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A proposito del recente caso di abusivismo dentistico

Novara - Le recenti notizie apparse sugli organi di informazioni e riguardanti la scoperta di uno studio che, abusivamente, esercitava la professione odontoiatrica, meritano una nota da parte dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Novara. Una prima precisazione è d’obbligo, onde non ingenerare equivoci: gli individui finiti nel mirino della Guardia di finanza non erano odontoiatri, perché altrimenti avrebbero potuto esercitare la professione. Infatti, la Guardia di finanza scrive espressamente che i due abusivi erano «privi dei requisiti professionali nonché dei titoli accademici necessari per svolgere la specifica attività». Ulteriore conferma: c’era, sempre a dire dell’organo intervenuto, un «odontoiatra il quale favoriva l’attività illecita attraverso l’emissione di propri documenti fiscali».

L’Ordine resta in attesa di essere informato in via ufficiale da parte degli inquirenti sull’identità di questo odontoiatra compiacente, in modo da adottare gli eventuali provvedimenti del caso.

Resta la questione generale dell’abusivismo, una piaga che ha dimensioni ben più ampie di quel che si può immaginare.

Spiegano il dott. Michele Montecucco e il dott. Maurizio Antonio Gugino, che nel consiglio provinciale dell’Ordine dei medici rappresentano gli odontoiatri: «Se a livello nazionale gli abusivi, ovvero chi esercita la professione senza la necessaria abilitazione, sono diecimila su 51 mila abilitati, nella nostra provincia la percentuale può essere più o meno la stessa ».

E’ un fenomeno, quello dell’abusivismo, difficile da contrastare: «Il problema, come pare essersi verificato in questo caso,  è quello dei prestanome – continua Montecucco – che consentono poi ai non abilitati di poter operare in certe strutture. E non è possibile pretendere che il paziente chieda il diploma di laurea quando si reca in studio: anche se è facoltà del paziente telefonare all’ordine dei medici o consultare il sito www.fnomceo.it per accertarsi del possesso dei requisiti del dentista curante. Bisogna intervenire con un percorso di educazione del paziente, che deve essere informato dei rischi che corre».