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LABANT CITTÀ FUTURA, UN WORKSHOP PER IL LABORATORIO ANTONELLIANO

Novara - Conto alla rovescia per LabAnt Città Futura. A Novara un Laboratorio Antonelliano grazie all’iniziativa dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori delle Province di Novara e Vco in collaborazione con il Comitato d’Amore per Casa Bossi. La finalità è quella di immaginare la città futura attraverso nuove idee e visioni che traggano spunto dal rapporto speciale tra l’Antonelli e la sua città. Scade il 18 settembre il termine per l’invio di idee e progetti (all’indirizzo architetti@novara-vco.awn.it) finalizzato al workshop che si terrà a Casa Bossi venerdì 23 settembre: sarà coordinato dal professor Maurizio Carta, nell’ambito della V edizione di novarArchitettura, e avrà come oggetto la sistematizzazione delle idee e degli spunti progettuali emersi. Esperto di pianificazione urbana e territoriale, pianificazione strategica e rigenerazione urbana, Carta è professore ordinario di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Senatore Accademico dell’Università di Palermo e attualmente prorettore alla Terza Missione, Pianificazione strategica e Cooperazione con il territorio dell’Università degli Studi di Palermo: è il teorico italiano della “città creativa”. Da poco sugli scaffali il suo ultimo libro, “Città aumentate. Dieci gesti-barriera per il futuro” (Il Margine). Il workshop è aperto a tutti: per gli architetti la partecipazione prevede il riconoscimento di Crediti Formativi (CPF) in approvazione dal CNAPPC. Per iscriversi al workshop è necessario inviare un’idea-progetto secondo le indicazioni seguenti: titolo idea-progetto; autore/i; esposizione dell’idea/spunto progettuale, attraverso un unico elaborato sintetico di 1 pagina A4, liberamente composto da testo e immagini. Ogni idea-progetto è recapitata al professor Carta che comporrà un “mosaico” di suggestioni utile per il workshop. Intorno ai materiali raccolti si cercherà di elaborare una conversazione basata sull’approccio Cityforming Protocol. 

«Il rapporto tra l’opera di Antonelli e Novara – spiegano gli organizzatori - è un fenomeno ascrivibile a poche città italiane e come tale degno di una specifica riconoscibilità. Possiamo pensare ad Andrea Palladio a Vicenza, Giuseppe Zimbalo a Lecce, Rosario Gagliardi a Noto, Biagio Rossetti a Ferrara, Bernardo Rossellino a Pienza, Francesco Gallo a Mondovì, Giuseppe Terragni a Como, Mario Ridolfi a Terni, ma non si tratta di casi frequenti e proprio per questo oggi andrebbero indagati come fattori specifici di identità. Con una europea la lista di casi si potrebbe allungare a molte altre situazioni quali quelle di Willem Marinus Dudok a Hilversum, Olanda; Georges Eugène Haussmann a Parigi; Jože Plečnik a Lubiana, Slovenia; Alexander Thompson a Glasgow, Scozia, e chissà quanti altri casi si potrebbero indagare. L’originalità del neoclassicismo antonelliano connota l’Ottocento novarese con un carattere distintivo ben presente nella città storica del capoluogo e in molti altri paesaggi del territorio provinciale. È l’Ottocento che proietta Novara nella modernità assegnandole quel ruolo di integrazione e ibridazione tra Piemonte e Lombardia che conserva tuttora. In quell’epoca si rafforza un tessuto produttivo plurisettoriale che contraddistingue l’economia novarese e si configurano le grandi istituzioni urbane, nel sistema delle caserme, delle scuole, degli ospedali, della banca e dei grandi opifici nei settori del tessile, della meccanica, della chimica, dei trasporti e dell’agroalimentare. Sono oltre cinquanta le architetture neoclassiche che caratterizzano ancora oggi la città. Oltre all’Antonelli gli altri protagonisti di quel periodo sono l’architetto Stefano Ignazio Melchioni, l’architetto Giovanni Antonio Melchioni, l’architetto Luigi Orelli, l’ingegnere civico Antonio Agnelli, l’ingegner Antonio Busser, l’architetto Paolo Gaudenzio Rivolta e don Ercole Marietti».

Per info https://www.casabossinovara.com/laboratori-antonelliani e https://www.architettinovaravco.it/.