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SAN GAUDENZIO MEMORIA, IDENTITÀ e FUTURO

Festa patronale di san Gaudenzio 2019, il discorso integrale alla città pronunciato in Basilica di San Gaudenzio da mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara
foto di Andrea Crivelli

Novara Quest’anno abbiamo celebrato i 1600 anni della morte del primo Vescovo di Novara. In questa settimana giunge a compimento l’anno gaudenziano che ha visto venire in pellegrinaggio molte comunità della Diocesi nella Basilica di san Gaudenzio, per venerare le reliquie del santo Patrono e far memoria delle radici della nostra Chiesa. Vengo da un periodo di riabilitazione dopo l’intervento al ginocchio e ringrazio tutti coloro che hanno inviato voti e auguri per il pieno ristabilimento della mia salute. Ora sono di nuovo tra voi, ma ci vorrà ancora un po’ di pazienza per il pieno ricupero. Per questo vi dirò solo brevi parole per onorare questo importante centenario.

Una nota rivista della città mi ha inviato alcune domande, che ci aiutano a trovare la via per onorare dopo sedici secoli il diesnatalis di san Gaudenzio. Ecco le domande: è ancora attuale la figura di un Santo che protegge ed intercede per la comunità che, tanti secoli fa, lo ha designato Patrono? Perché continuare a venerare e a pregare una figura così lontana nel tempo e limitata nello spazio? Cosa trasmette e c’insegna oggi, dopo molti secoli, la sua testimonianza? Chi è il Patrono? Cerco di rispondere brevemente con tre semplici espressioni.

SAN GAUDENZIO è il simbolo della memoria della città di Novara e della Diocesi, che si distende tra i due fiumi, il Ticino e il Sesia, una “terra ponte” tra la Lombardia e il Piemonte. In un tempo di secolarizzazione spinta sembrano venir meno i segni identitari, soprattutto quelli religiosi, che sono ancor oggi la sorgente della memoria di un popolo. Allora, parlare del Patrono significa ricuperare la memoria di una città e di un popolo.Chi passa lungo l’autostrada riconosce Novara per l’arditissima cupola dell’Antonelli, che corona la Basilica di san Gaudenzio. Il Patrono è per tutti il “simbolo fondatore” della memoria di un popolo: la sua storia si è svolta nelle passioni e nelle lotte, nelle ferite e nelle vittorie, nel cuore di una città e di un territorio che fa perno sulla sua identità ad un tempo civile e religiosa.

Sulla facciata di questa Basilica di san Gaudenzio campeggia la scritta CivitatisNovariae. Il civis (il cittadino) non è se stesso solo per l’uguaglianza dei diritti, ma anche e soprattutto per la diversità delle sue radici, che sono differenti tra Milano, Torino, Vercelli e Novara. Per questo ogni frammento della memoria che gli storici ricostruiscono e preservano, non solo per san Gaudenzio, ma anche per l’ininterrotta catena della successione dei 125 vescovi e della communitasnovariensis,  è una reliquia preziosa, come sono venerabili quelle nell’urna del Santo. Novara è san Gaudenzio e san Gaudenzio è Novara. Con tutte le vicende che la storia ha visto scorrere in questi 1600 anni, tanti quanti sono quelli dalla sua morte. Prima di lui Novara era forse solo un luogo di passaggio tra Vercelli e Milano. Per questo bisogna parlare dell’identità della nostra storia novarese. Chi dimentica le radici perde il futuro. La globalizzazione è finita e se non vogliamo vivere la nostra identità, cadendo in campanilismi che dividono, dobbiamo ricuperare un’identità ricca capace di parlare agli altri. Parlare di san Gaudenzio è dire della memoria della nostra città e nella nostra Diocesi.

SAN GAUDENZIO è il Patrono della comunità cattolica di Novara e della Diocesi. In un tempo di pluralismo religioso dire che san Gaudenzio è il Patrono di Novara non significa imporre nessuna forma di colonialismo religioso. Per la comunità cristiana il Patrono è l’intercessore, è la sorgente della sua identità spirituale e comunitaria, è il lungo fiume della tradizione che ha vescovi come Adalgiso (IX sec.), Litifredo (XII sec.), Bascapè (XVII sec.), Morozzo (XIX sec.), Ossola (defensor civitatis), Del Monte, nella lunga catena che tiene unita la vita del popolo di Dio.

Il Patrono è l’intercessore: è colui che “inter-cede”, che “sta in mezzo” e “cammina in mezzo” al suo popolo, quale icona del Cristo che è al centro come “colui che serve”. Serve alla vita spirituale, sostiene la speranza, diffonde la carità, difende nel momento del pericolo, rincuora nel tempo della prova, sprona nel tempo delle passioni tristi. San Gaudenzio si colloca tra sant’Ambrogio e sant’Eusebio di cui però si conservano anche gli scritti. Per i contemporanei fino ai nostri giorni, Ambrogio ed Eusebio hanno inciso soprattutto con le opere letterarie, ma san Gaudenzio ha lasciato la sua traccia con l’eloquenza dei gesti che la vita medievale e le sue successive riscritture ci presentano ogni anno alla meditazione.

Per questo, la devozione e la venerazione del Patrono secondo i cristiani è la riscoperta dell’anima della “nostra” Chiesa novarese, del fatto che Cristo, Lui che è Unico e Singolare, è capace di rendersi presente in infinite “figure”, i santi, corrispondenti al genio di un popolo. Oggi, anzi, all’inizio del nuovo millennio, ci dice una cosa nuova: se la comunità cristiana di Novara col suo Patrono vuole guardare con fiducia e fierezza verso il futuro, essa saprà farlo, anche in condizione di minoranza, o almeno in un tempo dove comunità religiosa e civile non si sovrappongono più, solo se avrà un’anima “cattolica”. Il Patrono di Novara ci dice che dobbiamo essere una parte eletta di questa città, che rimane “cattolica” se si fa carico appunto di “tutti”. Non dobbiamo avere paura di un’accoglienza “cattolica”. Se guardiamo a quante risorse sperperiamo, ad esempio nel cibo, dobbiamo pensare che un’accoglienza ordinata e guidata, ma generosa e creativa, possa non solo condividere i frammenti che cadono dalla nostra tavola, ma aggiungere stabilmente un posto per molti che hanno bisogno. Ringrazio i tanti che nella città si dedicano ad allargare gli spazi delle nostre mense.

Una cosa ancora più profonda vorrei aggiungere: “cattolico” significa “universale”. Universale per lo sguardo sulla vita delle persone e sui temi della città; universale per la passione che promuove nuovi legami sociali; universale per la cura del bene comune contro ogni particolarismo; universale per lo spirito di pace e di tolleranza; universale per il compito dell’educazione e del futuro dei giovani; universale per la carità rivolta verso tutti senza distinzione di sesso, religione e appartenenze; universale per la condivisione del destino della città e del territorio; universale per il “supplemento d’anima” di cui questo tempo, pieno di mezzi e povero di significati, ha estremamente bisogno non solo per star bene, ma per vivere bene. Nella classifica della qualità della vita delle città capoluogo d’Italia siamo circa a metà (al 52° posto su 107: sarebbe interessante osservare anche gli indicatori analitici, per vedere quali sono i punti di forza e debolezza): dobbiamo fare tutti insieme uno sforzo per rendere la nostra città, bella, vivibile, accogliente, generosa e creativa. Ecco cosa significa venerare e chiedere l’intercessione di san Gaudenzio!

SAN GAUDENZIO è il profeta del destino della città di Novara e del suo territorio tra i due fiumi. Nella biografia di san Gaudenzio c’è un episodio singolare, che mi è molto caro. Quando sant’Ambrogio transitò da Novara, dopo aver sedato una controversia dogmatica tra ariani e cristiani nella comunità di Vercelli, passò attraverso la nostra città, ma non poté proseguire oltre Trecate perché il cavallo si era imbizzarrito. Il Santo milanese interpretò l’ostacolo come un richiamo a tornare a Novara per onorare Gaudenzio, allora solo prete e stimato uomo spirituale. E qui avvenne l’incontro, accompagnato dal “miracolo” dei frutti e dei fiori, che il povero prete-monaco raccolse in gennaio nel cenobio per onorare l’intrepido vescovo di Milano. Un segno che nella tradizione è diventato il “miracolo delle rose”. Questo segno floreale è illustrato dalla profezia che si fanno reciprocamente Ambrogio e Gaudenzio. Racconta la Vita Gaudentii: «E quello [Ambrogio], vedendolo, lo baciò teneramente e, quasi gridando, annunciandogli una cosa arcana, gli disse: “Vedo che tu sarai Vescovo“. E l’altro [Gaudenzio], prevedendo per la stessa grazia il futuro, di rimando gli disse: “Sì! Ma sarò fatto da un altro”» (Vita sanctiGaudentii, 12). Commenta il biografo: «Entrambi predissero il futuro: l’uno relativamente al fatto, l’altro relativamente al modo (ille in re, iste in tempore)» (Ivi).

Correva l’anno 396. L’anno seguente sant’Ambrogio moriva a Pasqua e solo il successore, san Simpliciano, il capo dei neoplatonici a cui sant’Agostino dedica un’opera famosa e primo successore di sant’Ambrogio, consacrò vescovo san Gaudenzio (398). Per me è emozionante ricordare che la chiesa di san Simpliciano a Milano, antichissima basilica paleocristiana, è il luogo dove ho abitato gli ultimi sei anni, prima di diventare vescovo di Novara. Nella sua biografia san Gaudenzio diventa, nello scambio di previsioni con Ambrogio, profeta di futuro. Profeta del destino della città di Novara, “terra di mezzo” fra la Lombardia e il Piemonte. Così è stata la storia di Novara e della sua Diocesi, talora legata alla Lombardia (si pensi solo a Pier Lombardo di Lumellogno), talaltra connessa al Piemonte, ma in realtà sempre ponte sull’asse Milano e Torino, “terra di mezzo” tra due culture, cerniera tra due grandi storie, quella del Nord Italia e quella della Savoia e della Francia.

San Gaudenzio può essere, dunque, anche il profeta del destino futuro della città di Novara e della sua Diocesi con le quattro direttrici della Valsesia, del Borgomanerese-Cusio, del Lago Maggiore e dell’Ossola: essere la “terra di mezzo”, la cerniera tra il remoto Ovest Piemonte e la vicinissima Lombardia. In altre parole, la profezia di futuro di san Gaudenzio, patrono di Novara e della sua Diocesi, è di far del territorio novarese e della vita operosa della sua gente la direttrice cardine del Piemonte Orientale. Verso il Nord Europa e verso il Sud Mediterraneo, la direttrice naturale passa da Novara, come da Novara passa l’asse che dalla Spagna attraversa la Francia meridionale, per solcare tutta la pianura Padana, e irradiarsi verso i paesi dell’Est Europa. Due assi cartesiani che fanno di Novara un crocevia di futuro, non solo per la prosperità della sua terra, ma anche per la promozione della spiritualità, della carità, della cultura, del turismo, dello scambio sociale, del meticciato delle culture. San Gaudenzio – Patrono di Novara – candida la nostra città alla sua vocazione europea, perché il futuro passa anche da qui.

+ Franco Giulio Brambilla Vescovo di Novara