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A rischio la gestione idraulica del fiume azzurro

Cameri - A rischio la gestione idraulica del fiume azzurro tanto che il Parco del Ticino Lombardo e Piemontese hanno chiesto al Ministero dell’Ambiente di garantire le condizioni  dei protocolli concordati nel 2010 per assicurare la corretta gestione dell’acqua del bacino del Ticino. L’attuazione della sperimentazione,  autorizzata dalle Regioni Piemonte e Lombardia sulla base di un Protocollo d’intesa per assicurare il rilascio e la corretta gestione del deflusso minimo vitale nel Ticino sublacuale a valle dello sbarramento del Panperdutosottoscritto con le Province rivierasche e il Consorzio del Ticino, nel 2009, è strettamente connessa ad un'altra sperimentazione che deve  consentire al Consorzio del  Ticino di  operare la regolazione dei livelli del Lago Maggiore mantenendo la regolazione estiva oltre  il limite di +1,0 m. rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende, in modo da avere un riserva d’acqua da utilizzare in caso di lunghi periodi di siccità.

La sperimentazione per la definizione del DMV nel fiume Ticino ha infatti la finalità di garantire il deflusso di una quantità d’acqua nel fiume  che assicuri , da una parte, il mantenimento del sistema ecologico del fiume e dall’altra la quantità d’acqua necessaria per non creare  danni alle attività economiche del territorio ( agricoltura in particolare).

La nota del Ministero dell’Ambiente, obbliga il Consorzio del Ticino “ad operare la regolazione dei livelli del Lago Maggiore mantenendo la regolazione estiva entro il limite di +1,0 m. rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende, non consente di abbinare alla sperimentazione per il DMV quella di una diversa regolazione del lago.Di tale obbligo il Consorzio del Ticino ha informato i Parchi Lombardo e Piemontese. 

Con questa decisione viene confermata l’applicazione di un disciplinare del 1940 e modificato nel 1945. ll mondo è cambiato e nel 2009 è stata presa  la decisione, dopo un ventennio di liti per l’acqua, di avviare un percorso che ha permesso di superare momenti difficilissimi come l’estate 2012. Ora, se non si può attuare una sperimentazione complessiva, si rischia tornare indietro creando grande pericolo per l’ambiente, l’agricoltura e la produzione energetica.

Con una lettera congiunta il Parco del Ticino Lombardo e Piemontese hanno chiesto al Ministero dell’Ambiente di ritirare tale disposizione ritenendola immotivata  al fine di proseguire ed ampliare ( affrontando eventuali problemi negli appositi tavoli regolarmente istituiti)  un  programma sperimentale che ha l’obiettivo di garantire l’acqua a tutti i concessionari e al fiume stesso senza causare disagi a nessuno, né a monte né a valle. 

La storia - I complessi ecosistemi acquatici del fiume, delle zone umide adiacenti e gli ecosistemi boschivi della vallata, sono sempre stati pesantemente condizionati dal sistema idraulico del Ticino. Le magre estive che in molti tratti riducevano quasi a zero, per periodi di tempo significativi, la portata del fiume, seguiti da picchi di portata e da momenti di asciutta, hanno comportato negli anni passati pesanti ripercussioni sulla fauna e flora acquatiche. La carenza d’acqua ha creato, inoltre, problemi alla fruibilità del fiume: la navigazione turistica, la balneazione e la pesca. Senza contare che gli inquinanti, derivanti in particolar modo dagli scarichi dei depuratori, non si diluivano in caso di siccità, rendendo le acque non balenabili. Per questo nel 2010 il Parco del Ticino, Regione Lombardia e Regione Piemonte, le Province del Parco, il Parco del Ticino Piemontese e il Consorzio del Ticino (ex Sesia e Villoresi), hanno siglato il protocollo d’intesa per la definizione del Deflusso Minimo Vitale (DMV).  Il documento ha garantito in questi anni un DMV di 18mc/sec di acqua, consentendo l’utilizzo della risorsa idrica ai concessionari per uso agricolo e industriale anche in periodi di siccità. Il problema relativo alla presenza d’acqua nel fiume nei periodi di asciutta riguarda principalmente il tratto di monte da valle della diga di Pamperduto fino al ponte di Turbigo. Una volta garantita una quantità di acqua significativa in questo tratto, il fiume, nonostante i prelievi che avvengono a valle di questo punto, conserva portate superiori essendo alimentato in modo significativo oltre che dai canali d regresso anche dalle acque di falda che ritornano in alveo. Nel piano di sperimentazione sono specificate anche le modalità di rilascio delle portate previste, per garantire il DMV, a valle di ogni punto prelievo.