Share |

PRESENTATO A VERUNO IL LIBRO VIVERE LA CARITÀ... INSIEME

Mario Metti (dal suo profilo Facebook)

Veruno - «Alcune volte, quando vogliamo aiutare qualcuno, siamo portati a guardare lontano. Ma ci sono anche numerose realtàsul nostro territorio che fanno tanto bene. Una di queste è casa Piccolo Bartolomeo». Con queste parole, il parroco di Veruno, Revislate e Comignago, Sabino Decorato nel pomeriggio di domenica 1°marzo ha introdotto al centro comunitario Mortarotti di Veruno l'incontro di presentazione dei libri Rivisitare la fede... insieme e Vivere la carità... insiemepubblicati dall'associazione Mamre e dall'editore Giuliano Ladolfi. Fanno parte, questi due volumi, di una trilogia sulle virtù teologali aperta da Osare la speranza... insieme. «È importante - ha evidenziato proprio il professor Ladolfi - trasmettere speranza e testimoniare la nostra fede per poi arrivare alla carità. È vero, come si suol dire, che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce e che ai telegiornali si parla solo di gente che ruba e che ammazza creando un'immagine veramente negativa della società in cui viviamo. Ma non esiste solo, per fortuna, l'egoismo. E per questo è giusto mettere l'accento anche su tutte quelle persone, e sono davvero tante, che quotidianamente prestano la loro opera gratuita per dare una mano a chi soffre, e nello specifico a favore della casa di accoglienza di Borgomanero».

Chiara Fontaneto e Giuseppe Crevacore hanno letto alcune pagine di Vivere la carità... insieme, tratte dai contributi di Giuliano Palizzi, Milena Simonotti e Adriano Ciocca Vasino, e sono state proiettate delle interviste a una ospite di casa Piccolo Bartolomeo, al missionario Alex Zanotelli, all'ex assessore ai Servizi Sociali di Lampedusa Franca Parizzi e alla gente che accoglie i migranti, e alle Sorelle Francescane del Vangelo di Palermo. Mario Metti (nella foto), presidente di Mamre, ha commentato: «Diverse congregazioni stanno progressivamente scomparendo. Questa no; anzi, ha ormai superato le cinquanta aderenti, e il motivo può essere uno solo: perché queste suore comunicano con gioia infinita il Vangelo». È poi passato a tratteggiare le vicende di alcune delle donne accolte da casa Piccolo Bartolomeo. «Mi viene subito in mente - ecco le sue parole - una di sessant'anni: perso il lavoro, è stata sfrattata e tutto quello che possedeva, compresi i vestiti, è stato portato in un deposito. Uno dei suoi due figli l'ha però venduto per recuperare qualche soldo, e l'altro s'è suicidato. E lei sta anche combattendo contro un tumore. E poi quell'altra donna che dormiva, coperta da un cartone, davanti alla chiesa parrocchiale, e quella signora già madre di due bambini ancora in tenera età. Era in attesa del terzo, ma aveva deciso di abortire: aveva già in mano il foglio per l'interruzione di gravidanza. Con lei abbiamo stipulato un contratto con cui ci siamo impegnati a sostenerla concretamente, e ciò le ha restituito quella fiducia e quella speranza che l'ha convinta a completare la maternità. Ecco: compito di tutti noi è sederci accanto a queste persone, e aiutarle a ritrovare la bellezza della vita facendole tornare autonome».

E in conclusione, prima di uno spazio per le domande da parte del numeroso pubblico, Metti ha accennato all'ultimo progetto attuato da Mamre insieme a Parrocchie e altre associazioni della zona (un appartamento per sei uomini, di cui cinque di nazionalità italiana, che prima dormivano in macchina o in capannoni abbandonati) e a quello che sta vedendo la luce proprio in queste settimane: la Comunità mamma-bambino. «Fondamentale - ha affermato - è il contributo delle volontarie. Ce ne sono alcune che vengono alla casa di accoglienza da 18 anni, da quando è stata aperta».