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Mons. Brambilla: Il problema non è il mezzo ma l’uso che se ne fa

Una giornata di studio sui valori del denaro, della finanza e dell’etica organizzato da Res, Upo ed Ucid sul tema “Il denaro sterco del diavolo o concime per gli angeli?”

Novara - Economia, finanza ed etica sono concetti conciliabili fra loro? L’esperienza diretta degli ultimi decenni porterebbe a dire di no, in particolare dall’avvento dell’ultima crisi globale. Ma nonostante questa evidenza esistono gli strumenti per contrastare questa deriva; occorre ovviamente metterli in pratica. Si è chiuso con note positive il convegno di quest’oggi presso l’Auditorium della Bpn, organizzato, da Res (Centro Studi d’Impresa), Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale, dal titolo “Economia e Finanza vs Etica – Il denaro è lo sterco del diavolo?”.

Ad illustrare le diverse tesi in campo, finalizzate a sottolineare come sia possibile –soprattutto necessario -  contemperare le conseguenze nefaste di un capitalismo vittima di un eccesso di finanza, un parterre ricchissimo di economisti, storici, imprenditori, oltre al Vescovo di Novara Monsignor Giulio Brambilla.

In apertura i saluti di Eliana Baici (Upo), Franco Zanetta (Fondazione Bpn), Anna Chiara Invernizzi (Fondazione Crt), Davide Maggi (Presidente Ucid), Remigio Belcredi (Ordine degli Avvocati) e Mauro Nicola (Ordine dei Dottori Commercialisti).

E’ stato poi il professor Maurizio Irrera (presidente di Res) ad introdurre la prima sessione, volta ad un’analisi dei “valori” in campo (lo scambio, la moneta, l’economia, la finanza) in rapporto al periodo storico di riferimento, citando Jacques Le Goff, autore appunto de “Lo Sterco del diavolo – Il denaro nel Medioevo”.

Dalla puntuale ricostruzione dell’ultima Grande Recessione (dall’estate del 2007, con il fallimento dei mercati dei prestiti subprime, ad oggi) sono arrivate le suggestioni della professoressa Anna Carabelli, Ordinario di Economia Politica presso l’Università del Piemonte Orientale, che ne individua le cause in quattro elementi fondamentali, ovvero: il ritorno al liberismo, la finanziarizzazione dell’economia, il crescente indebitamento pubblico e privato,  gli squilibri strutturali commerciali e dei movimenti di capitale mondiali e dunque la globalizzazione.

Una situazione causata anche da fattori storici e culturali così come hanno sottolineato Valerio Gigliotti (associato di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso l’Università degli Studi di Torino) che ha sottolineato i mutati rapporti circa il valore del denaro e l’uso dello stesso nelle dimensioni etica e religiosa, dal Medioevo ad oggi, e Paolo Pietro Biancone (Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Torino) che ha invece parlato del modello della finanza islamica. “Un modello in netta espansione – ha detto Biancone – che cresce del 20 per cento l’anno e che ha forti collegamenti con i precetti del Corano oltre che con altre fonti di matrice religiosa e che si basa su quattro pilastri, ovvero: il divieto del tasso di interesse, il divieto dell’incertezza del risultato, quindi del rischio, il divieto della speculazione e la selezione, attraverso i precetti della Sharia, dei settori nei quali si può o non si può investire”.

A questo modello l’Occidente contrappone, fra le altre, possibili “soluzioni” ovvero l’etica connessa alla responsabilità sociale d’impresa, illustrata dal professor Franco Perrini (Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese della Bocconi); le società benefit, descritte dal primo firmatario della Legge in materia, ovvero il Senatore Mauro Del Barba; il crowdfunding cioè la ricerca di finanziamenti destinati alle start up ed Pmi innovative tramite le piattaforme web, descritta dalla professoressa Elena Fregonara (aggregato di Diritto Commerciale presso l’Upo),

“Il titolo del convegno è accattivante – ha detto Monsignor Brambilla – proprio perché si usa il termine Diavolo, ovvero di colui che divide. La questione è invece se il denaro debba essere sempre considerato sterco del Diavolo, oppure, al contrario non possa essere “concime degli angeli”, laddove l’angelo è la figura che unisce, che comunica. Ebbene il denaro può essere una forma di rappresentazione del bene, quando riesce, attraverso il tempo, a liberare la creatività e dunque risorse positive che ricadono a cascata sulla società. Il denaro non va demonizzato, dunque, se è utilizzato con responsabilità ed etica; il che porta a dire che il problema non è il mezzo ma come lo si utilizza”.

“C’è un modello di riferimento che è quello della responsabilità sociale d’impresa – ha sottolineato Mariella Enoc, Vice Presidente della Fondazione Cariplo – e quello va perseguito. Per cui oggi anche l’impresa deve cambiare, come di recente ha detto anche Papa Francesco ed essere attenta al consumo dell’ambiente, del territorio ed alla vivibilità”.

 “In questo nuovo ordine mondiale – è stato l’intervento di Maurizio Comoli (vice Presidente della Fondazione Banca Popolare di Novara) - dobbiamo purtroppo fare i conti con la realtà e rilevare che il ruolo della finanza “buona” non paga. Se il differenziale che le banche assumono per redistribuire le ricchezze alle imprese non è sufficiente e se non è chiaro il ruolo dei controllori, è evidente come il sistema collassi. Le regole che ad oggi sono state messe in campo sono basate su un errore di fondo, un modello di riferimento che non è sostenibile. Andrebbe al contrario valorizzato il nostro modello, che deve sostenere le nostre imprese nella loro capacità di produrre la creatività, cioè quello che tutto il mondo ci riconosce e ci invidia. Insomma è necessaria coerenza”.

“Finanza, economia ed etica debbono essere visti in un unicum – ha detto Giovanni Quaglia, Presidente di Ogr – Crt – L’origine della crisi è da ricercare nella finanza che non sostiene l’economia d’impresa ma se stessa. Occorre riconsiderare i valori del bene comune, che va inteso in un nuovo modo e che non va confuso con il bene privato ma nemmeno con il bene pubblico. Il futuro o sarà di tutti o non sarà di nessuno ed è necessario che noi si torni a lavorare tutti insieme per ridare valore alle nostre comunità, attraverso la capacità di stare insieme, lavorare insieme a beneficio appunto del bene comune e dei territori”

In chiusura la quarta sessione del convegno, finalizzata a tradurre i principi enunciati dai relatori in fatti concreti, attraverso l’analisi di una serie di “buone pratiche” con Marco Morganti (Ad di Banca Prossima) e Nazzareno Gabrielli (di Banca Etica), Lorenzo Allevi (Ad di Oltre venture Sicaf) e Paolo Rossi (Presidente Iuserfor). Infine due esperienze legate al microcredito illustrate da Andrea Limone (Ad di PerMicro spa) e Stefano Ferrari (Fondazione San Gaudenzio per il Microcredito), coordinati da Paola Pierri (Pierri Philanthropy Advisory).

Tutte le relazioni del convegno sono scaricabili dal sito www.centrores.org