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Guarino: L'Italia è davvero il Paese europeo in cui i processi durano di più?

Vincenzo Guarino

Trecate - Processi troppo lunghi, irragionevole durata di un processo, lentezza della giustizia italiana e risarcimenti dello Stato, ai richiedenti, da fame. Questa è la situazione italiana della Giustizia spesso evocata dalla politica, dagli avvocati, dagli imprenditori ed anche dagli stessi magistrati. È  stato rappresentato il problema più volte a chi di competenza - dei tempi lunghi dei procedimenti giudiziari civili e penali,dovuti anche alle troppe disposizioni di legge, spesso non chiare e a volte di tenore opposto - senza avere mai una risposta. Di contro l'ultima sentenza disponibile del Consiglio d'Europa relativa alla durata dei processi è  dell'ottobre 2018 e contiene i dati relativi al 2016, dove si evince che la durata media dei processi Civili, Amministrativi e penali in Italia è la peggiore tra i 28 Stati dell'Unione Europea. Ebbene, possiamo asserire con tristezza che un processo civile in Italia dura in media 8 anni cioè 2.949 giorni (è nota la notizia di giorni fa, di un processo civile che dura da più di 40 anni) mentre la media dei Paesi membri del Consiglio d'Europa si attesta a poco meno di 2 anni (715 giorni per l'esattezza). La sola Grecia fa peggio di noi nel primo e secondo grado del giudizio, mentre va meglio nel terzo grado. Nei processi penali siamo invece tra i peggiori nella U.E. In conclusione in Italia la durata media di un processo civile è di anni 8, quello di un processo amministrativo 5 anni abbondanti e quella di un processo penale di 3 anni e 9 mesi. E dire che l'art.111 della nostra Carta Costituzionale prevede il diritto a un "Giusto Processo" per tutti gli italiani. Di certo quando le decisioni giudiziali non vengono prese entro un tempo ragionevole o non trovano una celere esecuzione, ad essere direttamente pregiudicati sono i diritti individuali dei cittadini, che non risultano adeguatamente tutelati. Mentre dall'altro lato, chi viola le leggi si sente forte e 'protetto' per un sistema giudiziario inefficiente. A tall'uopo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha più  volte emesso sentenze di condanna contro l'Italia, per la irragionevole durata dei processi, anche se l'art. 6 della su citata Corte, prevede che ogni persona ha diritto a che la propria causa sia esaminata equamente ed entro un termine ragionavole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie, sui suoi diritti e doveri di carattere civile o sulla fondatezza di ogni accusa. Per porre un freno  a tali condanne il nostro Legislatore nel 2001 aveva emanato la legge Pinto, con la quale si prevedeva un indennizzo o risarcimento per la durata eccessiva di un procedimento giudiziario. Ma ahimé l'entità  del risarcimento, anno dopo anno, si è ridotto a causa delle successive riforme e attualmente un giudice quando accoglie una domanda da parte del cittadino ricorrente condanna l'amministrazione dello Stato a corrispondere una somma per ciascun anno di ritardo non inferiore a 400 Euro e non superiore a Euro 800. Ma prima che il ricorrente ottiene materialmente la somma riconosciuta, per via dei tanti passaggi tra una amministrazione o tra un ufficio e l'altro, trascorre ancora qualche anno. Questa eccessiva burocratizzazione del procedimento tende a scoraggiare le persone dal proporre ricorso per la durata eccessiva del processo Pinto ed in assenza di interventi legislativi nostrani la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo continua a sanzionare l'Italia, condannandola al pagamento di fior di milioni di euro, per la durata eccessiva dei processi. Stante così  le cose, oggi le persone che subiscono il danno si rivolgono direttamente alla Corte Europea contro lo stato italiano. È uno scenario apocalittico ed infernale per i cittadini ricorrenti. Stante così le cose, si spera che l'attuale governo Draghi, oltre ad occuparsi dei Vaccini e della Economia, al più  presto si occupi del problema della Giustizia, affinché questa sia più efficace ed efficiente, per la tutela dei cittadini. Occorre in altri termini che l'istituto del giusto processo sia affrontato per essere attuato in un tempo ragionevole di aspettativa per una sentenza.  Quindi processo più  snello,e ridotto, sia nelle notifiche degli atti di citazioni, che nella costituzione dei convenuti e nelle varie fasi delle prove e delle decisioni e pubblicazioni delle sentenze, di primo, secondo e terzo grado del giudizio. Ma per ottenere risultati soddisfacenti e far in modo che la giustizia non sia 'in affannno', è  oltremodo necessario che nei tribunali ci siano più giudici, cancellieri e personale amministrativo, per evitare oltretutto che alcuni uffici anticipino l'orario di chiusura al pubblico. È altresì necessario che i pensionamenti del ministero di Grazia e Giustizia siano adeguatamente rimpiazzati da nuove assunzioni che ad oggi non avvengono. Sono queste situazioni che richiedono interventi immediati da parte del Governo. I magistrati svolgono con impegno il loro lavoro e con spirito di abnegazione, ma si trovano a fronteggiare situazioni complicate. La Giustizia italiana necessita di risorse umane ed economiche per poter ripartire. Con il Coronavirus e le inefficienze, la Giustizia chiude il 2020 il suo 'annus horribilis'. E ricordiamoci che una Giustizia in tilt blocca l'economia della nostra amata Italia...

dott. Vincenzo Guarino