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L’economia piemontese e l’innovazione

Focus su crisi, prospettive e investimenti nell’incontro organizzato da Camera di Commercio e Banca d’Italia

Novara - “L’economia del Piemonte e la sfida dell’innovazione” è stato il tema dell’incontro organizzato da Camera di Commercio di Novara e Banca d’Italia nel pomeriggio di giovedì 18 giugno presso la sede camerale. «Gli effetti della crisi sono visibili sul tessuto produttivo novarese – ha commentato Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara – e lo dimostrano la perdita di 805 imprese tra 2009 e 2014, così come quello dei dipendenti, diminuiti di oltre 6.1.00 unità nel periodo 2009-2013. Il 2005 è iniziato con un mood più favorevole sul fronte delle aspettative degli imprenditori, che trova conferma nella perfomance positiva delle esportazioni provinciali, pari +0,3% nel primo trimestre 2015, variazione che sale al +3,2% al netto dell’impatto dei prezzi dei prodotti petroliferi raffinati».

Sono quindi intervenuti in rappresentanza della Banca d’Italia Ezio Gamerro, direttore della Filiale di Novara e Luigi Capra, direttore della Sede di Torino, i quali hanno ringraziato il mondo produttivo per le informazioni rese disponibili all’attività di analisi svolta dall’istituto, informazioni da cui è emersa un’intonazione di miglioramento, a Novara prima che in altri territori. Ad entrare nel merito dei dati è stato Roberto Cullino, della Divisione Analisi e ricerca economica territoriale della Banca d’Italia: «La crisi ha avuto effetti significativi sulla propensione ad investire delle imprese, ma quelle innovative hanno continuato a farlo in misura più intensa delle altre. Nel 2014 la situazione economica si è stabilizzata e ciò ha favorito un miglioramento delle previsioni degli imprenditori per l’anno in corso, pur con un persistente livello di eterogeneità ed incertezza».     

Giorgia Casalone, ricercatrice presso il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, ha approfondito il tema del capitale umano a servizio dell’innovazione. «Secondo l’OCSE siamo alle porte di una vera e propria rivoluzione del sistema produttivo il cui asset cruciale è il capitale basato sulla conoscenza – ha spiegato Casalone – ma solo un terzo dei lavoratori possiede le competenze sufficienti per adattarsi ad un ambiente ad alta tecnologia. La perdita di produttività del nostro Paese dipende dall’incapacità di utilizzare in modo proficuo gli input a disposizione, su cui pesano fattori quali burocrazia, infrastrutture e scarsa chiarezza normativa, oltre ad un gap nei livelli di istruzione formali di almeno 30 anni rispetto ai principali Paesi OCSE. Va comunque detto che le innovazioni che hanno i maggiori spillover effect vengono dal settore industriale e l’Italia è ancora uno dei Paesi OCSE con la maggiore quota di PIL prodotta da tale settore».

Investimenti e innovazione sono stati ripresi anche da Ruggero Gambinichief financial officer di Isagro S.p.A. «È per noi un motivo di orgoglio essere presentati come un esempio di eccellenza del territorio – ha esordito Gambini – Isagro rappresenta uno small global player, piccolo per dimensione, ma globale perché basato sulla ricerca: si tratta infatti dell’unica azienda italiana che svolge ricerca innovativa sugli agrofarmaci con un centro, quello novarese, di 10mila mq e rinnovato nel 2015 con 7 milioni di euro di investimenti; cento persone impiegate nella R&S e nove molecole originate, di cui una in sviluppo, ognuna delle quali richiede dai 100 ai 200 milioni di dollari di investimento e un time-to-market di 10-12 anni».