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Riorganizzazione e razionalizzazione della rete dei Laboratori di Analisi

Novara - Lunedì 18 gennaio, presso l’Assessorato alla Sanità Piemontese, si è tenuto l'incontro con il Direttore Regionale Fulvio Moirano, la d.ssa Sciacca e  il dr Bracco sulla riorganizzazione della rete dei Laboratori di analisi. Il tavolo si apre con un breve excursus sui contenuti della nuova Finanziaria e le possibili ricadute sulle aziende piemontesi. La F.S.I. nel prendere atto che tale progetto comporterà una sostanziale modifica al ruolo dei laboratori di analisi conseguente ai profondi cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie analitiche ed informatiche, pur condividendo ogni utile innovazione volta a contenere e meglio qualificare la spesa per l'erogazione dei servizi sanitari ai cittadini, ha tuttavia lamentato la scarsa informazione preventiva all'avvio del progetto e soprattutto l’Assessorato ha lasciato molti dubbi sulle ricadute che interessano il personale ed in particolare i Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico e le paventate esternalizzazioni per il servizio di trasporto dei campioni nei laboratori sede di HUB.

La nuova rete prevede tre tipi di laboratori analisi: 

1) I laboratori HUB devono garantire le stesse tempistiche di processazione e di refertazione per le analisi provenienti dal proprio ospedale e per quelle provenienti dagli ospedali dell’area di competenza, e comunque assicurare la massima qualità analitica e rapidità di risposta.

2) I laboratori spoke che non devono superare come tipologia le 50 unità, comprese quelle previste come urgenze dalla DD n. 948/2012, e come numero di analisi quelle oggi effettuate per pazienti di pronto soccorso e ricoverati

3) I punti analisi che eseguiranno una limitata tipologia di analisi, adeguate a quelle necessarie per rispondere in urgenza alle esigenze cliniche dei pazienti afferente.

Con il provvedimento l’Assessorato dispone che i Direttori Generali quantifichino il fabbisogno di personale rapportandolo al nuovo carico di lavoro, alla tipologia e al volume delle prestazioni. Caldeggia la mobilità volontaria ed omette di individuare gli indicatori utili a verificare l’adeguato rapporto personale/carichi di lavoro. Sposando, intimamente, il modello proposto dall’Agenas che prevede un numero di operatori minore, giacché nella nuova organizzazione non ci sarà differenza fra esami di routine e di urgenza, e il personale sarà quindi interscambiabile.

Al momento restano completamente non affrontate le questioni riguardanti gli scenari inerenti le dotazioni organiche previste nei nuovi laboratori analisi e le possibili mobilità volontarie o meno in cui il personale potrebbe vedersi coinvolto.

La FSI rafforza la posizione assunta al tavolo “occorre tracciare precise regole, idonee a gestire la mobilità del personale eventualmente in esubero” . Prima di coagulare l’intero progetto vanno definiti i requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici a garanzia della sostenibilità del sistema sanitario regionale e non certo a discapito della collettività e dei lavoratori.