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Reti d'Impresa: la parola al presidente della Camera di Commercio, Paolo Rovellotti

Novara - Incontro sulle reti d'impresa a Novara la mattina di giovedì 26 gennaio presso la Camera di Commercio. Il convegno si è aperto con i saluti dell'assessore regionale allo sviluppo economico Massimo Giordano; è quindi seguito l'intervento del presidente della Camera di Commercio di Novara, Paolo Rovellotti e del segretario generale di Unioncamere Piemonte Paolo Bertolino. Ci sono state inoltre le relazioni tecniche illustrate dal notaio Pene Vidari, dall'avvocato Re e dal commercialista Odetto,

Questo il saluto del presidente Rovellotti: “È con grande piacere che rivolgo a voi tutti un saluto e un sentito ringraziamento per la vostra partecipazione all’incontro odierno. Sono particolarmente lieto di ospitare la presentazione del progetto “Reti di impresa in Piemonte: aggiungere competitivitàal territorio”, che si terràin tutte le province piemontesi, all’interno delle Camere di Commercio locali, con l’obiettivo di illustrare le agevolazioni previste dal bando di contributo del sistema camerale regionale per favorire lo sviluppo di contratti di rete e sostenere i processi d’integrazione tra le imprese. Oggi si sente spesso parlare di rete e della necessità di “fare rete”. L’aggregazione imprenditoriale non costituisce certo una novità: si può dire, anzi, che in rete le imprese ci sono sempre state, ma per ottenere benefici reali e duraturi diventa ora fondamentale formalizzare queste reti e saperle gestire. Far percepire i vantaggi di questa particolare forma aggregativa – il contratto di rete – non è stato semplice, soprattutto all’inizio, a causa per lo più di resistenze culturali. I risultati positivi emersi nel corso del tempo hanno tuttavia confermato i vantaggi offerti da questo strumento, che, come vedremo nel corso dell’incontro, ha conosciuto una progressiva diffusione sul territorio nazionale. Senza entrare nel merito delle caratteristiche tecniche di questo tipo di contratto, che ci verranno presentate dal notaio Vidari, dall’avvocato Re e dal commercialista Odetto, vorrei sottolineare alcuni aspetti che ritengo meritino particolare attenzione. Una caratteristica distintiva del sistema imprenditoriale italiano è quello di essere costituito prevalentemente da imprese di ridotta dimensione: in provincia di Novara oltre il 90% delle imprese possiede meno di 10 addetti. Sebbene dotato di grandi eccellenze, il nostro sistema produttivo appare dunque notevolmente polverizzato, a discapito della sua capacità di impatto rispetto ai dinamici mercati esteri. I punti di forza del contratto di rete sono proprio questi: far crescere le imprese e consentire loro di operare in un ambito piùvasto di quello che ciascuna di esse potrebbe singolarmente raggiungere. La sottoscrizione del contratto, infatti, genera una realtà economicamente significativa: formare una rete implica acquisire competenze finalizzate a migliorare l’offerta di prodotti e servizi e, di conseguenza, aumenta la capacità di rispondere in maniera efficace ed incisiva alle esigenze del mercato. L’aggregazione, inoltre, rende possibile l’accesso ad opportunità altrimenti precluse alla singola impresa: finanziamenti, agevolazioni fiscali, bandi di gara pubblici e, più in generale, tutti quegli ambiti strategici e di business che presuppongono un’organizzazione più complessa. Il contratto di rete si configura dunque come uno strumento che favorisce l’applicazione dei dieci principi contenuti nello Small Business Act, principi finalizzati a creare condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese e a migliorare il contesto giuridico amministrativo dell’intera Unione Europea. In uno di essi, in particolare, si sottolinea la necessità degli Stati membri di «incoraggiare le PMI a investire nella ricerca e a partecipare ai raggruppamenti di imprese» al fine di «promuovere l’aggiornamento delle competenze e ogni forma di innovazione». Qual è, in definitiva, il valore aggiunto della rete di impresa rispetto ad altre forme di aggregazione, come i distretti o i consorzi? La parola chiave èsicuramente flessibilità. I distretti consentono di valorizzare le potenzialità produttive delle aziende di un territorio, ma hanno dei limiti legati all’appartenenza geografica. Il contratto di rete non va visto, tuttavia, come il necessario superamento del distretto: laddove quest’ultimo possiede una sua valenza, il contratto può aprire spazi di opportunità maggiori anche per il distretto stesso, andando oltre il contesto territoriale. Rispetto ad altre forme aggregative piùstabili, inoltre, le imprese mantengono un’autonomia maggiore perché ciò che condividono nella rete è un obiettivo comune e gli elementi di congiunzione ad esso finalizzati. L’unico vincolo, che è anche garanzia di una maggiore efficacia, consiste nello stabilire fin dall’inizio gli obiettivi per cui il contratto di rete nasce, ossia interessi e complementarità da mettere a fattor comune. Le Camere di Commercio si sono ‘storicamente’ dimostrate sensibili al tema delle reti di impresa, consapevoli sia della sua diffusione potenzialmente capillare, sia delle opportunità legate alla crescita della relazionalità imprenditoriale. L’obiettivo specifico del bando promosso dalle Camere di Commercio piemontesi, con il coordinamento di Unioncamere Piemonte, è quello di promuovere nel nostro territorio lo strumento delle reti di impresa, favorendone la fattibilità operativa e la relativa costituzione. Il mio invito alle imprese è quello di cogliere il supporto finanziario, informativo e tecnico messo a loro disposizione per dar vita ad alleanze e attività sempre più flessibili e innovative, vale a dire in linea con le esigenze mutevoli dei mercati e capaci di ridare competitivitàe solidità alla nostra economia”.