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Piero Fedriani racconta la sua missione in Kenya

Borgomanero - Ottantadue piccoli pazienti operati in un lasso di tempo disedici giorni. Potrebbe sembrare una cosa normalissima, una routine ospedaliera ben organizzata in una città italiana. Ma se questa realtà si chiama Naro Muro ed è situata in Kenya, a una distanza di quasi diecimila chilometri, allora le cose cambiano enormemente, a causa di una serie di fattori. Ma tutto questo non scoraggia Piero Fedriani, insegne medico ortopedico che, dal 1998, si reca ogni anno nello stato africano per prestare volontariamente la propria opera a favore dei bambini con problemi di deambulazione. E' accaduto anche quest'anno, qualche settimana fa. Frediani, con il suo ex aiuto Flavio Barberi (ora a Bergano), Valentina Camurro e Paolo Basso ortopedici genovesi, si sono recati al Disable Children gestito dalle suore francescane di Paova. La loro opera è consistita nell'operare chirurgicamente tanti piccoli con difficoltà a camminare. "Il Kenya - sottolinea Frediani - in questi ultimi vent'anni è cambiato molto: esiste un'assistenza sanitaria ma è a pagamento e poi c'è grande tensione per la paura di attentati operati da terroristi provenienti dalla Somalia e affiliati al radicalismo islamico". Prosegue poi "Siamo giunti quest'anno in un Kenya dove i medici erano in sciopero e da ben 50 giorni non toccavano un ferro chirurgico; quindi una realtà difficile e complessa. A tutto ciò dobbiamo aggiungere che l'ospedale era preso letteralmente d'assalto da ammalati e a disposizione c'era solo una sala operatorio, è possibile capire in che condizioni si operasse". L'ospedale, gestito dalle suore, ha trenta dipendenti tra fisioterapisti  e ortopedici, ma "soffre" per il suo futuro prossimo venturo "Le suore che lo gestiscono - puntualizza Frediani - hanno una età quanto mai avanzata e quelle locali non hanno il nerbo, la grinta e la managerialità per portare avanti questa iniziativa". Che fare allora? "Noi continueremo la nostra opera di volontariato - conclude il medico -  anche se verranno meno i presupposti per operare in tranquillità; speriamo che qualcosa cambi radicalmente, anche perché il bisogno è enorme".