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Responsabilità civile dei medici: il punto sulle proposte di modifica

Novara - Le proposte della Commissione istituita presso il Ministero della salute in merito alle responsabilità civile dei medici sono state accolte favorevolmente dall’Ordine provinciale di Novara. «In particolare – spiega il presidente, il dott. Federico D’Andrea – va apprezzata la proposta che prevede la cosiddetta “inversione dell’onere della prova”: spetterà, cioè, al paziente che si sente danneggiato provare l’effettivo danno e non al medico dimostrare che ha agito correttamente. E’ un fatto che non toglie nulla alla tutela del cittadino che davvero è stato vittima dell’azione del medico, ma che impedisce che vengano aperte cause a ogni pie’ sospinto, un fatto che mette il medico nella condizione psicologica di dover temere, ad ogni suo intervento, di doversi giustificare in un tribunale. E quindi induce il sanitario a una serie di azioni (esami magari non strettamente necessari a formulare la diagnosi, utilizzo di farmaci anche là dove se ne potrebbe fare a meno; ricoveri quando magari il caso si poteva trattare in ambulatorio) che servono unicamente a guardarsi le spalle da possibili azioni civili da parte del paziente ma che per contro costano molto al Sistema sanitario nazionale».

Ora si attende che le proposte vengano trasformate in legge. Ma c’è sempre un aspetto culturale che fa da sfondo a qualsiasi intervento nel settore medico. Il dott. D’Andrea affronta un altro argomento: «Prima di ferragosto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aveva firmato il decreto che vieta i “cocktail” a scopo dimagrante contenenti i principi attivi triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metformina, bupropione e topiramato. Ebbene, a conferma delle nostre preoccupazioni in merito al fatto che raramente viene effettuata una corretta comunicazione, a commentare la notizia è stata chiamata a “La vita in diretta”, su Rai 1, una “biologa nutrizionista”. E non un medico, cosicché passa il messaggio sbagliato».

«Non possiamo più accettare – aggiunge il dott. D’Andrea – e chiediamo al nostro organismo nazionale di prendere posizione, che passi il messaggio che chiunque possa dare informazioni su qualsiasi cosa, nel caso specifico le diete».

« E’ il caso di ricordare – afferma ancora il presidente dell’Ordine dei medici - alcuni punti fermi dai quali non si può derogare, a pena di incorrere, da parte di chi non è in regola, in seri procedimenti anche penali. Bisogna chiarire chi può fare che cosa, soprattutto perché una normativa particolarmente lacunosa porta a interpretazioni non sempre corrette. E bisogna quindi affermare a chiare lettere che chi non è medico, ovvero non è laureato in medicina dopo aver seguito un determinato percorso di studi, non può svolgere attività prettamente medica. Non può, cioé, richiedere esami, non può compiere visite, non può prescrivere diete in ambito patologico se non dietro precisa prescrizione medica:  al di là del fatto che altre professioni possano avere conoscenze nutrizionistiche, la prescrizione di una terapia (e la dieta è una terapia) è riservata al medico, meglio se specialista».