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APPROVATO IL NUOVO STATUTO DELL’ATENEO “AVOGADRO”

Vercelli - Il Senato accademico ha approvato lunedì 11 luglio il nuovo Statuto dell’Università del Piemonte Orientale, adempiendo quanto richiesto dalla Legge 240 del 2010. L’iter è stato molto intenso; una Commissione formata da quindici membri (personale docente, personale tecnico-amministrativo, rappresentanti degli studenti) ha redatto il testo, ascoltati i pareri dei Consigli di Facoltà e di Dipartimento, del Consiglio di Amministrazione e del Senato stesso. I lavori sono iniziati il 31 gennaio; ventitré sedute sono occorse per giungere al documento votato dagli organi di governo. Ora esso sarà inviato al Ministero, che avrà tempo 120 giorni per valutarlo e approvarlo o rimandarlo con richieste di modifiche. Entro la fine dell’anno, quindi, il nuovo Statuto dovrebbe essere in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
La Legge Gelmini ridisegna di fatto la governance degli Atenei e i suoi cardini sono stati pienamente recepiti dal nuovo Statuto. Scompaiono innanzi tutto le facoltà come strutture per la didattica e i dipartimenti per la ricerca scientifica. Saranno sostituiti da dipartimenti, che costituiranno l’ossatura unica per l’organizzazione e lo svolgimento sia della ricerca, sia della didattica. Verranno probabilmente costituiti sette/otto dipartimenti, ciascuno formato da non meno di trentacinque docenti. Cambia completamente il modello di gestione degli organi collegiali. Il Senato accademico contribuirà a determinare gli indirizzi culturali, didattici e scientifici dell’Ateneo, formulando proposte e pareri obbligatori in materia di didattica, di ricerca e di servizi agli studenti e svolgendo funzioni di coordinamento e di raccordo con i Dipartimenti e con le Scuole. Rispetto alla composizione attuale, il numero dei membri è ridotto a 21: il Rettore; 14 docenti (oggi 22) di cui almeno un terzo Direttori di Dipartimento, eletti dai professori I e II fascia e dai ricercatori dell’Ateneo, nel rispetto delle diverse aree scientifico-disciplinari e del principio delle pari opportunità tra uomini e donne. Completano la formazione tre rappresentanti del personale tecnico-amministrativo e tre rappresentanti degli studenti.  Il Consiglio di amministrazione è l’organo che maggiormente cambierà fisionomia e competenze. Esso, infatti, diventerà il vero motore dell’Ateneo, svolgendo le funzioni di indirizzo strategico e vigilando sulla sostenibilità finanziaria delle attività. Sarà, per esempio, il CdA e non più il Senato a decidere sull’attivazione e sulla chiusura dei corsi di laurea. Sarà composto soltanto da 9 membri (oggi sono 25): il Rettore, che lo presiede; un rappresentante degli studenti; 7 componenti, di cui tre esterni. Tutti i componenti designati sono individuati tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale e di un’esperienza professionale di alto livello, con necessaria attenzione alla loro qualificazione scientifica e culturale. Per la designazione dei componenti il Rettore emanerà un avviso pubblico per le candidature interne ed esterne contenente i requisiti professionali richiesti. Gli studenti avranno maggior peso negli organi sussidiari, entrando a far parte del Nucleo di Valutazione e delle Commissioni paritetiche per la didattica, sia di Ateneo, sia dei dipartimenti. Al Rettore, infine, vengono attribuite, oltre alla rappresentanza legale, anche le funzioni di indirizzo, di iniziativa e di coordinamento delle attività scientifiche e didattiche. Il suo mandato sarà unico, non rinnovabile e durerà sei anni. Il rettore in carica, professor Paolo Garbarino, così dichiara a proposito dei risultati: «Sono molto soddisfatto per la qualità del lavoro svolto, in breve tempo, con grande efficienza e senso di responsabilità. La Commissione si è riunita per venti settimane consecutive con un calendario regolare, sempre assiduamente frequentata dai componenti. Ci sono state numerose discussioni produttive; sono state accolte diverse osservazioni critiche provenienti dalle Facoltà e dai Dipartimenti; è stata esercitata l’arte della mediazione e utilizzato molto buon senso. Non ci sono state imposizioni di alcun genere; ogni decisione è stata condivisa da tutti i membri. Il Senato non ha avuto problemi ad approvare un testo così ben definito. Ora le cose cambieranno sul serio; la riforma Gelmini, puntando sulla governance efficiente e sulle conseguenti migliori performance degli Atenei, ci ha costretti a riflettere su alcune situazioni che andavano oggettivamente cambiate per stare al passo con i tempi e per offrire ai nostri studenti una gestione dinamica, trasparente e innovativa».