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VENERDI’ AL FARAGGIANA L’ULTIMO LAVORO DI MARCO PAOLINI

Marco Paolini
foto di Ivana Porta Sunjic

Novara - Con Numero primo, Marco Paolini torna a parlare in modo diretto di oggi, della realtà attuale, drammaticamente “alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica”, riprendendo il percorso degli Album, ai quali aveva affidato tra il 1987 e il 2003 alcuni dei suoi primi spettacoli in cui coniugava sul palcoscenico l’autobiografia e il ritratto generazionale, da Adriatico a Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di transito, MiserabiliNumero primoracconta di un futuro probabile, fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Il titolo fa riferimento al soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta, protagonista di una storia ambientata in un prossimo futuro e per questo confinante con la fantascienza.

«Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi d’immaginare il futuro, così farò un album con nuovi personaggi (e forse manterrò qualcuno dei vecchi) – così Paolini ha spiegato il suo spettacolo -  Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate, come ho fatto con i primi album ».

Marco Paolini e Gianfranco Bettin, coautori di questo lavoro, sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo e quali invece no a proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale? Se c’è una direzione c’è anche una destinazione di tutto questo movimento?

Il termine antropocene è stato adottato dalla comunità scientifica per identificare una giovanissima era geologica caratterizzata dall’azione prevalente del fattore umano come causa di trasformazione del pianeta. Apparentemente l’antropocene è governato da un principio difficile da comprendere per il mondo scientifico: la moda. Tutto ciò che non è di moda fatica a sopravvivere, o si estingue: vale per le cose, per gli animali, per le istituzioni, per le buone idee e per le migliori intenzioni.

L’antropocene è la più volubile era geologica mai vista sul pianeta. Le nuove tecnologie sono di moda per definizione, ma spesso invecchiano in fretta generando però nuove attese.

E se a cambiare rapidamente non fossero solo le cose e gli scenari intorno a noi, ma noi stessi, un po’ per scelta e un po’ per necessità? E in tal caso verso quale direzione o destinazione? Dovremo forse chiederlo alla moda.

Marco Paolini venerdì 25 novembre 2016 in Numero primo Studio per un nuovo album. Testi di Gianfranco Bettin e Marco Paolini. Produzione: Jolefilm

Ricordiamo che... il Teatro Faraggiana coccola i suoi spettatori: chi vuole assistere a uno spettacolo può prendere un “taxi collettivo” e pagare la corsa come pagherebbe il biglietto di un bus di città. E lo stesso vale per il ritorno a casa. Il progetto va in porto grazie alla collaborazione con Radio Taxi Novara ed è disponibile solo per i residenti in città: il servizio va prenotato entro le ore 12 del giorno dello spettacolo telefonando allo 0321 691999.