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Riga, Gagliardi e il futuro della movida novarese

Novara - Al tavolo di confronto della Regione Lombardia con diversi rappresentanti, politici, manager e gestori di locali e soci, tra i quali Kevin Salvato (foto), votato tra i migliori 10 vocalist d’Italia e diversi manger, per stabilire protocolli di sicurezza e date per la ripartenza dei locali dell’intrattenimento, c’erano anche - da Novara - Gagliardi Pietro e Riga Francesca i quali, con grande senso di responsabilità hanno chiesto di riaprire con nuove regole di sicurezza e modalità anti contagio. Anche Matteo Padovani, della Silb, l’associazione che raggruppa gli imprenditori dell’intrattenimento, ha suggerito, a riguardo, regole identiche per tutti e un po’ di chiarezza. Diverse le proposte dei novaresi per poter ripartire: “Anche in questo fine settimana - spiegano Gagliardi e Riga - abbiamo assistito a fenomeni di movida nelle piazze, di fronte a bar e ristoranti, a dimostrazione che la voglia di socialità prevale sulle difficoltà del momento. Ci si incontra in modo disordinato, creando confusione e pericolo di contagio. E’ necessaria un’assunzione di responsabilità collettiva”.

Hanno fatto così appello alle Istituzioni chiedendo buon senso per pianificare la riapertura dei locali dell’intrattenimento che rappresentano la soluzione più sicura e controllata a questo problema. Un’opportunità che gli amministratori locali devono prendere in considerazione per governare un problema che potrebbe avere conseguenze drastiche e riportarci ad un nuovo periodo di lockdown. “Le nostre attività sono importanti per la socializzazione. L’Italia è terra di turismo: discoteche e simili sono anche il terzo dei fattori da cui dipende la scelta del luogo di vacanza. Al governo, fin qui, dell’industria del divertimento è importato piuttosto poco. Il mondo della notte, artistico, non è tra quelli che riusciranno ad ottenere il Fus”.

La proposta lanciata da Gagliardi e Riga è quella di concedere ai club la sospensione della licenza di pubblico spettacolo, mantenendo quella di somministrazione. I due hanno chiesto attraverso i laboratori di arte e comunicazione, diverse precauzionali come la misurazione della temperatura, app per il tracciamento, prenotazioni online, menu digitali, oltre a una sanificazione delle sale prima e dopo l’utilizzo e alla formazione del personale al fine di garantire la massima sicurezza per tutti. Soppressione di tasse dell'anno precedente e un contributo a fondo perduto parametrato sull'effettiva perdita di fatturato. “Tornare a vivere deve essere un auspicio che si trasforma in realtà in maniera etica e soprattutto uguale per tutti” aggiunge Riga. “Se gli indicatori sono buoni a giugno si può riaprire” la proposta del famigerato Salvato, che oltre alla passione da pr e dei dj-set lavora in una struttura sanitaria di Milano. “L’Italia riapre le frontiere, e così anche il resto dell’Europa, perché arriva l’estate e inizia la stagione del turismo. Le persone si spostano non solo per andare in posti belli, ma soprattutto (e principalmente riguarda i giovani) proprio per la movida. Con il lockdown abbiamo avuto un calo del fatturato di oltre il 90% e il rischio di non guadagnare nulla fino a fine 2020. E’ questo il quadro che si presenta davanti a chi lavora nel ‘mondo della notte’, quello fatto di concerti, discoteche, festival di musica, intrattenimento al di fuori dei grossi circuiti. Il mondo dell’intrattenimento - spiega - è stato il primo a chiudere, ancora prima dei decreti ministeriali, e sarà con tutta probabilità l’ultimo a ripartire, eppure in questo momento non è ancora stato accennato”. Un universo variegato e in fermento, dove le figure professionali che rischiano di sparire a causa della crisi economica consecutiva all’epidemia Covid-19 sono molte: oltre ai proprietari dei locali, ci sono gli organizzatori, gli artisti, i manager, tecnici del palco, i tecnici del suono, gli addetti alla logistica, i grafici, e chi si occupa di comunicazione. Insomma un’intera filiera di professionisti, la maggior parte dei quali con partita Iva, che non riceverà compensi a causa dell’annullamento degli eventi. “Le imprese di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto devono ripartire il più in fretta possibile per non spegnere definitivamente il proprio motore con il rischio di non riuscire più a rimetterlo in marcia. Non a caso sono le più industrializzate e vorrei ricordare che si tratta delle regioni che rappresentano il 45% del Pil italiano. In questo gravissimo contesto, la salute è certamente il bene primario e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale. L’importante è attrezzarsi bene - continua Salvato - e partire dove sarà possibile, purtroppo la soluzione dei tamponi e del passaporto sanitario non sussiste quindi le proposte devono per forza esser altre” dice. “La mia è quella di mettere degli operatori sanitari dentro i locali per far gli accertamenti dovuti. Predisporre delle distanze di sicurezza, togliendo se proprio la pista, ma inserendo dei tavoli separati, doppi e tripli turni per cenare e senza gli affollatissimi aperitivi che hanno contraddistinto il tempo libero di milioni di italiani. Alla fine quando esci, lo fai con gli amici, cosa cambierebbe? Un problema, questo, di cui abbiamo già parlato, che interessa non soltanto i ristoranti, ma anche bar, pub e caffetterie".

"Capisco che qualcuno si possa scocciare davanti a tante prescrizioni, ma ci si abituerà, stiamo parlando di locali aperti, salveremo la stagione. Le città turistiche come le grandi metropoli, Milano ne è un esempio, hanno bisogno anche di divertimento e di socializzazione e questo avviene solo con la movida”.