Share |

Questione demografica e... Apocalisse al Coccia: altri due appuntamenti con Passio 2012

Lucilla Giagnoni

Novara "Papà, voglio un posto di lavoro: il tuo". È uno slogan di protesta, "gridato" dagli striscioni dei giovani manifestanti nelle sommosse delle periferie parigine che esprime lo squilibrio tra generazioni in Italia descritto nella conferenza "Dai padri ai figli, le prospettive della demografia e i timori del futuro", proposta nell'ambito di Passio sabato 21 aprile presso il Salone d'onore della Prefettura di Novara, con il demografo Gian carlo Blangiardo, titolare della cattedra in demografia presso l'università "Bicocca" di Milano e Riccardo Grassi, sociologo dell'istituto IARD. "L'accesso dei giovani al mondo del lavoro è ostacolato – afferma Grassi – da uomini e donne ormai anziani, che detengono saldamente i ruoli dirigenti nell'industria e nell'università, e non appaiono disposti a cederli ai colleghi più giovani". È uno degli aspetti del deterioramento de! l patto tra le generazioni fotografato dai recenti studi, che mettono in luce la presenza di "una vera e propria emergenza educativa – spiega Blangiardo –, purtroppo trascurata dai mass media e dai governanti, ma di cruciale importanza per il futuro del Paese. Per questo la Chiesa italiana le dedica da anni costante attenzione, come è testimoniato dalla ricerca che ha affidato ai maggiori esperti del settore, divulgata nel 2011 con il rapporto-proposta 'Il cambiamento demografico'". Ne è risultato il quadro di un Italia che "invecchia" sempre più, con le nascite che diminuiscono di anno in anno. I giovani infatti tardano ad acquisire autonomia lavorativa e abitativa e a stabilire relazioni affettive stabili che sfocino nella convivenza. Così il primo figlio arriva tardi, e metterne al mondo un altro – un desiderio comune a molte coppie – costa troppo caro, in termini economici e di impegno educativo, a coniu! gi in età ormai non più giovani ed entrambi occupati lavorativamente. "La famiglia, l'istituzione che è il vero "cuore pulsante" del paese, risulta perciò indebolita e "malata", incapace di assolvere al suo compito più importante: garantire il ricambio generazionale – continua Blangiardo –. Per invertire la tendenza negativa in cui versiamo, occorre un'attenzione specifica rivolta proprio alla famiglia, che deve essere rimessa al centro per consentirle di costruire il capitale umano, il bene più prezioso che occorre alla nostra società. Promovendo una cultura che la valorizzi e con interventi economici che la agevolino e incoraggino i giovani a diventare adulti, autonomi e creativi con maggiore fiducia nel futuro". Ma questo "non è sufficiente – afferma Grassi – se non si lascia spazio ai giovani. Solo loro hanno capacità di innovare autenticamente, evitando il! ripetersi di schemi ormai usurati e infruttuosi". Gli anziani debbono avere fiducia in loro e mettere a disposizione la loro esperienza perché possano crescere. "L'Italia sta cambiando, il nuovo esiste, ma è necessario crederci – conclude Grassi –. I giovani corrono veloci, ma gli anziani conoscono le scorciatoie. Mettete insieme le due generazioni, e ce la faremo!".

"Vedi quello sciame di api che continua a girare senza meta e che non trova l'alveare? E' destinato a morire". Con queste parole, raccolte dalle labbra del padre apicoltore, Lucilla Giagnoni (nella foto) dà inizio allo spettacolo teatrale "Apocalisse", con musiche di Paolo Pizzimenti ed effetti di luce di Massimo Violato, rappresentato a Novara al teatro Coccia, la sera del 18 aprile e –in replica speciale per le scuole – il mattino del 19 aprile. "Le api –spiega Giagnoni-hanno un sistema visivo molto efficiente, ma incapace di guidarle all'alveare, se questo è stato spostato anche solo di pochi metri". È un paradosso utile a descrivere la precarietà della vita umana, minacciata da pericoli incogniti, di cui ogni essere vivente – uomo compreso – è chiamato a difendersi ogni giorno, interpretando la realtà in cui vive e i segnali che essa offre. Segnali spesso ! contradditori, come quelli di cui è destinatario Edipo, il re della città greca di Tebe che la tragedia "Edipo Re" di Sofocle ci descrive essere in preda alla peste per punizione divina. Peste che è metafora delle molteplici tragedie che costellano la storia umana, di cui recenti esempi sono l'attentato dell'11 settembre del 2001, il terremoto dell'Aquila del 2009 e il terremoto in Giappone del 2011. "Apocalissi" è il nome dato comunemente a questi avvenimenti, prendendo il nome a prestito da quello dell'ultimo libro del Nuovo Testamento. Ma "Apocalisse" significa in realtà "svelamento". Svelamento della verità, che si nasconde dietro le apparenze con cui la realtà si mostra. Così a Edipo, che si pone in ricerca del colpevole del terribile castigo che sta colpendo Tebe, la verità si svela all'improvviso, inattesa ed impietosa: è lui la causa del flagello, perché inconsapevole omicida del padre Laio, p! recedente re di Tebe, e perché unito in rapporto incestuoso con Giocasta, sua madre e moglie del re defunto. Così Edipo decide di lasciare la città, e andando in esilio la libera dalla maledizione. "Riflettere sulla realtà, per guardare a essa oltre il velo delle apparenze, questo è il ruolo del teatro – afferma Giagnoni –. Ma il testo sacro dell'Apocalisse va oltre, svelando una comprensione della realtà che è accessibile solo a chi si affida con fiducia all'abbraccio del Risorto. È questa fiducia che consente all'uomo di andare oltre la morte e di costruire una speranza eterna, che inizia fin da ora, nell'impegno per un mondo migliore nella vita quotidiana".