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Pier Cesare Rivoltella alle Questioni di Principio

Novara - «Nel palmo di una mano. Foto, testi e video, gestiti fino a pochi anni fa con strumenti diversi, sono oggi accessibili con un unico dispositivo». È uno dei vantaggi offerti dalle nuove tecnologie della comunicazione, chePier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’Università Cattolica, mostra al pubblico riunito sabato 21 marzo a Novara nella Sala Maddalena del Palazzo dei Vescovi, per l’incontro Alfabeti digitali. Parole di una lingua nuova, condotto da don Marco Rondonotti nel ciclo di conferenze “Questioni di Principio. Domande e riflessioni sull’inizio” proposte dall’Associazione Culturale Diocesana La Nuova Regaldi e Comitato per Passio in collaborazione con il Comune di Novara e la Fondazione Teatro Coccia in abbinamento alla mostra In Principio allestita all’Arengo. La multimedialità permessa dagli strumenti digitali – spiega Rivoltella – «è un alleato prezioso per gli educatori, perché offre molteplici punti di accesso alla realtà, adatti a diverse sensibilità e modalità di apprendere». Ma bambini e ragazzi, sempre intenti a fissare immagini e filmati negli schermi e a mandare sms sui loro cellulari, non potrebbero finire con il perdere la capacità di immaginare, di scrivere correttamente e di riflettere sulla realtà? È un timore condiviso da molti educatori e genitori, cui Rivoltella risponde che «adulti e bambini sono chiamati a conoscere i nuovi media per usarli con intelligenza, e come stimolo per la conoscenza». Infatti se usati “bene” – spiega Rivoltella –, «perfino i videogiochi possono contribuire ad allenare i ragazzi in abilità importantissime, come gestire situazioni complesse, affrontare compiti nuovi con le armi dell’intuito, prendere decisioni strategiche che guardano al futuro». Ma rapidità, superficialità e improvvisazione non devono diventare procedimenti “standard” di approccio alla realtà, e questa non deve mai essere confusa con il “virtuale”. Occorre infatti – conclude Rivoltella – «che i giovani possano sperimentare il piacere di dedicare tempo e attenzione ad approfondire temi e ambiti specifici, e che i mondi aperti dagli strumenti digitali non siano vissuti come fini a se stessi, ma come risorse in più per vivere meglio nel reale».