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La storia e le attività di don Yuriy Ivanyuta

Tra i 33mila preti diocesani segnaliamo in Piemonte la guida della parrocchia degli ucraini delle province di Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, riferimento spirituale e primo supporto per migliaia di profughi in fuga dalla guerra

Novara - Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza. “Il sacerdote per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa - sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. Tanto più in questo lungo periodo segnato dal Covid in cui da più di due anni i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità provate dalla pandemia, promuovono progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri”.

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese ed utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permetta a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani e che rappresenta un segno di appartenenza e comunione.

 “I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità - aggiunge Monzio Compagnoni - Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”.

Come Don Yuriy Ivanyuta, parroco degli ucraini in Italia, riferimento spirituale per migliaia di profughi in fuga dalla guerra. Originario di Skalat, provincia di Ternopil, nell’Ucraina occidentale, esercita il suo ministero nella Diocesi di Novara da due decenni. Da queste parti si è consolidata, nel corso degli anni, un'importante comunità ucraina, al punto che, nella chiesa secentesca di Santa Maria del Carmine, dal dicembre del 2021 è stata istituita la prima parrocchia per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia. Due anni prima, l'11 luglio del 2019, Papa Francesco ne aveva eretto l'Esarcato apostolico, istituzione che coinvolge direttamente anche Don Yuriy nel ruolo di economo. A partire da quest'anno, però, tutto è cambiato: la guerra ha accelerato i flussi migratori e l'emergenza umanitaria ha ispessito l'impegno in prima linea del Don e della sua comunità.   

“Nel 2015 sono stato cappellano militare in Donbass - spiega Don Yuriy Ivanyuta a Manuela  Borraccino nel filmato “La mia casa per chi fugge dalla guerra” che si può vedere al link https://www.unitineldono.it/le-storie/don-yuriy-la-mia-casa-per-chi-fugge-dalla-guerra/ - e già da allora mi sono convinto che tutte le guerre non partono dagli uomini ma dal male che si chiama Satana. Anche San Paolo dice che non dobbiamo combattere gli uomini ma gli spiriti malvagi e da questo occorre trarre forza e ispirazione”. 

Riferimenti che Don Yuriy ha fatto propri a partire dal principio che “noi dobbiamo prima imparare a pregare e poi a fare, preghiera e volontariato devono camminare di pari passo”. E il fare, in questi ultimi mesi, si è decisamente moltiplicato con l'emergere, di un conflitto inaspettato che ha coinvolto centinaia di migliaia di connazionali. C'è stata l'emergenza iniziale, che ha visto la necessità di soddisfare tante esigenze primarie, mentre col passare dei mesi sono sorte esigenze differenti ad esempio aiuti di tipo psicologico. Novara non ha lesinato gli sforzi: è la seconda provincia per numero di famiglie ospitanti del Piemonte e la prima per numero di accoglienza. Considerando i dati aggiornati al 9 giugno scorso, nella Regione Piemonte sono state registrate 10.334 accoglienze, circa un quinto (2.650) si trovano in provincia di Novara.

Un grande impegno collettivo che passa anche dalla presenza della parrocchia di Santa Maria del Carmine. Anche il Don all'inizio della tragedia, ha ceduto la sua casa a tre giovani mamme e si è trasferito in parrocchia. Un gesto spontaneo e di grande ispirazione che sembra aver dato il via ad un abbraccio collettivo di tutta la città. “Grazie al contributo di tutti siamo riusciti a organizzarci - sottolinea il parroco - e ad avviare un sistema in grado di accogliere più di mille ucraini. E in questo percorso ho visto alcune profughe diventare volontarie”.

Una rete viva e attiva a partire dalla famiglia Torresan, proprietaria dell'hotel “Parmigianino”, che ha messo a disposizione la propria struttura per quattro mesi accogliendo più di 400 persone fuggite dalla guerra. Da segnalare anche l’iniziativa del campo estivo di Lumellogno che per 8 settimane ha consentito a 45 bambini profughi di accedere alle attività a disposizione, tra cui il grest. Un coinvolgimento collettivo che Don Yuriy vuole sottolineare: “Ringraziamo la cittadinanza, il Comune di Novara per la concessione dei locali che adesso utilizziamo per distribuire il cibo, ma anche la Questura, con la quale collaboro ormai da anni come interprete, perché è stata molto operativa sul fronte dei permessi, infatti hanno già messo in regola tutti i profughi della provincia di Novara”. Per molti di loro la speranza è di rientrare al più presto nella loro terra, altri magari troveranno invece una nuova vita in Italia. 

A Novara la presenza ucraina è attestata da prima della guerra. Circa 3.636 gli ucraini residenti nel novarese, secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, su un totale di poco più di 10mila in tutto il Piemonte. Numeri che fanno di Novara il primo centro regionale per la comunità ucraina, senza considerare i profughi. Le donne ucraine costituiscono la fetta più rilevante dell'immigrazione, nel centro piemontese sono il più del triplo degli uomini, perché riescono a trovare occupazione più facilmente nei servizi di cura alla persona. Una cura e un'attenzione che adesso mettono a disposizione di coloro che arrivano dal loro Paese devastato dalla guerra e in piena emergenza umanitaria. 

Questa è solo una delle tantissime storie di salvezza e aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità. I sacerdoti sono sostenuti dalle offerte liberali dedicate al loro sostentamento. Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati su storie come queste che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti. 

Le Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, sono espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano.  Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte permettono, dunque, di garantire, in modo omogeneo in tutto il territorio italiano, il sostegno all’attività pastorale dei sacerdoti diocesani. Da oltre 30 anni, infatti, questi non ricevono più uno stipendio dallo Stato, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento. 

Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e circa 3.000, ormai anziani o malati dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo.