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Confartigianato impegnata a Belluno per un confronto tecnico sulla specificità montana

Maurizio Besana

Novara - Giovedì 17 settembre preso la Camera di Commercio di Belluno si è tenuto un importante momento di confronto tra i rappresentanti economici delle tre province montane di Belluno, Sondrio e Verbano Cusio Ossola. Confartigianato con il Vicepresidente Maurizio Besana e il funzionario Marco Cerutti erano presenti insieme al Presidente Cesare Goggio e al segretario Maurizio Colombo della nostra Camera di Commercio in rappresentanza del mondo economico locale.

L’iniziativa promossa dall’Osservatorio sulla Valtellina è al suo secondo appuntamento. Si è sviluppata con tavoli territoriali che si sono interrogati - alla luce delle bozze dei provvedimenti normativi regionali - su quali reali opportunità possano essere sviluppate nelle nostre aree a specificità montana e di confine.

Seppur le tre Regioni abbiano interpretato in modo diverso le opportunità offerte dalla riforma Delrio, il comune sentire ha portato a far emergere la consapevolezza che oltre alla responsabilità del legislatore regionale ci deve essere – soprattutto – una responsabilità locale a attuarle - ma anche - ad andare oltre a quanto specificamente conferito all’area montana dal livello nazionale e regionale. Che la passata organizzazione territoriale non ha funzionato è sotto gli occhi di tutti. La certezza che non sarà possibile mantenere la stessa organizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi che avevamo, deve essere una consapevolezza comune poiché il sistema paese non se lo può più permettere se si vuole ridurre la pressione fiscale in capo alle famiglie e alle imprese.

Da qui però un monito dei tavoli a stare attenti a delegittimare la Provincia montana con il “buonismo” di chi afferma che “se le cose vanno così allora a cosa serve salvarla!”.

La cura, la tutela e lo sviluppo del territorio sono una importante competenza data dalla Delrio solo alle città metropolitane e alle province a specificità montana e di confine.

L’attuale incertezza, la lentezza con cui si adottano i provvedimenti attuativi, lasciano grande sensazione di impotenza e rischio di far perdere credibilità all’Ente Provincia.

Ma il tavolo di lavoro lancia un preciso monito alla politica locale: “La specificità chiama in campo la responsabilità e la specificità di tutta la comunità che si riconosce nell’area montana; a partire dai cittadini fino agli amministratori locali”.

Questa specificità ci deve portare a comportarci in modo diverso rispetto al passato, ma soprattutto è all’interno di questa specificità, nel riconoscerci “diversi”, che deve nascere la voglia (che ne rappresenterà la forza) dello stare insieme del territorio montano.

Dopo le esternazioni di insoddisfazioni rispetto all’attuale iter legato alle specificità montana nelle tre regioni, bisogna creare le condizioni per unirsi, creando una palestra per l’autonomia capace di cogliere anche il valore pedagogico che c’è dentro alle opportunità offerte dalle leggi, di cui questo territorio si può giovare.

Per esempio le opportunità legate alle fusioni tra i comuni, che consentirebbe loro di superare il patto di stabilità per alcuni anni, rappresenta sicuramente un elemento su cui riflettere per creare condizioni di investimenti e di sviluppo locale. Trovare un’unica voce a livello provinciale è indispensabile per poter portare la voce della montagna sui tavoli che contano a livello regionale, nazionale e europeo.

Da qui la necessità di un tavolo tecnico di confronto tra sistema delle imprese e politica locale per programmare e decidere il futuro del nostro territorio.

Dal canto suo Besana ha ribadito che: ”Nella riorganizzazione del territorio dobbiamo avere attenzione a creare condizioni di lavoro per le imprese e di conseguenza per i loro dipendenti. Sportello Unico per le attività produttive di area vasta, stazione appaltante unica provinciale (capace di mantenere il lavoro sul territorio e il consumo dei prodotti locali), sperimentazione di nuovi modelli di business tra esigenza del pubblico e del privato le priorità su cui dobbiamo lavorare. In un’unica parola: lavoro! Per salvare la montagna bisogna creare condizioni di lavoro in montagna. E questa capacità con la provincia montana è possibile trovarla. Ma dobbiamo saper cambiare!”