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Aumenta la popolazione del Pelobate Fosco Insubrico

foto di Daniele Seglie

Cameri - Il pelobate fosco insubrico (Pelobates fuscus insubricus) è un piccolo e tozzo rospo dalla colorazione variabile tra il verdastro ed il grigio, con occhi gialli grandi e sporgenti. E’ chiamato anche “rospo della vanga” a causa delle sue abitudini fossorie, in quanto trascorre gran parte dell’anno all’interno del terreno soffice, fuoriuscendo soltanto nelle notti umide e piovose per alimentarsi e riprodursi. Un tempo molto diffuso negli ambienti risicoli e nelle golene temporanee, da alcuni decenni è ormai fortemente in declino a causa della scomparsa degli habitat idonei e dell’introduzione di predatori alloctoni. Attualmente è quindi considerato uno tra gli anfibi italiani più rari ed a rischio estinzione.

L’importanza della sua tutela è dovuta al fatto che la sottospecie Pelobates fuscus insubricus è endemica della Pianura Padana: ciò significa che al mondo non è possibile trovarla al di fuori di quest’area.

Per questo motivo quest’anfibio è classificato “in pericolo” dalla IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) e la sua conservazione è considerata prioritaria secondo la Direttiva Europea 92/43/CEE "Habitat". E’ tutelato inoltre dalla Convenzione di Berna del 1979 (Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa), ratificata in Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981.

Questo raro anfibio sopravvive in alcune località della Pianura Padana ed è uno degli anfibi europei a maggior rischio di estinzione. In considerazione di ciò è tutelato dalla Direttiva Habitat – 92/42/CEE nell’ambito degli Allegati II e IV quale specie di interesse prioritario.

Ed è proprio a seguito di questa Direttiva europea che con Legge Regionale n.  10/1993  è stato ampliato  il Parco Naturale della Valle del  Ticino, in Comune di Cameri, istituendo così la Zona Agricola Speciale al fine di tutelare la popolazione di Pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) presente nell’area.

L’Ente nel corso degli anni ha lavorato per il ripopolamento di questa specie che ha avuto alti e bassi.

Nel marzo scorso si sono conclusi i lavori nel Parco Naturale del Ticino, presso la località Zaboina di Cameri, su un terreno di proprietà, di realizzazione di una nuova zona umida finalizzata a costituire un ambiente favorevole alla riproduzione degli anfibi con particolare riguardo per il Pelobate fosco, la cui popolazione negli ultimi anni ha subito una considerevole riduzione, legata alla sostanziale scomparsa nell’area delle risaie.

L’intervento ha interessato una superficie di 900 m² di un terreno in passato coltivato a risaia. In quest’area è stata realizzata una nuova zona umida. L’intervento nel suo insieme è stato realizzato con i fondi di compensazione ambientale legati all’attraversamento della linea ferroviaria ad alta capacità nel Parco Naturale del Ticino.

Importante l’esito: si è rilevato un idoneo habitat di riproduzione ed alimentazione per diverse specie di anfibi quali Rospo comune, Rospo smeraldino, Rana verde, Raganella ed anche per il raro Pelobate fosco la cui popolazione si è pertanto rafforzata.

Quest’anno si è ottenuto un buon successo riproduttivo e si sono quindi osservate prima le ovature e poi qualche migliaio di girini.

Nei prossimi anni l’ente intende realizzare altre zone umide di diversa natura nell’ambito di questo territorio finalizzate a rafforzare e stabilizzare ulteriormente la popolazione di questo prezioso anfibio. Ciò sarà possibile utilizzando fondi di compensazione ambientale legati alla realizzazione nel Parco Naturale del Ticino di interventi di ammodernamento e adeguamento dell’autostrada Torino-Milano e fondi derivanti da finanziamenti europei (LIFE) qualora l’ente ne risulterà beneficiario.

Il Direttore dell’Ente Parco Benedetto Franchina spiega “Gli interventi finalizzati alla conservazione del pelobate, oltre ad essere una delle finalità istituzionali dell’ente, rispondono ad un obbligo nei confronti della Comunità Europea. Se non si adempie a tale obbligo ci potrebbero essere risvolti estremamente negativi, non solo per il parco ma anche per tutto il territorio”.