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Home restaurant: la posizione del Ministero dello sviluppo economico

Luigi Minicucci (Confesercenti)

Novara - "E’ noto - spiega il direttore di Confesercenti Novara-Vco, Luigi Minicucci (nella foto) - come nel nostro Paese stia prendendo piede una nuova moda, che va sotto il nome di “social eating”: tra le ragioni del diffondersi del fenomeno vi sarebbe la voglia di scoprire qualcosa di più sulle tradizioni gastronomiche locali e contemporaneamente socializzare. Al social eating è nella maggior parte dei casi collegato l’ulteriore aspetto, del realizzare le esigenze sopra descritte in un’abitazione privata: si tratta dei cosiddetti “home restaurant”. Ma ciò, da fenomeno di costume, si è presto trasformato in un business, poiché gli incontri gastronomici non si realizzano con il semplice strumento dell’invito a cena privato e/o del passaparola, ma sono organizzati mediante la rete internet e l’intervento di soggetti terzi che intermediano la prestazione, su veri e propri siti dedicati. Finora tutto ciò si è svolto fuori da ogni regola di diritto, in un ambito totalmente libero da un punto di vista amministrativo e fiscale, ma era ovvio che, quanto più un’occasione di puro intrattenimento assume i contorni di una vera e propria attività economica, tanto più necessita di una disciplina. Per tali motivi, il Ministero dello sviluppo economico, rispondendo al quesito posto da una Camera di commercio, che chiedeva informazioni inerenti l’apertura e la gestione di un’attività che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso un domicilio privato in giorni dedicati e per poche persone, trattate come ospiti personali ma paganti, ha emesso una Risoluzione che attualmente offre l’unica possibile chiave di lettura del fenomeno “home restaurant” dal punto di vista del trattamento giuridico. Ad avviso del Ministero, l’attività in discorso, anche se esercitata solo in alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto, sebbene i locali in cui i prodotti vengono preparati e serviti siano privati, sono comunque locali attrezzati aperti alla clientela. In definitiva, in linea con quanto affermato dal Ministero, per avviare un’attività di “home restaurant” occorrerà: - presentare i requisiti di onorabilità per l’esercizio di un’attività di somministrazione di alimenti e bevande; - acquisire i requisiti professionali per la somministrazione di alimenti e bevande; - presentare una SCIA o, per le zone tutelate soggette a programmazione, una richiesta di autorizzazione. Fino a qui l’interpretazione ministeriale: ma, spingendosi oltre, si dovrebbe aggiungere che, trattandosi di attività a tutti gli effetti disciplinata dalle norme in materia di somministrazione di alimenti e bevande, l’interessato dovrebbe anche rispettare la normativa urbanistico edilizia e quella igienico-sanitaria. E ciò porta con sé anche che, fino ad un’eventuale diversa disciplina, l’attività andrebbe considerata attività d’impresa, con l’obbligo di iscrizione al Registro delle imprese e gli adempimenti di tipo fiscale e contributivo. In mancanza, l’attività esercitata dovrebbe essere considerata abusiva, con l’applicazione delle consequenziali sanzioni".