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Una serata dedicata alla mafia nel ricordo del giudice Falcone

Il direttore di Freenovara, Gianmaria Balboni, ha intervistato nel Teatro Comunale la direttrice del carcere di Novara, dottoressa Rosalia Marino

Trecate - «La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani  ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine»  Giovanni Falcone. «Solo partendo dai giovani ed educandoli alla cultura della legalità e della giustizia, si può vincere il fenomeno mafioso, con l’aiuto di tutta la società civile “sana” e delle forze migliori delle Istituzioni»: così ha cominciato il suo intervento la dottoressa Rosalia Marino, dirigente della casa circondariale di Novara, mercoledì 23 maggio in teatro comunale. Intervistata dal giornalista Gianmaria Balboni (direttore di Freenovara), Marino ha sottolineato il pericolo delle infiltrazioni mafiose: «Il grande cambiamento dello scenario socio-politico-economico degli ultimi venticinque anni ha permesso alla mafia di insinuarsi nelle pieghe della mala politica e della mala economia. Questa riorganizzazione complessa ha fatto sì che la ‘ndrangheta diventasse la prima holding criminale al mondo con un fatturato di oltre 50miliardi l’anno guadagnati solamente con le sostanze stupefacenti, per non parlare poi di appalti vinti in tutte le Regioni italiane e all’estero». 

Il lavoro di Forze dell’ordine, inquirenti e magistratura è enorme, ma non si conclude certo all’arrivo in carcere: «Negli anni Novanta molti imputati sceglievano di collaborare con i giudici, oggi, invece, non sono in tanti a pentirsi – ha continuato la dirigente – Per questo il personale di polizia penitenziaria svolge un lavoro capillare per capire e comprendere i messaggi più o meno espliciti dei detenuti». Attenzione che si acuisce quando si parla di reclusi “speciali”: «Dopo la terribile estate del 1992 si sentì il bisogno di promulgare una legge di emergenza che riguardasse proprio i mafiosi – ha spiegato Marino - Fu così che venne introdotto il 41 bis, 2° comma, che tuttora sospende le normali regole detentive e i benefici penitenziari in modo da interrompere ogni comunicazione verso l’esterno. Per dare un’idea del fenomeno, sono 11 in Italia gli istituti che ospitano al loro interno detenuti al 41 bis, che, solo a Novara, sono 70».

Le carceri, però, devono poter essere anche un luogo di rieducazione e di accompagnamento al ritorno nella società e Novara ha molteplici fiori all’occhiello in questo campo: «L’istituto, insieme alla magistratura di sorveglianza, al Comune di Novara, ad Assa e, prossimamente, all’Atc, ha siglato un protocollo d’intesa che dal 2014 ha permesso 350 uscite all’esterno coinvolgendo 60 detenuti scortati da agenti di polizia penitenziaria – ha raccontato la dirigente – Abbiamo inoltre riaperto la tipografia grazie al supporto della cooperativa “La Terra promessa”, organizzato un laboratorio di teatro curato dall’attore Salvatore Striano e  rivitalizzato la palestra interna».

Una serata molto partecipata ed interessante, fortemente voluta dai consiglieri Cesare Fregonara e Filippo Sansottera e sostenuta da tutta l’Amministrazione comunale rappresentata dal Sindaco Federico Binatti che ha dato appuntamento ai presenti e all’ospite per il 19 luglio, giorno in cui verrà intitolato il parcheggio di via Torino in frazione San Martino alla prima agente donna uccisa in servizio, Emanuela Loi.