della Difesa, che dovrebbe confermare il numero dei caccia a 90. A favore del progetto F35, l’intevento in aula del deputato novarese Daniele Galli, Futuro e Libertà, che riportiamo integralmente come pubblicato nel resoconto della seduta, a scanso di inutili polemiche e di interpretazioni volutamente parziali.  

"Intervengo perché, a fronte di un «movimentismo» in questi ultimi mesi in provincia di Novara, sede, nella città di Cameri, della possibilità di realizzare parte degli F-35, si nota un pacifismo tout court, a tutto campo, irrazionale che bypassa anche i concetti essenziali della Costituzione italiana, che ci obbliga ad un’accurata difesa del sistema nazione e ci obbliga chiaramente, ai sensi degli articoli 78 e 87 e dell’articolo 52, ad essere pronti ad ogni eventualità. Né possiamo, come sistema Italia, fare sempre conto sull’aiuto di terzi e sull’aiuto dell’alleanza e non essere pronti e diligenti anche rispetto alle varie eventualità che noi non ci auguriamo e che nessuno si augura. Quindi, sebbene si possono accettare la riduzione del 30 per cento degli F-35, stante le condizioni economiche internazionali e nazionali, non si possono che cassare totalmente tutte le mozioni che vogliono cancellare quest’intervento e che vogliono cancellare, oltre all’ intervento, anche la possibilità per l’industria italiana, specie quella locale altamente specializzata, di poter gestire sul suolo italiano e sul suolo piemontese la possibilità di costruire parte di questi F-35. In questi termini, poi, è chiaro che l’Esercito italiano deve porsi nelle condizioni di essere un Esercito moderno. Non può, però, neppure essere un Esercito atto a porre in essere soltanto operazioni di peacekeeping, perché l’Esercito è nato per altri interventi e la Costituzione italiana prevede per l’Esercito altri compiti. Il peacekeeping è un’opera meritoria, che svolgono le nostre Forze armate brillantemente nell’ambito di tutti i contesti del mondo dove ci sono tensioni, ma è una parte che riguarda le Forze armate e non può essere tout court il destino delle Forze armate italiane. Ciò sarebbe estremamente limitante e creerebbe grossi problemi rispetto a quanto la Costituzione vuole e prevede venga svolto dal sistema Stato. In questi termini, quindi, il mio voto personale sarà contro tutte le mozioni che mirano a ridurre in maniera drastica l’intervento sugli F-35 e sarà particolarmente favorevole alla mozione Paglia, Bosi, Vernetti ed altri. Mi auguro che la Camera possa approvare le mozioni che garantiscono il proseguo della costruzione in Italia degli F-35. Il mio intervento sta provocando la reazione di pacifisti a senso unico come don Sacco, che dalla tranquillità della sua parrocchia di montagna e dal suo foglio “Almen che se ne parli…”, vorrebbe farci credere che la pace mondiale si otterrebbe solo con il nostro disarmo, e non anche con quello altrui. Non vedo perché non si mobilita, con i suoi seguaci, direttamente in loco in posti come il Sudan, Myanmar, la Siria o lo Yemen, posti dove anche un coltello da cucina è un’arma di guerra -  magari per tagliare la testa ai Cristiani – per predicare la chiusura della produzione di coltelleria e iniziare a chiedere anche agli altri ciò che pretende da noi. Prima però dovrebbe passare dalle famiglie che ricevono uno stipendio dalla fabbrica di Cameri, e spiegar loro che chiusa la produzione potranno gratuitamente mangiare l’erba del Parco del Ticino, sempre che don Sacco non intenda trasformarla in pani e pesci. Naturalmente noi poveri politici non abbiamo il filo diretto con il Padreterno, e non sappiamo quale scenario ci sarà nei prossimi cento o duecento anni, quindi preferiamo non rischiare ed essere pronti se malauguratamente dovessimo difenderci. E sempre per non sbagliare, e stare sul sicuro, personalmente alle profezie di don Sacco preferisco quelle più ufficiali dell’Ecclesiaste (Antico Testamento): “Per tutto c'è una stagione; ed un tempo per ogni proposito sotto i Cieli... un tempo di guerra ed un tempo di pace”".