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“Rogo di Primavalle”: Gioventù Italiana Novara non dimentica i martiri della storia missina

Novara - “La loro unica colpa era quella di appartenere ad una famiglia legata al Movimento sociale- dice Ivan De Grandis, Segretario Provinciale di Gioventù Italiana - ma i crimini comunisti non vanno dimenticati. Quegli anni sono stati davvero terribili per la gioventù di destra, lo slogan era “uccidere un fascista non è reato” e quella dei fratelli Mattei è sicuramente una delle pagine più vergognose della storia della sinistra italiana, un crimine orribile. Penso che oggi “La Destra” sia l’unico soggetto politico titolato a proseguire la “buona battaglia” che fu del MSI prima e di AN poi ed il nostro movimento giovanile, erede morale del “Fronte della Gioventù” non può che ritenere importante e doveroso, nella sua azione politica, mantenere viva la memoria di tutti i martiri degli anni di piombo morti ammazzati per la vile mano dei comunisti”

Nella notte del 16 aprile 1973, tre militanti di Potere Operaio appiccarono il fuoco alla porta dell'abitazione del segretario della sede del Msi di Primavalle. Due dei suoi sei figli, Virgilio di 22 anni e Stefano di soli 8, rimasero bloccati nell'appartamento e morirono arsi vivi nell'alloggio popolare dove vivevano con il padre, Mario, netturbino e segretario della sezione 'Giarabub' dell'Msi, la madre Anna e altri quattro fratelli. Ad appiccare il fuoco, con una tanica di benzina versata sotto la porta. Individuati i tre colpevoli, Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo. Stefano e Virgilio Mattei vennero trovati carbonizzati e abbracciati vicini alla finestra: la loro 'colpa' quella di essere figli di un ''fascista'' inun quartiere di Roma che ''rosso'' era e ''rosso'' doveva restare.

Queste le parole di Bruno Vespa che nel suo libro “Rai, la grande guerra” rievoca l’orrendo spettacolo del Rogo di Primavalle:  « Il 16 aprile 1973 arrivai con una troupe poco dopo l’allarme, dato alle quattro del mattino. Vidi il corpo carbonizzato del figlio maggiore di Mattei, Virgilio, ricurvo sulla ringhiera del balcone come un’orrenda coperta nera. Alle sue spalle c’era il cadavere del fratellino Stefano, dieci anni, bruciato anche lui. Il resto della famiglia s’era salvato, a prezzo di ferite gravi, gettandosi dal terzo piano »

Gli attentatori lasciarono sul selciato una rivendicazione della loro azione: “Brigata Tanas – guerra di classe – Morte ai fascisti – la sede del MSI – Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria”.