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La Chiesa e i diritti umani: dal rifiuto alla promozione

Da sinistra Norberto Julini, Pier Giorgio Fornara, Gabriele Tacchini, Daniele Menozzi, Giannino Piana e Anna Sogni

Borgomanero - Quello che Daniele Menozzi, docente di Storia Contemporanea alla Scuola Normale di Pisa, ha voluto ricostruire inerente alla storia del rapporto tra Chiesa e Diritti Umani, non è stato semplice. Soprattutto perché, come ha puntualizzato lo studioso "è una questione complessa e tormentata con avvicinamenti e allontanamenti in questi ultimi duecento anni". La specificazione di Menozzi, che abbraccia questo arco temporale, ha un significato ben preciso: 1789 anno della prima “Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo”. Da quella data partono una serie di interrogativi e riflessioni che cambiano con il succedersi dei vari personaggi  eletti al soglio pontificio. Lo storico ha però voluto sottolineare che "la Chiesa è una realtà a livello planetario, impegnata nei Diritti Umani, attenta e vigile custode". Ma non è sempre stato così. Già dalla dichiarazione del 1789 Pio VI si oppone al documento, in quanto "è contrario alla Ragione e alla Scrittura". La contrapposizione si smussa nel tempo, ed è con Leone XIII e con la sua “Rerum novarum” che si compie quel processo di avvicinamento tra il mondo cattolico e la rivoluzione industriale in corso in quegli anni nella società, che vede anche la promozione dei diritti politico-civili ed economico-sociale. Da qui il compito della Chiesa di individuare e promuovere i Diritti Naturali dell’uomo che sono quattro: il diritto alla proprietà privata, il diritto all’associazionismo, il diritto al giusto salario e il diritto all’assistenza.

Aspro invece è il confronto con i totalitarismi tra le due guerre mondiali del secolo scorso, dove emerge il concetto che "sia lo Stato a proclamare i Diritti" contrapposto al pensiero di Pio XI che afferma "I Diritti appartengono alla Persona e non allo Stato, in quanto la persona è stata creata a immagine di Dio" e dunque "lo Stato può solo tutelarli". Ma quali sono questi Diritti della Persona? "Secondo la Chiesa – evidenzia Menozzi – la vita e l’esistenza, l’educazione religiosa e l’istruzione". A tutto questo il filosofo francese Maritain aggiunge anche la “libertà religiosa” in quanto "i Diritti della Persona si incrociano e si sovrappongono ai Diritti dell’Uomo". La svolta arriva nel 1963 con l’enciclica “Pacem in terris”, con la prima accettazione, da parte di Giovanni XXIII dei principi della dichiarazione dell’Onu del 1948. I Diritti dell’Uomo diventano di fatto, la premessa per raggiungere i Diritti della Persona. Anche con il pontificato di Paolo VI, di fronte a una  sensibilizzazione di tante organizzazioni ecclesiali, il primato della Legge Naturale non è scalfito. Con Giovanni Paolo II la Chiesa, dopo la caduta del comunismo in Unione Sovietica, ha un ruolo centrale in quanto è "custode e interprete della legge naturale imposta da Dio". Così accade anche per Benedetto XVI, per il quale "la legge naturale è priorità". “Papa Francesco spazza via il concetto di valori non negoziabili perché esistono altre esigenze e questi valori non sono prioritari, in quanto – puntualizza Menozzi – la priorità non è la Legge Naturale ma il messaggio evangelico e il valore di fondo è la Misericordia" per cui ‹‹grande attenzione al valore della Misericordia che si incarna nel tempo e nello spazio in modo diverso".

L’appuntamento, nell’ambito del Festival della Dignità umana in corso a Borgomanero, si è tenuto venerdì 30 maggio nel salone d’onore della Villa Marazza.