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Lettera aperta di Giulia ricordando il padre Alberto Negri

Romentino - La scomparsa di una persona come Alberto Negri (già sindaco e volto molto noto e stimato nel Novarese) ha lasciato un vuoto incolmabile. Figurarsi nella sua famiglia. Fa dispiacere e soprattutto riflettere sapere il modo in cui è venuto a mancare: in totale solitudine, senza il conforto di alcun 'caro', a causa delle rigide normative anti Covid. Ecco la lettera aperta scritta di pugno, potremmo dire 'di getto', dalla figlia Giulia.

"Nella vita non si può e non si deve accettare tutto. La dignità dell'essere umano va salvaguardata. La mia famiglia ed io siamo stati sconvolti da quanto abbiamo dovuto subire a causa del Covid e i suoi protocolli. Il nostro caro è stato ricoverato il 23 giugno: è deceduto il 19 settembre ed in tutto questo periodo lo abbiamo potuto vedere (contando anche le visite veloci ed inaspettate) solo 9 volte... 9 volte in tre mesi. E noi congiunti siamo 3... Lui aveva un deperimento fisico dovuto ad un importante perdita di peso avvenuta durante il lockdown che abbinata ad altre patologie già esistenti lo ha portato ad una scompensazione generale e ad avere un quadro clinico molto delicato. Sul decorso della malattia nessuno discute... la si deve accettare nostro malgrado... Ma sull'unica cosa che avremmo potuto e voluto fare, sì, ovvero assisterlo, stargli vicino e ridargli carica e renderlo partecipe delle nostre giornate. Invece no, è rimasto solo per 3 lunghi mesi. No alle visite... solo ogni 2 settimane mezz'ora... Ma che conforto potrà mai essere questo? Non parlatemi di sicurezza e tutela del paziente negli ospedali: ha preso 3 batteri che lo hanno "massacrato" e non li abbiamo portati noi... Personalmente ho potuto vedere mio papà solo 3 volte... Spesso aveva il telefono scarico per giorni e nessuno glielo rimetteva in carica... In 7 settimane solo 1 videochiamata... Dopo varie insistenze e solo nella sua ultima settimana di vita sono diventate 2. Nostro papà in tutti questi mesi non è mai risultato positivo al Covid eppure trattato come tale... L'ultima carezza e bacio che gli ho potuto dare è stato quando l'ho accompagnato in ospedale il 23 giugno. Poi il buio... mesi tremendi... difficili... dolorosi. Lui solo... noi impotenti davanti a regole che sappiamo poter essere sicuramente cambiate in base alla circostanze e alle persone... La sera del 19 settembre dopo esserci stata data la triste notizia ci è stato detto di andare il giorno dopo davanti alla camera mortuaria... Lo abbiamo fatto: alle 7 del mattino siamo andati ed invece ci è stato detto che non si poteva! Abbiamo chiesto di parlare con il medico per sapere come fossero state le ultime ore di vita di nostro papà: solo una risposta via mail... data in loco, noi in strada e medico in reparto... Non abbiamo potuto vestirlo, salutarlo... vederlo. Gli effetti personali non ci sono stati dati perché le consegne sono solo nei giorni feriali e noi eravamo sul posto alla domenica. Avrebbe dovuto tornare a casa martedì 22 settembre ed è tornato in una bara chiusa. È stato trattato come un caso Covid, ma il giorno del suo funerale è arrivata una telefonata dell'Asl che cosi recitava: 'A seguito tampone del 21 settembre, Alberto Negri è risultato negativo al Covid'. E nessuno di noi lo ha comunque potuto vedere. Neanche da morto... neanche da essere umano che ha lasciato questa terra. Tutto questo è crudele... Le regole sono fatta per essere rispettate, ma possono e devono anche essere rimodulate a seconda delle situazioni... devono... Posso dirvi in nome e per conto della mia famiglia che il nostro papà è morto anche di solitudine e questo nessun essere umano facente parte di una società civile lo merita e mio papà, persona che ha sempre aiutato tanti ed è sempre stato civilmente attivo, non lo meritava. Forse ricordarlo da vivo fa bene al cuore, ma averlo potuto vedere da morto ci avrebbe aiutato a realizzare che non lo avremmo mai più rivisto. L'indifferenza e l'insensibilità sono diventati protagoniste di uno show il cui titolo è 'Covid', tutto il resto non conta.  Esistono però anche altri malati e tanti che hanno bisogno di cure, assistenza e umanità. Mio papà è morto solo, messo nella bara senza vestiti, in un sacco. Mio papà non aveva il Covid e dovevano farcelo salutare il 19 settembre; di sicuro per me l'unico eroe sarà lui che ha lottato contro tutto e tutti, perdendo una battaglia, ma vincendo ai nostri occhi la guerra dell'Amore come unico vero Eroe".

Grazie Giulia per questa testimonianza così ricca di forza e orgoglio, ma anche di disperazione e disappunto. Un abbraccio ai familiari e un pensiero speciale per il signor Alberto, un'altra persona per bene che non fa più parte di questo 'mondo terreno'.

Gianmaria Balboni