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XXV Aprile a Trecate

Il discorso del sindaco Binatti la mattina di domenica 25 durante la cerimonia

Trecate - Riceviamo e pubblichiamo il testo del discorso che il sindaco di Trecate, Federico Binatti, ha tenuto in occasione delle celebrazioni per il 25 Aprile, svoltesi la mattina di ieri presso il Monumento ai Caduti in piazza Cattaneo: "Care Cittadine e cari Cittadini Trecatesi, anche quest’anno ci troviamo a celebrare la Festa della Liberazione in tono minore: senza il tradizionale corteo, senza i ragazzi delle nostre scuole, senza la Banda, senza i canti del Coro “Don Gambino”. Ancora la pandemia non è stata sconfitta, anche se, fortunatamente, si comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel: è drasticamente diminuito il numero dei contagi e, cosa ancora più importante, è diminuito il numero delle vittime, la campagna vaccinale sta procedendo spedita e da domani torneremo a poterci muovere un po’ più liberamente. Già lo scorso anno notavamo le analogie tra la situazione attuale e quella del 1945: anche allora, l’Italia era un Paese in ginocchio, con le città distrutte dai bombardamenti. Questa terribile pandemia ha fatto sì che ci ritrovassimo in una situazione, per molti versi, analoga: un’economia allo stremo, oltre 100 mila morti, quasi 4 milioni di persone contagiate dal virus. Oggi come allora, abbiamo i nostri “eroi”: nel 1945 furono i partigiani, di tutti gli orientamenti e di tutte le formazioni politiche, e gli uomini delle nostre Forze armate che combatterono a fianco degli Alleati; in questi mesi di pandemia sono i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine, gli uomini della Protezione civile, i volontari della Croce Rossa e delle altre organizzazioni e associazioni di volontariato, che peraltro rifiutano la definizione di “eroi”: si sentono persone comuni, che continuano a fare il loro lavoro con coscienza, che ne affrontano i rischi, per cercare di alleviare le sofferenze dei malati e, se possibile, di guarirli. La Resistenza ha portato alla liberazione del Paese solo grazie al sostegno morale e materiale della popolazione civile, di tante persone comuni che, pur senza imbracciare un fucile, hanno fatto la loro parte, compiendo semplici atti di umanità e rischiando le rappresaglie, l’arresto o la fucilazione. Allo stesso modo oggi, di fronte all’epidemia, tutti siamo chiamati a fare la nostra parte: il semplice gesto di rispettare le misure di prevenzione, di indossare la mascherina, di rinunciare a un aperitivo o a una pizza con gli amici, di non mettere a repentaglio la salute di chi è più fragile, come gli anziani e i malati, diventa un piccolo atto di eroismo. L’augurio che ci facciamo tutti è che queste analogie proseguano anche per il futuro: le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita, il popolo italiano riprese in mano il proprio destino, la ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese più moderno e più giusto, l’Italia riconquistò rispetto e considerazione nel contesto internazionale. Anche oggi c’è bisogno che si sprigionino le energie positive, dobbiamo cominciare a guardare avanti, al “dopo”, dobbiamo tornare a guardare al futuro con speranza e coraggio, alla ricostruzione morale e materiale, alla ripresa dell’economia, certo, ma cercando di ricostruire un mondo che sia un po’ più giusto, un po’ più equo, un po’ più sostenibile. L’Italia che rinasceva dalle ceneri della guerra guardava agli ideali risorgimentali di libertà, umanità, civiltà e fratellanza: possano quegli ideali animare ancora i nostri cuori e le nostre menti, così che l’epidemia possa lasciarci un prezioso insegnamento, così che i nostri parenti, amici, concittadini che oggi piangiamo non siano morti invano. L’augurio che ci facciamo tutti, dunque, è che questo 25 aprile sia veramente una festa di liberazione, forse la più grande dal dopoguerra: se tutti saremo uniti, ce la faremo! Viva l’Italia! Viva la Liberazione! Viva la Repubblica!"