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Una risposta al convegno dell'ANPI su Ezio Maria Gray

Turbigo - Riceviamo e pubblichiamo da Valerio Zinetti: "Una risposta al convegno dell'ANPI su Ezio Maria Gray : quando la menzogna viene elevata a storiografia. Sono costretto a scrivere nuovamente sulle polemiche relative alla presenza nella toponomastica turbighese del nome di Ezio Maria Gray, dato che la stampa locale si limita a fare da megafono alle sterili polemiche dell'ANPI e ha riportato ben poco sul contenuto del convegno “Ezio Maria Gray : un Italiano fedele alla Patria” di venerdì 9 maggio.

Premettendo di non avere partecipato alla serata del 14 maggio “Per dignità, non per odio”, in quanto non parteciperò mai ad un evento targato ANPI neppure se invitato (come è successo), prenderò il comunicato dell'ANPI come fedele resoconto della serata. 
A parte le ridicole accuse fatte a Gray di avere partecipato allo squadrismo fascista come se in Italia non esistesse allora lo squadrismo rosso fatto di attentati e violenze (nel periodo 1920 – 1921 detto appunto “biennio rosso”, durante il quale c'era chi sognava di fare dell'Italia la fotocopia della Russia di Lenin) , vorrei soffermarmi su un altro punto.
Si accusa Ezio Maria Gray di avere scritto un articolo sulla razza, articolo che a detta degli organizzatori della serata viene definito “aberrante”. 
Sono curioso di leggerlo (ed anzi : da appassionato di storia sono curioso di poter consultare la documentazione storica prodotta nella serata), ma nel frattempo farei leggere agli organizzatori della serata altri articoli a proposito di razza su testate fasciste dell'epoca non certo a firma di Gray , bensì firmati da promettenti giovani di cultura scrivevano: si chiamano Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca, Giorgio Napolitano. E non sono casi di omonimia.
Cosa scriveva il fondatore di “La Repubblica” che oggi tanto si batte per l'immigrazione selvaggia e per lo ius soli accusando di razzismo chiunque non si proni al nuovo dogma della società multirazziale ? Scriveva questa esatte parole sul settimanale “Roma Fascista” del 24 settembre 1942 nell'articolo “Volontà di Potenza” : “Gli imperi quali noi li concepiamosono basati sul cardine di razza escludendo perciò l'estensione della cittadinanza da parte dello Stato Nucleo alle altre genti". Chissà se lo sapessero la Kyenge o la Boldrini.
Giorgio Bocca, (“sempre coerente” disse di lui Napolitano nel celebrarlo) non esitò a firmare il “Manifesto della Razza” (sì, esattamente come Ezio Maria Gray : con la differenza che nessuno ha mai chiesto di non commemorare Giorgio Bocca per questo), e a dilettarsi sulle pagine della testata cuneese “la Provincia Grande” a sostenere la veridicità dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” affermando che “A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace,deciso a giungere, con qualunque mezzo,al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù”. 
Errori di gioventù? Macchè, Giorgio Bocca decenni dopo la guerra ne aveva anche per i meridionali, che definì come “umanità repellente”: un linguaggio da fare impallidire anche il più becero nordista. Ma non mi pare che al momento della sua morte vi sia stata qualche obiezione a rendergli omaggio.
E cosa scriveva l'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando studiava giurisprudenza e faceva parte del Gruppo Universitario Fascista a proposito della spedizione italiana in Russia sulle pagine del “Bo”, lo storico giornale universitario padovano nel numero del luglio 1941? Scriveva così : «L’Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi : dato che il nostro sicuro Alleato è lanciato alla conquista della Russia vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali.» Certo, i “barbari slavi” poi diventarono nel 1956 i “liberatori” di Budapest. Su Napolitano le conferme si possono trovare sul libro di Piero Secchia “ Storia del movimento partigiano”.
Perché questo excursus storico? Per dimostrare la pochezza della campagna di diffamazione e di menzogna spacciata per storiografia sulla figura di Ezio Maria Gray. 
I nomi di questi personaggi che fino all'8 settembre 1943 non esitavano a esaltare il razzismo del regime fascista per fare carriera e che poi per lo stesso motivo saltarono dall'altra parte della barricata dovrebbero essere cancellati dalla vita pubblica se seguissimo i ragionamenti dell'ANPI. 
La polemica si dimostra ancora più sterile dal momento in cui la Repubblica Italiana “nata dalla resistenza” ha riconosciuto a Ezio Maria Gray la possibilità di rientrare nella vita pubblica, e ribadisco che a carico di Gray ci sono le assoluzioni dagli addebiti di reati di sangue e contro il patrimonio (compresi quelli relativi ai profitti di regime) da parte di tribunali antifascisti del dopoguerra. 
Che ora, improvvisati “storici di fama internazionale” vogliano addirittura superare in antifascismo gli antifascisti dell'immediato dopo guerra appare abbastanza tragicomico.
Parlare di tutto ciò può sembrare anacronistico, ma in realtà credo che il dibattito su Ezio Maria Gray e sulla sua figura metta in luce quello che è il vero scontro politico in Italia e in Europa: da una parte la Nazione dall'altra l'anti-Nazione.
Le forze politiche che portano avanti questo genere di campagne (non solo nel nostro comune, ma anche in altre svariate città italiane) sono le stesse che negli ultimi anni hanno governato l'Italia impoverendo gli Italiani per arricchire le oligarchie finanziarie. Sono le stesse forze politiche che aprono le porte all'immigrazione selvaggia in nome della distruzione di ogni principio nazionale e identitario, e dimenticandosi che l'immigrazione è proprio un'arma del grande capitale contro i lavoratori che tramite l'abbassamento del livello di tutela sociale vengono posti in concorrenza in una vera e propria guerra tra poveri. Sono quelli che urlano che hanno portato l'Italia e l'Europa nel baratro economico grazie all'adozione di una moneta criminale di nome euro, che ha impoverito i popoli e arricchito le grandi lobbies finanziarie.
E sono gli stessi che ogni 25 aprile festeggiano la presenza di 113 basi americane in Italia chiamando un'occupazione come “liberazione”, e che tanto ora diffamano la memoria di Ezio Maria Gray (assolto da tribunali antifascisti del dopo guerra) ben guardandosi dal ricordare le 70 mila vittime dei bombardamenti anglo – americane (il doppio di quelle della presenza tedesca nel periodo 1943 - 1945) e le ulteriori 20 mila vittime di terra sempre da parte Alleata, o ai crimini dei comunisti jugoslavi appoggiati da Pertini e da Togliatti nelle terre del confine orientale. 
Diciamo pure che il pulpito dal quale viene lanciata la campagna contro la figura e il pensiero di Ezio Maria Gray è quello delle bandiere dell'Unione Sovietica (circa duecento milioni di morti) e delle bandiere degli Stati Uniti (incalcolabile il numero di morti dallo sterminio dei Pellerossa alle recenti guerre in Serbia, Iraq, Afghantistan e domani chissà se in Iran o in Siria) sventolate dai partigiani nelle “gloriose giornate” dell'aprile 1945. Questi sarebbero i “liberatori” di fronte ai quali la figura di Ezio Maria Gray dovrebbe essere bandita?
Il pensiero di Ezio Maria Gray, autentico patriota Italiano ed Europeo che parlava di un'Europa delle Nazioni e della Tradizione e che denunciava l'alleanza anti-europea tra l'alta finanza e l'internazionalismo comunista fa sicuramente paura al giorno d'oggi per i fanatici dell'alta finanza di Wall Street e della BCE, per quelli che vorrebbero un'Italia multirazziale, per coloro che vorrebbero la distruzione di qualunque forma di identità nazionale.
E per questo, continuerò, insieme a tutti coloro che ancora credono che l'esempio di amor patrio di uomini come Ezio Maria Gray possa essere oggi più attuale che mai, a difendere la memoria di un Eroe contro le menzogne dei politicanti di oggi".