Share |

Conferenze di Psicologia Utile... per saperne di più

Novara - Una serie di conferenze volute e promosse dall’Ipercoop di Novara, si stanno svolgendo con ottimi riscontri tra i partecipanti. Le conferenze hanno come caratteristica, tipica della Dottoressa Barbara Camilli, la possibilità di confrontarsi e chiedere consigli. La prima si è tenuta il 20 febbraio 2013 e aveva come argomento un tema davvero scottante e attuale: “Bullismo e Adolescenza”.

Durante l’incontro, dopo la presentazione del signor Pennisi, la Dottoressa Barbara Camilli, è subito entrata nel vivo dell’argomento sottolineando che il bullismo è un disagio e come tale va trattato. Abitudine sbagliata è quella di etichettare, cadendo nel giudizio e dando vita ad un braccio di ferro che alimenta la tensione, invece per gestire al meglio il fenomeno è necessaria comprensione e collaborazione tra scuola, famiglia e forze dell’ordine.

Il bullo entra e fa entrare in un circolo vizioso di aggressività, voglia di infastidire e piacere nell’aggredire.

E’ stata inoltre sottolineata la differenza tra bullismo, atteggiamento prepotente  e spavaldo a scuola, e il teppismo, rifiuto totale delle regole e attitudine a ledere a cose e/o persone.

L’atteggiamento di mobbing è presente anche in natura, dove però sono i deboli che si coalizzano contro il più forte per batterlo e infatti una corretta informazione dovrebbe spronare soprattutto chi è spettatore a denunciare.

Spesso succede che lo spettatore passivo venga additato come una spia , mentre l’atteggiamento giusto per aiutare chi passivamente vive un atto di bullismo, sarebbe quello di aiutare e fare da intermediari e mediatori nella testimonianza.

Spesso, il bullismo c’è ma non si vede, bisogna quindi stare attenti ai messaggi che i nostri figli, i nostri alunni ci inviano per vie traverse, come ad esempio un cambiamento repentino degli atteggiamenti, grande importanza ha in questi casi il “non verbale”.

Oltre a notarlo noi come adulti, bisogna insegnare anche ai giovani ad osservare il “non verbale”, infatti capita spesso che il bullismo nasca proprio da uno scherzo finito male: una battuta non percepita come tale, diventa umiliazione o un atto di prepotenza sull’altro e allora si sfocia nell’illegalità.

Purtroppo non esiste una scuola di emozioni e siamo noi a doverci fare carico di aiutare i giovani a riflettere su quanto lo scherzo possa ferire l’altro, fargli capire quale può essere il limite. Infatti se l’ambiente circostante non interviene il fenomeno si rafforza. I genitori per primi sono tenuti a insegnare ai loro figli come gestire le proprie  emozioni e aiutarli a rafforzarsi con una comunicazione mai giudicante.

Il primo cambiamento avviene dentro noi, noi dobbiamo cambiare prospettiva e il mondo di conseguenza cambierà.

Al primo incontro ha fatto seguito la seconda conferenza tenutasi il 15 Marzo 2013 che aveva come tema un argomento dedicato all’adolescenza, un argomento sempre molto complicato:  “La comunicazione: come renderla efficace con gli adolescenti”.

La dottoressa ha subito introdotto l’argomento con una frase semplice, ma di grande effetto: “tutti noi siamo esseri sociali che hanno bisogno di comunicare!” e immediatamente l’attenzione è cresciuta tantissimo. Infatti tutti si sono rivisti in quella frase tanto semplice, quanto vera.

Comunicare è importante, ma soprattutto saper comunicare. Infatti la mancanza di comunicazione porta a somatizzare le emozioni, oltretutto non saperle riconoscere e gestire può causare incomprensioni o addirittura lacerazioni nei rapporti con gli altri. Un’emozione forte, che se non canalizzata e decodificata, può diventare incontrollabile è la rabbia. Basta pensare quando in alcuni momenti, sappiamo che potremmo e dovremmo fermarci, ma scattiamo e andiamo avanti fino ad arrivare allo scontro.

Un primo modello di comunicazione nella società è la coppia che troppo spesso replica il modello educativo delle famiglie di origine, non creandone uno proprio e non seguendo quindi la naturale evoluzione delle generazioni. Ciascun partner ha un bagaglio di esperienze comunicative che vanno confrontate e incastrate con quelle dell’altro per dare vita ad un modello nuovo che sarà poi plasmato sui figli. 

Secondo il programma CAM, Corpo Anima Mente, la dottoressa mostra come ci sono tre modalità di comunicazione che tra loro si incastrano e si interfacciano. Importante per rendere una comunicazione efficace è essere in linea con l’altro. Quindi la comunicazione mentale non riuscirà mai ad interfacciarsi con una comunicazione emozionale. 

Massima importanza, soprattutto nell’adolescenza, hanno gli atteggiamenti, il non verbale, e il genitore deve essere attento a carpirli e a relazionarsi con la comunicazione che ne deriva. Un figlio che torna a casa e non vuole parlare non va forzato, anzi è necessario mostrarsi disponibili al dialogo, capire e comprendere, ma tacere!

E’ necessario, anche se non semplice, sviluppare l’ascolto empatico, infatti entrando in empatia con il proprio figlio si possono sviluppare dialoghi costruttivi, che escludono il giudizio e la critica distruttiva, ma accrescono l’autostima. Importante fare leva sulle qualità, sul miglioramento, sulle soluzioni piuttosto che sul problema.

Un esempio, dice la Dottoressa, è quando il proprio figlio torna a casa con un brutto voto, è importante passare il messaggio che se vuole può fare di meglio, che quel brutto voto non è lui, impedendogli di identificarsi con il quattro della versione. Lui non vale quattro, lui non è il voto che ha preso, essere valutati non vuol dire essere giudicati.

Purtroppo viviamo in una società dove è cultura diffusa giudicare, ritenere sbagliato ciò che è diverso. Bisogna quindi proteggere i nostri figli da questo, cercando di capire cosa infastidisce di quel brutto voto: la vergogna, la paura di esser preso in giro, il giudizio del professore.

Solitamente  il genitore omologo è di solito quello più affine per il dialogo. Ovviamente alcuni accorgimenti utili possono essere fare domande per capire ulteriormente il problema, lasciar parlar senza interrompere, ascoltare in modo attivo, sintetizzare quanto detto per valutare il proprio grado di comprensione dell’’adolescente; purtroppo è una danza delicata  dove basta un errore per scatenare situazioni difficili, spiacevoli o addirittura di chiusura totale.

Un ultimo consiglio della dottoressa è stato quello di impostare un dialogo fin dall’infanzia e soprattutto imparare a negoziare, a trovare una soluzione che sia un punto di incontro e che non faccia sentire mai nessuna delle due parti in torto o ragione.

Il prossimo incontro “Ascolto attivo nella gestione dei conflitti” si terrà il 19 Aprile 2013 alle 20.45 presso la Sala Soci Coop del Centro Commerciale San Martino a Novara. Vi aspettiamo!

Luisa De Magistris