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Dax tra... la gente della notte

Davide Sodero, in arte Dax

Novara - Intervistare un dj è spesso un’operazione molto difficile. Non sai fino a che punto parla con parole proprie e fino a quando mette su un disco e ripete le solite cose… Non è assolutamente il caso del novarese Davide Sodero, da tutti conosciuto come Dax, firma della discoteca Celebrità e giovane con alcune (tante) idee in testa e molti progetti per il futuro. Questo il resoconto della chiacchierata con lui.

Come nasce musicalmente Dax, come hai cominciato, dove e con chi?
Penso che Dax sia il fratello sbagliato di Davide. Sbagliato perché Dax nasce (a tutti gli effetti) per sbaglio; mi spiego meglio: ho a che fare ogni weekend con ragazzi che già a 15-16 anni vanno a ballare; io, a 18 anni, non ero mai entrato in un club. Non mi piaceva l'ambiente, non lo concepivo e lo vedevo con l'ottica molto “nonnesca” del “tunz-tunz”. Ai tempi facevo animazione nei villaggi turistici, era il 2006 e il dj dell'équipe di animazione si ammalò; il sostituto sarebbe arrivato dopo 1-2 settimane e io, in qualità di ultima ruota del carro, fui spedito in regia per sostituirlo. Lì avvenne il primo casuale incontro con una consolle e da quel momento fu (scusate la citazione banale) amore a prima vista. Le competenze musicali maturate durante lo studio del sassofono (abbandonato all'età di 15 anni ma sempre appeso in casa come ricordo) hanno fatto il resto; l'entrata ufficiale nel mondo dei club la devo a diverse persone che hanno saputo cogliere gli sforzi fatti per imparare l'arte (100% autodidatta, tengo a precisarlo). Gli amici hanno fatto il resto, come sempre nella vita. Dalla mia prima serata ufficiale al Discoteca Des Alpes (Madonna di Campiglio, TN) all'attuale residenza al Celebrità (Trecate, NO), ho visto e incontrato tante realtà e tante persone, ciascuna delle quali, nel bene o nel male, mi hanno formato e dalle quali ho sempre appreso cosa fare e, molto spesso, cosa non fare.
A chi ti ispiri nella tua carriera professionale?
Bella domanda, non è cosi facile rispondere. Potrei citare diversi Djs che hanno la mia età, ma che attualmente operano nelle migliori manifestazioni musicali del Globo (Avicii, Hardwell, Nicky Romero, Afrojack...) e posso dire tranquillamente che è impossibile non ispirarsi a loro. La differenza tra me e loro (a parte il conto in banca e il loro essere divini rispetto al mio essere terrestre) consiste nel fatto che loro sono cresciuti e maturati in una realtà che NON è quella italiana, dove nei Club non esiste meritocrazia e dove i cosiddetti “Big” preferiscono far tutto da soli piuttosto che cercare il talento ed investire nei dj giovani (cosa che il sig. David Guetta, per esempio, ha fatto con i dj sopracitati). L'Italia da questo punto di vista deve svegliarsi: non lo dico io, ma lo dicono quei dj italianissimi che però suonano all'estero, dove sono apprezzati e pagati (tanto) per quello che valgono e non perché “portano i tavoli o le persone in lista”
Prova a descriverti e a descrivere quel che si prova quando si fanno ballare migliaia di persone al ritmo della tua musica o della tua voce.
Se possibile questa domanda è più complessa di quella di prima. Brevemente: non puoi descriverlo; o ci sei dentro o non ci sei dentro. Quelli che fanno il mio lavoro sanno di avere una bella responsabilità: la gente paga per ballare e viene a ballare per divertirsi, ma la maggior parte delle volte per tentare di dimenticare i problemi amorosi, i problemi a scuola, i problemi in famiglia... insomma i problemi in generale e affida a noi questo compito; fidatevi che noi ogni volta ce la mettiamo tutta dal primo all'ultimo disco, affinché la gente possa davvero renderci ogni volta fieri del lavoro che facciamo. Dico una cosa che penso valga per tutti i colleghi: non esiste una serata in cui mettiamo le cuffie e siamo tranquilli al 100% che faremo bene. Tra qualche sabato (serata più, serata meno) festeggerò 600 date ufficiali; beh posso garantire che la 600esima sarà come la prima, stesse farfalle allo stomaco quando parte la sigla, stessa ansia, stessa carica e stessa voglia di spaccare tutto. Claudio Coccoluto diceva: “Non importa l'esperienza che hai, il giorno in cui metterai le cuffie in testa non sentirai le farfalle allo stomaco, sarà ora di cambiare lavoro”.
Programmi o progetti per il futuro? Anteprime, dischi, uscite, ecc.?
Partendo dal presupposto che non so ancora se tra 10 minuti per uscire metterò le calze lunghe o i fantasmini, posso dire però che in pentola bolle un sacco di roba. Dopo le prime due uscite ufficiali in collaborazione con Relight Orchestra, attualmente insieme al mio inseparabile compagno di “banco” NDR, stiamo lavorando a 3 progetti importanti e molto più “europei”. La serie A del Clubbing dista ancora anni luce ma la fortuna di aver avuto a che fare con chi in Serie A ci “suona” unita alla buona volontà e alla determinazione, penso potranno aiutare in futuro (non guardare la mia mano destra appoggiata sugli ‘zebedei’, grazie).
Aneddoto particolare per 'raccontare' la gente della notte?
La gente della notte? Mi viene in mente la canzone di un giovanissimo Lorenzo Cherubini (Jovanotti) che nel 1990 aveva già capito tutto: “La gente della notte sopravvive sempre, nascosta nei locali e confusa tra le ombre; la notte fa il suo gioco, e serve anche a quello, a far sembrare tutto un po' più bello”. È vero: di notte è tutto un po' più bello; chi l'ha provato lo sa, chi invece non l'ha provato beh... che lo provi, prima di giudicare. Siamo la vostra colonna sonora ogni weekend: Fidatevi non c'è nulla di più complicato, ma (fidatevi) non c'è nulla di più figo. W los Djs!

Grazie Dax della splendida chiacchierata; ricordandomi proprio la canzone di Jovanotti “La gente della notte”, dove tra i ‘lavori strani’ c’è anche quello del giornalista, rileggendo quel che hai detto devo dire che sono proprio contento di essere un tuo... collega. 

Gianmaria Balboni