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SAN MAURIZIO, PRESENTATA L'ASSOCIAZIONE MAMRE

San Maurizio d'Opaglio - In quasi 16 anni di attività, sono state 220 le donne accolte a casa “Piccolo Bartolomeo” di Borgomanero. E 39 sono stati i bambini venuti al mondo. L'ha detto Mario Metti, responsabile dell'associazione Mamre, che mercoledì sera è intervenuto, ospite della Caritas interparrocchiale di San Maurizio, all'oratorio del paese cusiano. Dopo l'introduzione del presidente Franco Barigozzi e del parroco Massimo Volpati , ha presentato il libro “Rivisitare la fede... insieme”, che Metti ha curato insieme al teologo Giannino Piana, e ha illustrato quanto viene fatto quotidianamente dalla onlus Mamre. “Alla base di tutto - ha evidenziato - c'è la teologia del servizio cara a don Tonino Bello. Il primo passo è stata  la creazione del gruppo di animazione missionaria della parrocchia di San Bartolomeo. L'obiettivo era dare una mano alle persone in difficoltà sia sul nostro territorio sia in nazioni lontane. Ecco così prendere forma il progetto “Insieme siamo speranza”, mirato ad aiutare le popolazioni della Bosnia negli anni della guerra nella ex Jugoslavia, e le iniziative a favore della zona di Alessandria colpita dall'alluvione”.

Ecco poi la nascita di Mamre che oggi può contare su una ventina di volontarie “che mettono a disposizione - ha aggiunto - il loro tempo e soprattutto il loro cuore”. Nel 2013 nella struttura di Santo Stefano erano presenti donne di dieci nazionalità. Dalle ragazze madri alla sessantenne rimasta senza lavoro sino alle vittime di violenze fra le mura domestiche e alla giovane perseguitata per motivi religiosi che rischiava di subire delle mutilazioni genitali. E per lei è stato possibile ottenere lo status di rifugiata. Metti ha raccontato altre drammatiche vicende che, per fortuna, hanno avuto un lieto fine. Come quella della sposa di origine marocchina, mamma di due bambine di tre e cinque anni, che viveva vicino a Borgosesia. “Il marito, che la teneva letteralmente segregata - ha spiegato il responsabile di Mamre – un giorno decise di tornare nel paese nord africano. Ma lei, aiutata dalla sua famiglia, riuscì a scappare. E' stata ospitata dal nostro centro per un anno e mezzo. Adesso ha trovato un'occupazione e ha una vita autonoma. Poi mi viene in mente una ragazza che, rimasta incinta, fu abbandonata da tutti, a cominciare dai suoi parenti. E' stato un cammino lungo, ma adesso anche lei è completamente indipendente”.

I progetti per il futuro sono molteplici. Dal sostegno d'interventi di promozione umana in Africa e in America Latina sino all'apertura di una casa “mamma-bambino”. “La verità è che la crisi - ha concluso - ha anche fatto naufragare tanti legami che sembravano saldi, e che invece avevano come unico collante il denaro. Quando ha cominciato a essere meno, è diminuito anche il tempo dedicato agli acquisti. E, di riflesso, è aumentato quello per guardarsi in faccia. Con la conseguenza che molte coppie hanno scoperto che stavano insieme non per amore, ma per soldi”.