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Abbà, Padre di misericordia, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Evento inaugurale di Passio 2012

Monsignor Franco Giulio Brambilla

Novara - Erba, Atrani, Nasiriyah. Nomi impressi nella memoria collettiva come teatro di tragedie causate dall'odio umano e dalla violenza della natura. I loro protagonisti,Carlo Castagna, Raffaele Mansi e Margherita Coletta saranno presenti a Novara mercoledì 15 febbraio nel Duomo di Novara, alle ore 21, per raccontare la loro vicenda umana, intervistati dalla giornalista Lucia Bellaspiga in un incontro dal titolo “Abbà, Padre di misericordia. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, con cui si apre l’edizione 2012 del progetto “Passio. Cultura e arte intorno al mistero pasquale” . Vite segnate dal dolore che si sono aperte alla speranza grazie alla forza del perdono. «Un perdono difficile ma necessario», afferma mons. Franco Giulio Brambilla, che sarà presente all'incontro anch’egli in veste di relatore, e alla sua prima apparizione pubblica dopo l’ingresso in Diocesi. «Il perdono è infatti l’unica strada possibile per ricostruire l’umano, nella relazione con gli altri e nell'identità personale».

Informazioni sui relatori

Carlo Castagna
La moglie, Paola. La figlia, Raffaella. E il nipotino, Youssef. Carlo Castagna li ha persi una sera del 2006 a Erba, vittime della follia omicida dei vicini di casa. L’odio e il desiderio di vendetta, da covare per tutta la vita, sarebbero state le sue reazioni più naturali e comprensibili. Ma Carlo scopre la forza del perdono: «Come avrei potuto recitare ancora il Padre nostro senza aver perdonato gli assassini?».

Margherita Coletta
Il marito Giuseppe è ucciso a Nasiriyah il 12 dicembre, nell’attentato suicida che colpisce l’unità specializzata dei Carabinieri italiani in missione di peace keeping. Margherita nel 2005 dà vita all’Associazione Giuseppe e Margherita Coletta “Bussate e vi sarà aperto”, che inaugura nel giorno in cui il marito avrebbe compiuto 40 anni. «Mio marito, durante le numerose missioni all’estero aveva maturato una grande attenzione al mondo dei più piccoli e al loro disagio. Giuseppe non è più con noi, ma quel filo di solidarietà che aveva creato non si è spezzato, anzi si è rafforzato ancora di più».

Raffaele Mansi
Atrani, 9 settembre 2010. Un onda di fango travolge la figlia venticinquenne Francesca, unica vittima dell’esondazione del torrente Dragone, sulla costiera amalfitana. Il 2 ottobre 2010, ventitré giorni dopo, il suo corpo privo di vita viene trovato al largo delle isole Eolie. «Ero e sono sereno, il dolore non mi ha annientato e la disperazione, che è mancanza di speranza, non trova posto nella mia famiglia. Francesca mi è stata portata via dalla natura, dalla sfortuna, ma soprattutto, dall'incuria del territorio. Per lei mi darò da fare affinché tutto il sistema si muova per fare qualcosa, qualcosa di concreto».