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UNA VIA CRUCIS PER IL III MILLENNIO

Suor Maria Gloria Riva e Bob Rattazzi raccontano l’arte di Jerzy Duda Gracz

Novara - «Una salita al Calvario dipinta con le immagini dell’oggi». Così suor Maria Gloria Riva, fondatrice del monastero delle adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento di Pietrarubbia, ha definito l’opera “Via Crucis per il terzo millennio”, del pittore polacco Jerzy Duda Gracz, nell’incontro di “Passio” di martedì 1 aprile nella sala Maddalena del Palazzo dei Vescovi. «Siamo nella vigilia del giorno in cui, nove anni fa, moriva il beato Giovanni Paolo II – ha ricordato Pietro Toscani, presidente de La Nuova Regaldi e organizzatore dell’incontro, insieme con Luciana Graceffo e Laura Ganzerla –.Ed è proprio grazie all’incontro con questo papa, nel suo primo viaggio in terra polacca, che l’autore si è convertito alla fede cristiana». Una terra sempre presente nei dipinti della Via Crucis di Gracz, attraverso i personaggi che vi sono ritratti e i simboli della sua storia recente. Così lo stesso Giovanni Paolo II, padre Popiełuszko – ucciso dal regime comunista negli anni ’80 – e Massimiliano Kolbe – martire ad Auschwitz – compaiono nelle tele, e i pali stessi dei reticolati del campo di concentramento formano il letto su cui il Cristo viene deposto dopo la morte. «Gesù cammina con il popolo di Polonia – spiega suor Maria Gloria –, ma in questi quadri i suoi piedi non si vedono mai. Si mescolano con i nostri, sono i piedi che camminano con noi e che sostengono il peso stesso del mondo». I dipinti si fanno denuncia di una società e di una Chiesa che troppo spesso è connivente con il potere, e che diviene cieca e incapace di farsi voce dei deboli. E sono loro – bambini, anziani, una prostituta – che dai quadri volgono lo sguardo agli spettatori, chiamandoli a condividere il loro dramma. «I piedi di Cristo compaiono infine nella crocifissione, enormi e in primo piano, come i piedi che hanno percorso un cammino di millenni», spiega suor Maria Gloria. È l’ultimo, doloroso episodio di una storia che si apre ai colori della speranza con le scene della Risurrezione e dell’ascensione, evocate dalle parole di Giovanni Paolo II, lette da Bob Rattazzi, allenatore di basket impegnato nell’integrazione tra ragazzi portatori di handicap e normodotati, e protagonista della serata insieme con suor Maria Gloria: in esse «Gesù mostra che l’umanità alla fine della vita non è votata alla all’immersione nell’oscurità, al vuoto esistenziale dissoluzione e alla voragine del nulla, ma è votata all’incontro con il Padre».