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Tutta colpa di un... tiramisù

Momenti di tensione in via Camoletti, dove alcuni ospiti extracomunitari si sono lamentati alla mensa loro dedicata a causa del liquore presente nel dolce (e non solo)
foto di Ivan De Grandis

Novara - Dalle brioche di Maria Antonietta ("Il popolo non ha pane? Date loro delle brioche" ebbe a dire agli albori della Rivoluzione Francese) al tiramisù della mensa sociale di via Camoletti, dedicata quasi esclusivamente agli ospiti extracomunitari che arrivano dai cosiddetti 'viaggi della speranza'. Il fatto è accaduto nella serata di ieri, mercoledì 5 ottobre, quando è montata la protesta di alcuni di loro per la presenza di liquore (quindi alcol, vietato dalla legge islamica) nel noto dolce fatto con mascarpone e uova. I responsabili della mensa avevano pensato di ovviare al problema con della frutta, ma ormai... la frittata era fatta ed ecco che si è colta l'occasione per dare voce alla protesta anche per la qualità del cibo offerto in mensa. Sul posto è intervenuto direttamente anche don Zeno, sacerdote e persona molto nota in questi ambienti, per cercare di capire le cause del problema e trovare una soluzione il più in fretta e meno 'rumorosa' possibile. Ma ormai...

E' stato necessario l'intervento delle Forze dell'Ordine che hanno bloccato l'area (siamo in zona viale Giulio Cesare-largo Leonardi) e non sono mancati anche molti curiosi novaresi; molti di loro non hanno gradito questo modo di protestare e di far sentire il proprio dissenso. Nel giro di qualche ora tutto è tornato alla normalità. Riportiamo le impressioni di Ivan De Grandis (consigliere comunale di Fratelli d'Italia), che ha anche fotografato e filmato l'accaduto, Michele Frisia del Sindacato Autonomo di Polizia e di Matteo Marnati, capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a commento di quanto accaduto.

"Ho assistito alla protesta di alcuni profughi in via Camoletti - afferma De Grandis - davanti ad una ex pizzeria, trasformata in mensa di "accoglienza". Passando da viale Giulio Cesare, vedo dei lampeggianti, una coda di macchine e cittadini che osservano...(alcuni curiosi di capire, altri invece, indignati ) quello che sta accadendo. Un signore mi dice: "E' una vergogna, con tanti Italiani che muoiono di fame o faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, questi che pare arrivino dalla guerra, si lamentano per il cibo!". Mi faccio largo tra le persone e cerco di capirne di più. Ci sono anche alcuni giornalisti, giunti sul posto oltre a Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale. Sento ripetere dai migranti "cibo no buono", "cuoco no buono", "no documenti", "razzisti", il solito mantra insomma. Guardandomi intorno mi rendo conto che hanno bloccato tutto. È la seconda rivolta in due mesi, dopo quella di via Tornielli, ed oggi sono organizzati anche con cartelli. Ancora una volta si sono ribellati alla struttura che li ospita. La motivazione riguarda le preferenze gastronomiche, ma probabilmente si nasconde un risentimento verso il governo italiano e la sua burocrazia. Chi lavora all'interno del centro spiega di aver cercato di accontentare tutti in ogni modo. Quello che è successo sembrerebbe proprio la ricerca di un pretesto per lamentarsi e creare scompiglio. All’interno della struttura consumano tre pasti al giorno oltre 200 immigrati di varie etnie. Ai brontolii sui pasti, sono seguite le proteste ed i primi tafferugli, in seguito ai quali, i responsabili del centro hanno immediatamente avvertito le Forze dell'Ordine. È necessario espellere dalla struttura almeno chi ha provocato la rivolta. coloro che si oppongono alle regole del vivere civile e non rispettano nemmeno le forme di accoglienza messe in atto nei loro confronti, andrebbero allontanati dalla nostra città e dal nostro Paese. 200 richiedenti asilo, ospitati a spese dei contribuenti, mentre a Novara ci sono centinaia di persone in difficoltà! L'assurdità è che alcuni si trovano in situazione di clandestinità, mantenuti dalla collettività, e si permettono di creare tensioni e di costringere le forze dell’ordine ad intervenire per un menù non gradito. La situazione diventa sempre più insostenibile e questa forma di "accoglienza" sta diventando un problema ingestibile; una grande bolla che continua a gonfiarsi in attesa di esplodere. La sicurezza della nostra città è, senza alcun dubbio, una questione sociale da non sottovalutare. Serve un segnale forte, i novaresi sono esasperati!"

Michele Frisia (Sap): "Come segretario provinciale sono preoccupato per i disordini di mercoledì, nati per questioni legate al cibo somministrato ai migranti. Non posso e non voglio entrare nel merito di queste lamentele, ma un fatto è certo: non si può andare avanti così. È stato folle creare queste concentrazioni di persone, senza lavoro né occupazione giornaliera, senza un apparente futuro, in luoghi in cui le forze dell'ordine già faticano a svolgere le quotidiane mansioni, senza pensare alle inevitabili conseguenze. Se (almeno fino ad ora) non ci sono stati incidenti è stato solo grazie alla professionalità e alle doti umane dei poliziotti intervenuti, che nonostante la cronica mancanza di strumenti, danno sempre il massimo per riuscire a risolvere situazioni potenzialmente esplosive. Lampedusa, Ragusa, Ventimiglia e ora Novara. Appare chiaro che bisogna cambiare radicalmente il modo in cui l'immigrazione viene gestita a livello decisionale. Vorrei ricordare che noi siamo, sempre e comunque, poliziotti, e il fatto che la gestione dei migranti assuma sempre più la veste di una manovra commerciale, piuttosto che un'opera di carità, non ci è passata inosservata. Il SAP invita tutte le forze politiche a interrogarsi seriamente sul futuro di queste persone, parcheggiate a Novara, come in tanti altri comuni, in attesa di...".

Infine Marnati: "Da che mondo è mondo, un ospite rispetta le regole dell'ospitante. I novaresi non sono i camerieri di nessuno, soprattutto quando a pagare il conto sono loro. Non è nostra intenzione trattenerli. I clandestini, che non dovrebbero nemmeno stare sul territorio novarese, sono liberi di andare altrove. Non ne sentiremo la mancanza. Rimaniamo in attesa che il peggior ministro degli interni, dal dopoguerra ad oggi, si decida a bloccare gli sbarchi e a creare centri di identificazione direttamente in Africa. Vanno accolti solo i veri profughi che scappano dalla guerra".