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LA MAFIA DEI PASCOLI

SUCCESSO DELLA VIDEOCONFERENZA SULLE MAFIE A CURA DELL’ISTITUTO BONFANTINI

Novara - Anche la Provincia di Novara, rappresentata dal consigliere delegato all’Istruzione Andrea Crivelli, ha partecipato, l’8 maggio, in modalità videoconferenza alla tavola rotonda per la presentazione del libro “La mafia dei pascoli”, iniziativa organizzata dagli alunni e dai docenti dell’IIS “Bonfantini” di Novara. Oltre all’autore del libro, il giornalista della “Gazzetta del Sud” Nuccio Anselmo, era presenta anche il Procuratore della Repubblica di Marilinda Mineccia, La tavola rotonda, organizzata dalla professoressa Francesca Misiti, è stata l’occasione per trattare le correlazioni tra la legalità e il business milionario di “Cosa nostra”, inerente allo sfruttamento dell'ambiente e degli agricoltori.

"Grazie alla professoressa Misiti – ha detto il Dirigente Scolastico Vincenzo Zappia - gli alunni del “Bonfantini” hanno potuto parlare direttamente con l’autore, che ha descritto un nuovo panorama mafioso ancora in parte sconosciuto e grazie al contributo della dottoressa Mineccia hanno potuto capire meglio il complicato sistema giudiziario italiano e il delicato lavoro della magistratura, soprattutto nell’ambito penale. Incontrarsi con queste modalità a distanza ha un forte valore simbolico: è l’emblema di una comunità scolastica che non si arrende alle limitazioni del coronavirus, che non abdica alla funzione di stimolare le coscienze degli studenti e della società nella quale opera. La lotta alla mafia e alle mafie è un tema troppo importante per non essere trattato, specie nel mese in cui ricordiamo, come ogni anno, la strage di Capaci. Il tema, poi, della criminalità organizzata applicata al mondo dell’agricoltura è assolutamente suggestivo per la nostra comunità scolastica che concepisce la pratica dell’agricoltura come sinonimo di vita, sostentamento, rinascita, rinnovamento, ottenuti con fatica ed onestà nel rispetto dei cicli della natura, e, per questo, non va profanata".

Il Dirigente, a proposito della modalità della videoconferenza, ha inoltre osservato che "questo genere di comunicazione per certi versi è limitativa in quanto ci priva del contatto sociale, ma per altri versi rende il nostro messaggio ancor più potente, capace di entrare in tutte le case in maniera potenzialmente illimitata. Un mio particolare ringraziamento va alla disponibilità dei nostri ospiti, al lavoro della professoressa Misiti e della professoressa Chiavarone, all’ufficio stampa e team digitale dell’IIS Bonfantini che ha reso disponibile l’evento ad un ampio pubblico, grazie ai numerosi canali attivati: meet e streaming per i relatori, gli ospiti e tutti gli studenti del Bonfantini e una diretta su Youtube per tutti gli interessati estranei al dominio @bonfantini. Questo ci incoraggia ad esplorare nuove modalità per coinvolgere i nostri studenti e far loro sentire la scuola vicina, anche a distanza".

La dottoressa Mineccia ha risposto alle numerose domande degli alunni sulle dinamiche della legge nella lotta alla mafia, delle figure coinvolte e degli sviluppi nella persecuzione di tali fini e ha focalizzato l’attenzione sul difficile compito degli operatori di giustizia "che devono garantire il rispetto della legge e, nello stesso tempo, il rispetto dei diritti individuali; i giudici devono rispettare la legge scrupolosamente, ma devono poter esercitare una discrezionalità giudicando il singolo caso. Nello stesso tempo ci si deve attenere all’art. 27 della Costituzione che sancisce lo scopo rieducativo di tutto il processo penale e tenere conto di una serie di variabili legate anche all’età e allo stato di salute. La riflessione del procuratore si è poi concentrata sulla responsabilità comune di tutti noi cittadini perché le leggi sono fondamentali, ma sono le persone con i loro valori con il loro impegno che devono essere il vero humus della legalità. E’ stata soprattutto questa esperienza di emergenza sanitaria che ha messo in luce in modo evidentissimo quanto siamo interconnessi e collegati tra di noi e come le nostre azioni possano influire sulle esistenze degli altri; è questo tessuto sociale fatto da tante piccole azioni e non più dal silenzio che può farci sperare di contrastare l’illegalità".

L’autore de “La mafia dei pascoli” ha detto di voler "far conoscere a tutti per prima cosa una storia dove la mafia ha perso. L’inchiesta sui Nebrodi ha prodotto più di 100 arresti di un’organizzazione che, nel silenzio generale, ha sottratto fondi agricoli europei. È anche la storia di un uomo, l'ex-presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che si è battuto per cancellare tutto questo, e ha pagato un prezzo altissimo con la sua famiglia, è sfuggito ad un attentato mafioso e vive sotto scorta ormai da anni. “La mafia dei pascoli” racconta infatti dei milioni di euro guadagnati da “Cosa nostra” attraverso un business “legale” e inesplorato. Boss che riuscivano inspiegabilmente ad affittare tanti ettari di terreno nel Parco dei Nebrodi, in Sicilia, terrorizzando allevatori e agricoltori onesti, li lasciavano incolti e incassavano i contributi dell’Unione Europea perfino attraverso “regolari” bonifici bancari. Un meccanismo perverso che si perpetuava di famiglia in famiglia e faceva guadagnare somme impensabili. Senza dimenticare la catena di omicidi ancora irrisolti avvenuti in quelle terre. Nessuno vedeva e nessuno denunciava, fino a quando non è arrivato Giuseppe Antoci, che è riuscito a spazzare via la mafia dal Parco realizzando un protocollo di legalità che poi è diventato legge dello Stato ed oggi è applicato in tutta Italia".

Attenta e vivace la partecipazione degli alunni delle classi seconde che hanno poi illustrato il progetto con il quale hanno partecipato, con guidati dalla professoressa Misiti, al Concorso Nazionale della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone "Li avete uccisi ma non vi siete accorti che erano semi” e che si concluderà con la piantumazione di un albero come simbolo di vita e di consapevolezza.

La tavola rotonda è stata chiusa dal consigliere Crivelli. "Ringrazio tutti per l’occasione offerta dal “Bonfantini”, dal suo Dirigente, dagli insegnanti e dai ragazzi. Il “Bonfantini” – ha proseguito -è la prima scuola del nostro territorio ad aver realizzato un evento “a distanza” e lo ha fatto su un tema importantissimo come quello della legalitàsenza entrare in tema di vicende che riguardano la cronaca politica di questi giorni, ma ci ricordano come quello del contrasto alle mafie sia un tema su cui non bisogna mai calare l’attenzione, perché è proprio di questo calo di attenzione, delle zone buie, che si nutrono.Questo nostro Istituto è una scuola che guarda e parla alla “terra”.E l’amore per la propria terra “bellissima e disgraziata”. come la ha definita Borsellino nella Veglia per Giovanni Falcone nella chiesta di Sant’Ernesto, il 23 giugno 1992, credo sia una delle motivazioni più grandi che ha spinto uomini come loro a impegnare tutta la vita nel contrastare i fenomeni mafiosi.Ho risposto alla domanda di uno degli studenti con una frase che amo particolarmente di Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.Questo il mio richiamo al ruolo che i giovani possono avere nel contrasto ai fenomeni mafiosi".