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Landfill Mining: non la tecnologia ma una possibile tecnologia per Ghemme

Gian Carlo Locarni

Ghemme - "Come sempre quando si affrontano problematiche ambientali come la discarica di Ghemme - afferma Gian Carlo Locarni, responsabile nazionale dipartimento ambiente Lega Nord - ci si può trovare su posizioni diverse tra i vari attori che si occupano di salvaguardia ambientale nei diversi livelli della nostra società, siano essi amministratori locali, politici o rappresentanti di associazioni ambientaliste. Ciò nonostante non ho alcuna remora ad affermare che il sottoscritto si è trovato molte volte d’accordo con l’ing. Fabio Tomei coordinatore del CARP, come anche da quest’ultimo sottolineato. Il sottoscritto e credo, senza timore di smentita alcuna,  l’ing. Tomei sono mossi dalla volontà di salvaguardare il più possibile il territorio e questo fa si che ad entrambi molte posizioni espresse possano ritenersi univoche. Mi preme sottolineare, viste le affermazioni di Tomei, che il percorso di bonifica da me suggerito da prendere in considerazione ovvero il Landfill Mining, non è la soluzione assoluta ma una corretta proposta, anzi l’unica proposta allo stato dell’arte attuale visto che altri soggetti sia istituzionali che privati non hanno proferito verbo in merito, portata per tentare di sbloccare questo stato di attendismo che non può che peggiorare la situazione ambientale ghemmese e non solo. Mi permetto di correggere l’amico Tomei in quanto tale metodologia di bonifica ( sua affermazione che non vi era traccia di uso della stessa sul territorio nazionale) è già stata usata in passato, come indagine di fattibilità, in quel di Campodarsego (PD) e non ultimo nel bonificare il percorso dell’alta velocità nel tratto modenese, dato che i binari dell’alta velocità attraversano, in parte, la discarica di Modena con relativa bonifica di 150.000 metri cubi di rifiuti. Senza dimenticare i vantaggi del metodo suggerito, sempre opinabile ci mancherebbe ma confrontiamoci e soprattutto si confronti il consorzio medio novarese su questo suggerimento, che ripeto è una proposta e non la soluzione definitiva. Vantaggi che vado qui ad elencare: − la rimozione dell’ammasso dei rifiuti consente una risoluzione totale e definitiva del problema ambientale, essendo eliminata completamente la fonte di potenziale contaminazione; − vengono rimossi rifiuti pericolosi eventualmente presenti, smaltiti quando le normativa erano meno restrittive; − si recuperano materiali suscettibili di essere riciclati (metalli ferrosi e alluminio), materiali ad alto potere calorifico (carta, plastica, tessili, legno) che possono convenientemente essere utilizzati a fini energetici e materiali inerti direttamente reimpiegabili (sassi, ghiaia, cocci, ecc.)  − i materiali fini recuperati possono essere utilizzati come copertura giornaliera in lotti di discarica in esercizio, riducendo i costi di acquisto dall’esterno del terreno di copertura; − qualora l’area della vecchia discarica possa essere ancora destinata a tale uso vengono recuperati volumi per il deposito di nuovi rifiuti; (non è il caso nostro)  − vengono completamente eliminati i costi derivanti da operazioni di monitoraggio e post-chiusura della discarica; − qualora la zona della discarica rivesta particolare interesse territoriale si ha il recupero di aree da destinare a diverso sviluppo funzionale. A questi si vanno a sommare i benefici economici qui elencati: L’applicazione in scala reale di un intervento di Landfill Mining comporta dei potenziali benefici economici (di natura indiretta) che derivano dal riciclo, dal riutilizzo o dal recupero energetico per via termica dei materiali separati, dall’aumento di volume eventualmente disponibile per il nuovo deposito di rifiuti ( non è il nostro caso), dalla riduzione dei costi di chiusura, post-gestione e monitoraggio della discarica, dall’eventuale riqualificazione paesaggistica o funzionale della zona di interesse. C’è poi un nuovo aspetto sul quale solo ultimamente si sta concentrando l’attenzione e che può rappresentare un interessante beneficio di cui tener conto nell’analisi di fattibilità economica dell’intervento: poiché l’applicazione di un intervento di Landfill Mining comporta di fatto una riduzione delle emissioni di metano CH4 e anidride carbonica CO2 dalla discarica (dal momento che viene attuata la rimozione definitiva della fonte di emissione, i rifiuti), dovrebbero essere  previsti dal Protocollo di Kyoto dei finanziamenti (carbon credit) per la realizzazione del progetto. I potenziali benefici economici derivanti dalla realizzazione di un intervento di Landfill Mining, possono ricadere, quindi, all’interno di due categorie: i benefici legati al risanamento dell’area di discarica (riduzione dei costi di chiusura e monitoraggio, riduzione dei costi di smaltimento di biogas e percolato, finanziamenti derivanti dalla riduzione delle emissioni di metano ed anidride carbonica in atmosfera) e i benefici risultanti dall’ottenimento di frazioni riciclabili. In particolare, i vantaggi economici derivanti dal recupero, dal riciclo o dal riutilizzo delle diverse frazioni separate dai materiali scavati di effettivo interesse commerciale (suolo, frazione combustibile, inerti, metalli), dipendono da vari fattori quali: la qualità, in termini di purezza, della frazione separata; le prospettive di inserimento della stessa ed i relativi prezzi proposti nel mercato locale. Per questo motivo risulta di particolare interesse effettuare nella fase preliminare dell’intervento un’analisi di sensibilità sui prezzi di mercato delle diverse frazioni separate che possono avere un effettivo interesse commerciale. Ovviamente, la fattibilità economica di un intervento di Landfill Mining è commisurata non solo all’esistenza di un effettivo mercato per i materiali separati, ma al fatto che gli stessi costituiscano una quantità significativa in volume rispetto al volume totale dei rifiuti inizialmente depositati in discarica: questo, infatti, si traduce in un pari volume recuperato. Si ritiene, inoltre, che vi sia una forte corrispondenza tra la presenza di alcuni materiali riciclabili e l’età della discarica: alcuni di essi, infatti, sono presenti in maniera rilevante solo se l’impianto è sufficientemente vecchio, in conformità all’evoluzione della legislazione locale di settore e all’implementazione della raccolta differenziata. In questo senso, quindi, non solo un’indagine di mercato, ma anche la conoscenza dell’età della discarica può fornire importanti informazioni sui possibili benefici economici che si possono trarre dal recupero e riutilizzo delle diverse frazioni separate che possiedono un effettivo interesse commerciale. Concludo ricordando la massima disponibilità del sottoscritto per trovare una soluzione efficace al problema e soprattutto la massima disponibilità al confronto con chiunque come il sottoscritto e l’ing. Tomei, mette la salute ambientale del territorio e dei cittadini al primo posto".