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Federmeccanica: Uniti per il rilancio dell’industria

Marco Dalla Rosa e Paola Casarino

Novara - Secondo quanto emerge dalla 132ma indagine congiunturale sul settore metalmeccanico italiano, elaborata da Federmeccanica e presentata a Roma e in altre 60 associazioni territoriali del sistema Confindustria, tra cui l'Associazione Industriali di Novara (Ain), nel secondo e nel terzo trimestre 2014 la produzione è scesa di un ulteriore 1,5% rispetto al precedente trimestre (-1,9% rispetto all’analogo periodo del 2013), registrando un risultato peggiore della media europea, che è cresciuto, nel corso degli ultimi 12 mesi, dell’1,2%. Di contro si evidenza un leggero incremento delle esportazioni (+0,8%), ottenuto grazie alla domanda che proviene da Cina (+12,4%) e Stati Uniti (+13,7%), che però è stata quasi completamente vanificata dai segni negativi che vengono soprattutto dalla Russia (-11%) anche a causa del conflitto in atto con l’Ucraina, dalla debole congiuntura nei Paesi dell’area euro e dalle tensioni in Medio Oriente. I risultati dell’indagine, che questa mattina nella sede dell'Ain sono stati presentati da Marco Dalla Rosa, consigliere della Faco Spa di Varallo Pombia (No) e componente della Giunta di Federmeccanica, e da Paola Casarino, responsabile della sezione Meccanici dell’Ain e componente del Comitato degli esperti di Federmeccanica, confermano anche il trend negativo delle dinamiche occupazionali: solo nei primi 8 mesi dell’anno si è perso l’1,1% dei posti di lavoro nelle imprese con oltre 500 addetti, mentre le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate sono state 327 milioni: +1% rispetto ai livelli, già record, dell’anno precedente. L’indagine conferma anche lo scenario di un ridimensionamento strutturale del settore: il calo della produzione metalmeccanica, salvo brevi periodi di ripresa, dura infatti ormai da sette anni. Rispetto alla fase pre recessiva si sono persi quasi il 33% della produzione, il 25% della capacità produttiva installata e più di 230mila posti di lavoro. L’unico dato confortante rimane quello relativo all’export, che è ritornato ai livelli pre-recessivi (nello stesso periodo il commercio mondiale è cresciuto del 35,4%) con vendite all’estero per 190 miliardi di euro, la metà dell’intero export manifatturiero italiano, e un attivo nell’interscambio commerciale di 65 miliardi, in grado di contribuire in modo essenziale al riequilibrio della bilancia commerciale, compensando le spese per l’import di energia e materie prime di cui il nostro Paese è quasi totalmente dipendente dall’estero. Secondo Federmeccanica, che in occasione dell’evento odierno ha elaborato un documento intitolato “Uniti per il rilancio dell'industria”, la centralità dell’industria metalmeccanica e in generale del sistema manifatturiero italiano “può aprire una nuova stagione di sviluppo, economico ma anche sociale. Per uscire dalla crisi profonda e strutturale che stiamo vivendo bisogna che il Paese colga le grandi opportunità offerte dall’industria. Senza un’azione decisa in questa direzione, sono a rischio i posti di lavoro, il reddito, i consumi e il benessere dell’intero sistema Italia”.

«Oggi – ha spiegato il presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi – è la giornata dell’orgoglio metalmeccanico, l’orgoglio per le imprese, per l’eccellenza dei suoi prodotti e per il ruolo trainante del settore. Per l’economia del Paese la metalmeccanica non è soltanto il cuore dell’industria italiana e il più rilevante tra i comparti manifatturieri per la sua capacità di contribuire alla produzione della ricchezza nazionale (8%) e di dare lavoro a oltre 1,8 milioni di persone. Lo è anche per la sua propensione all’innovazione, per la spinta competitiva delle sue imprese che si rinnovano e si internazionalizzano e per la volontà e la capacità di reagire, tutti elementi che costituiscono un volano per l’intera economia. Il settore è pronto a fare la sua parte, con il suo capitale di idee, creatività e qualità che ha concorso al successo mondiale del Made in Italy».

Tuttavia la metalmeccanica non può ribaltare le sorti del Paese da sola. Tra le azioni da intraprendere subito, a parere di Federmeccanica, ci sono “il rilancio della domanda interna tramite maggiori investimenti, un mercato del lavoro efficiente e inclusivo in un sistema che stimoli la partecipazione e la produttività, una politica industriale che favorisca l’innovazione e permetta alle nostre imprese di affrontare la sfida della quarta rivoluzione industriale, ormai alle porte. Il primo punto in agenda sono gli investimenti. Maggiori investimenti pubblici in infrastrutture possono invertire la tendenza della domanda interna e aiutare la ripresa. Ma uno sforzo significativo deve anche provenire dai privati al fine di potenziare gli investimenti in ricerca, in macchinari e attrezzature per ridare slancio alla competitività dell’industria. Per favorirli l’unica via è liberare risorse da destinare all’industria eliminando gli sprechi, ma soprattutto attraverso una politica seria e determinata di spending review. Dovranno inoltre essere utilizzati al meglio i finanziamenti di 300 miliardi di euro previsti dal piano straordinario Juncker nel prossimo triennio a sostegno degli investimenti pubblici e privati nei Paesi dell’Unione Europea”.

Secondo Storchi, «l’attuale Governo deve trasformare le aspettative positive che ha diffuso in cambiamenti concreti, per fare in modo che quelle aspettative si trasformino in fiducia. Questo significa una legge elettorale che dia a chi vince una solida maggioranza per governare ed un iter legislativo che consenta una rapida applicazione delle nuove norme. Occorre attuare fino in fondo una riforma del mercato del lavoro che renda chiare le regole, e introduca la necessaria flessibilità imposta dal nuovo scenario economico mondiale tutelando nel contempo il lavoratore in quanto persona. Prioritario, inoltre, è l’abbattimento del cuneo fiscale che nel nostro Paese è pari al 53% del costo del lavoro a fronte di una media UE del 44% e la riduzione della tassazione che grava sulle imprese e che incide sui profitti per il 65,4% rispetto ad una media UE del 42%. L’abolizione dell’Irap sulla componente lavoro prevista dalla Legge di Stabilità va nella giusta direzione, ma ancora molto resta da fare».

Durante la conferenza stampa tenutasi all’Ain, Dalla Rosa e Casarino hanno, tra l’altro, illustrato e commentato i dati relativi al settore metalmeccanico contenuti nelle previsioni congiunturali elaborate dall’Ain per il quarto trimestre del 2014. Il saldo tra gli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quelli che sono pessimisti sull’incremento della produzione si attesta a 6,9 punti contro i 3,2 del terzo trimestre 2014, mentre si registra una decisa contrazione dell’indicatore relativo agli ordini esteri, il cui saldo ottimisti/pessimisti è pari a zero, a fronte dei precedenti 24,1 punti. In lieve miglioramento, con un saldo ottimisti/pessimisti che sale da zero a 3,5 punti, risulta invece l’indicatore relativo agli ordini totali. Si mantiene positivo, anche se in riduzione da 12,5 a 3,4 punti, il saldo ottimisti/pessimisti sulle aspettative di allargamento della base occupazionale mentre la percentuale di imprese che intendono fare ricorso alla cassa integrazione sale al 17,2% dal precedente 15,6%. Il 41,4% delle imprese del settore, inoltre, dichiara di voler effettuare investimenti marginali (46,9% il dato precedente) mentre il 34,5% degli imprenditori, rispetto al 28,1% del terzo trimestre 2014, procederà a investimenti “significativi”. Stabile ma sempre elevata, al 48,3%, è la percentuale di imprese che dichiara ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti.