Share |

Un 8 marzo canoro, ma non solo…

Novara - Venerdì 8, verso le 23, in un locale che profuma controcultura e impegno sociale come il Big Lebowski, sito in corso Trieste a Novara, è andato in scena uno spettacolo prettamente musicale, e rigorosamente al femminile. Introdotte dal sorriso radioso e dalla voce limpida di Erika De Luca, si sono alternate sul palco cinque artiste, ciascuna provvista delle proprie peculiarità canore; un concerto live all’interno del progetto L8 Anch’io, con il ricavato devoluto all’associazione umanitaria Liberazione & Speranza. Ad aprire i battenti Paralela, una ragazza novarese sensibile alle tematiche sociali e alla musica di matrice ispanica, con il brano Al sole; chitarra alla mano, sgabello e microfono, narrando storie di donne gravate dai problemi quotidiani, e sfoggiando assonanze artistiche con la grande Joan Baez. A seguire Leonor, al secolo Eleonora, anch’ella del circondario e nata in una famiglia di musicisti classici, per un talento alimentato da studi personali in ambito di R&B e soul. Splendida la sua interpretazione di Stronger than me, portato in vetta alle hit parade da Amy Winehouse, una delle icone mondiali della musica soul. L’incedere della scaletta prevedeva quindi l’ingresso della cantautrice trecatese Ludia Venus, una musicista in grado di assemblare sonorità pop, blues e soul; in ragione di ciò si è cimentata con Honey, condotta al successo dall’artista queer americana Kehlani, per una canzone che celebra l’amore per la donna nella sua globalità. Pure Ludia, dotata di sgabello, microfono e … voce celestiale, ha ammaliato il vasto pubblico presente. Favoloso e attinente pure l’intermezzo della presentatrice Erika, studiosa di arti cinematografiche, la quale ha riproposto un monologo di Paola Cortellesi, che gioca sul significato dei vocaboli declinati al maschile o al femminile, il tutto connesso alla parità di genere e ai diritti delle donne. A ruota una giovane rapper novarese, Buda, la quale ha intonato un inedito dal titolo Nel blu, in grado di toccare le corde emotive di ciascuno, come antipasto alla guest star della serata: la vicentina Schiuma (in foto). Autrice da tempo, e successivamente cantante a tutti gli effetti, all’interno di un mood artistico sbocciato con l’ukulele e la musica indie, da cui suggestioni riguardanti perfino il mitico Hollywood party, di Blake Edwards. Dolce e grintosa al tempo stesso Schiuma, con i capelli rasatissimi e un’immensa padronanza del palcoscenico. Impegnata in prima persona nei diritti civili, si è dimostrata trascinante una volta armonizzati i suoi pezzi, decisamente ballabili e con una certa impronta anni Novanta; cinque brani coinvolgenti, uno dei quali esplicitamente dedicato al dramma del popolo palestinese, fra l’ovazione dei presenti, in sinergia al racconto del suo coming out. Da lì, l’avvio del rush finale dello spettacolo, battezzato da un’esibizione doppia firmata Paralela e Ludia; il successo rivisitato di un musicista messicano, con al centro in origine un frutto succoso e prelibato, e per l’occasione accostato alla figura femminile, dal titolo La ciruela. Come consuetudine, una chitarra classica, due seggiole, due microfoni e tonalità strabilianti, a corollario di un testo nello specifico (e ovviamente) in spagnolo. Atmosfere perfino da cantautori anni Settanta, diciamo sulla scia di Giorgio Gaber e il suo teatro canzone, il tutto nel religioso silenzio della platea, sino all’ovazione finale, che ha anticipato i metaforici fuochi artificiali conclusivi di queste sensazionali artiste, tutte quante con le carte in regola per un raggiungere traguardi di primissimo piano.

Germano Galli