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Bersani passa da Novara prima di chiudere la sua sfida per le Primarie

Enrico Ruggerone e Pier Luigi Bersani

Novara - Un passaggio veloce, circa un'ora, ma significativo quello del segretario nazionale del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, a poche ore dall'apertura delle urne che decreterà il vincitore del ballottaggio tra lui e Renzi per la guida del centrosinistra alle prossime Politiche. Innanzitutto ha stupito la puntualità: era atteso per le 14.30 all'Hotel Europa in corso Cavallotti e addirittura in anticipo di qualche minuto è arrivato con la sua auto blu. E poi, dopo il saluto a vari vip della politica locale (c'era a fare gli onori di casa anche il sindaco Ballarè, anche se dichiaratamente schierato con il collega di Firenze) come Ruggerone, Manica, Biondelli, Rampi, Vedovato, Ferrara, Ferrari, Cattaneo, Besozzi, Galli e Barini, il suo discorso. Tutto a braccio, durato circa un'ora nel corso della quale ha toccato vari punti: dalla crisi economica alle condizioni in cui si trova il nostro Paese, dall'avversità per il Modello Berlusconi ai timori dell'avvento del 'Grillismo'. Quindi non sono mancate alcune sottolineature verso il 'competitor' Renzi e alcuni richiami su come intende operare se diverrà un domani Presidente del Consiglio.

"Il male peggiore di questi ultimi anni - ha spiegato Bersani - è per me l'enorme distacco che si è creato tra il mondo 'reale' e la politica. Il successo e la grande partecipazione di pubblico alle Primarie stanno cercando di scalfire quel muro gigante, ma è una strada molto difficile. Attenzione però a non farsi ammazzare dal fuoco amico (il riferimento era per Renzi), quando il nostro vero avversario non è all'interno del nostro stesso partito, ma dall'altra parte, nel centrodestra, una parola - appunto destra - che non ho mai sentito proferire in questi mesi di battaglia per le Primarie. E' curioso poi vedere come la sinistra abbia un atteggiamento per cui se c'è qualcosa di sbagliato è sempre colpa nostra, mentre dall'altra parte non ci si assume mai le proprie responsabilità, anzi si dice che è colpa degli altri. Il rigore di Monti non è una cosa campata in aria, ma uno strumento necessario per rispondere a quel patto firmato da Berlusconi e Tremonti lo scorso anno con l'Europa, poco prima della caduta del Cavaliere. Noi abbiamo dimostrato sin dai primi giorni grande lealtà al premier Monti, pur con molti distinguo e rimanendo della nostra idea su vari argomenti. Ad esempio ci è piaciuto il riconoscimento della Palestina, che vergognosamente non era mai stato fatto prima. Non ci è piaciuta invece la riforma delle pensioni, con la gestione molto sbagliata della questione relativa agli esondati. Lo stesso vale per la scuola, la ricerca e l'università per le quali è necessario sì rigore, ma anche il riconoscimento del gran lavoro che i nostri insegnanti compiono ogni giorno. E poi non dobbiamo dimostrare nulla come centrosinistra ai mercati internazionali, visto che persone del calibro di Prodi, Ciampi, Padoa Schioppa e Visco hanno fatto di tutto per portarci in Europa e non hanno invece raccontato barzellette facendoci deridere in tutto il mondo come qualcun altro ha fatto. L'Europa deve invece aver paura del ritorno di Berlusconi, di Grillo e delle sue idee anti-europeiste e della Lega Nord. Le parole chiave nel nostro programma sulle quali ruoterà tutta la nostra azione di governo saranno moralità e lavoro. E poi dobbiamo dare cittadinanza ai bambini nati in Italia, proprio perché italiani e cresciuti come tali nel nostro Paese; dobbiamo anche assicurare i diritti alle coppie civili e dare una scossa per l'occupazione partendo dal rapporto con gli enti locali. Sono i Comuni il vero motore della nostra economia, se si bloccano loro è finita. L'edilizia è a terra, la produzione industriale in 5 anni ha perso 20 punti in percentuale. Ma di chi è la responsabilità? Nostra o di chi era a Palazzo Chigi? L'Italia non può essere messa all'angolo in Europa: è una delle nazioni fondatrici ed è con Germania e Francia tra quelle che dà più fondi. Inaudito che la paura che c'è in alcuni Stati del Nord di perdere consenso per posizioni xenofobe, direi quasi 'leghiste', nei confronti degli Stati mediterranei blocchi gli aiuti e gli investimenti verso questi Paesi, tra cui ci siamo anche noi. Abbiamo il dovere di ricostruire, di far ripartire e girare la ruota, tutti insieme, con i giovani che si danno da fare e vengono messi nelle condizioni di farlo grazie anche all'esperienza di chi è più 'anziano'. Non è una questione di carta d'identità ma di serietà. La pianta senza radici non cresce e non dà frutto. Non sono qui per piacere e per incantarvi con proclami su miracoli da fare, ma per dire in modo forte e chiaro che solo se saremo tutti uniti e in modo responsabile potremo farcela, altrimenti...".

Infine un accenno a Berlusconi e a Grillo. "I danni provocati da Berlusconi e dal suo modello di fare politica, anzi anti-politica sono fortissimi e rimarranno tali nel tempo. Una politica quella del Cavaliere che ha creato l'avversità verso la cultura del diritto e dello Stato. Non può un uomo solo al comando reggere le sorti di un Paese. Così come per quanto riguarda Grillo non è possibile che da un tabernacolo si possa governare l'Italia con metodi così anti-democratici. Ecco noi siamo democratici nel nome e di fatto. E auguro al Pdl di farle le Primarie, perché sono uno strumento fondamentale per relazionarsi con la gente e capire i suoi umori".

Sono quasi le 16 e Bersani deve lasciare Novara. Un saluto veloce, qualche stretta di mano e pacca sulle spalle e via, verso Torino dove chiuderà la sua campagna per le primarie. 

Gianmaria Balboni

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