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IL PARCO DEI BAMBINI DIVENTA “PARCO MARCELLA BALCONI”

Marcella Balconi

Novara - Martedì 20 novembre, alle ore 12, presso il “Parco dei Bambini”, il sindaco Andrea Ballarè e l’assessore Margherita Patti intitoleranno il Parco dei Bambini alla dottoressa Marcella Balconi, neuropsichiatria e politico novarese scomparsa tredici anni fa. La cerimonia avrà luogo all’ingresso del Parco, lato largo Morsuillo, sotto la scalinata che porta all’Allea San Luca.

Biografia: Marcella Balconi nacque a Romagnano Sesia l’8 febbraio 1919, figlia del dottor Giuseppe Balconi, medico e avvocato, sindaco socialista e di Amalia Berrini, quinta di cinque figli. Per parte di madre fu cugina di Giuliano, Piero, Giancarlo e Gaspare Pajetta. Al padre, organizzatore socialista di primo piano, furono dirette le revolverate che al corteo del 1° Maggio 1922 a Romagnano Sesia provocano un morto. Marcella, bambina, ne rimane impressionata per tutta la vita. Così come delle continue vessazioni, perquisizioni e devastazioni da parte dei fascisti in casa prima dell’invio al confino di polizia di Noepoli (Potenza) nel 1927 e poi a Lagonegro, fino al 1930. Laureata in Medicina all’Università di Milano con una tesi di laboratorio, fu per un certo periodo assistente universitaria in biochimica. In seguito si specializzò in pediatria e neuropsichiatria infantile, frequentando sia prima che dopo la laurea e la guerra il prestigioso ambulatorio pediatrico retto dal professor Piero Fornaia, presso l’Ospedale Maggiore di Novara. Durante la Resistenza , insieme con la cugina Mariolina Berrini, venne avviata da Giuliano Pajetta alle formazioni partigiane. Entrambe furono dapprima in Lombardia come ispettrici del servizio sanitario. Marcella Balconi si recò in Valtellina, ma una ricetta per prescrizioni mediche contro una cancrena la rese sospetta e la costrinse a trasferirsi a Torino, ove operò alle dirette dipendenze di Giacomo Scotti al Comando Regionale Piemontese, mentre Mariolina andò in Valsesia da “Cino” Moscatelli. Per questa sua attività venne in seguito riconosciuta partigiana combattente. Questa esperienza segnò il suo impegno politico e sociale. Alle prime elezioni amministrative provinciali del dopoguerra fu infatti eletta consigliere nelle liste del Partito comunista italiano. Nel 1963 venne eletta Deputato al Parlamento e l’anno dopo sindaco del Comune di Grignasco. Più tardi divenne consigliera al Comune di Novara, assessore ai Lavori pubblici e poi Assessore al decentramento. Nel lavoro amministrativo a livello locale, privilegiò, sempre e in modo battagliero i soggetti e i problemi da sempre individuati come strategici per l’affermazione di un mondo migliore. Come sindaco di Grignasco, nel 1964, si batte per trasformare il tradizionale doposcuola, prefigurando il tempo pieno, e stanziò risorse ingenti per la costruzione di scuola materna e asilo nido. Più tardi, appunto come assessore al comune di Novara, si impegnò per la ristrutturazione del “Parco dei bambini” e organizzò un rigoroso corso di formazione per chi avrebbe dovuto lavorare negli asili nido. Non trascurò mai i suoi bambini e la sua professione, che proseguì ‘parallela’ all’impegno politico: nel 1948 fu vicepresidente dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Si occupò di nidi e brefotrofi, di scuole materne ed elementari, confidando nell’importanza delle strutture materno-infantili del territorio. Nel 1949 iniziò la sua preparazione in neuropsichiatria infantile a Losanna, ove confluivano da tutta Europa studiosi come Lebovici, Diatkine e De Ajuraguerra. Secondo diversi colleghi ed amici si dedicò quasi esclusivamente alla neuropsichiatria infantile e non a quella degli adulti perché convinta che i bambini fossero i soggetti più deboli e che quindi abbisognassero maggiormente delle sue cure. Curare i bambini significava aiutarli a diventare adulti sani. Cioè a rendere la società, nel suo complesso, migliore. Aprì a Novara il primo “centro medico pedagogico”, mentre la stessa cosa facevano Giovani Bollea a Roma e Mariolina Berrini a Milano (saranno infine ricordati come le tre “B” della neuropsichiatria italiana). Diede il suo contributo di esperienza e conoscenza profonda, sostenendo i diritti dell’infanzia, delle lavoratrici madri e dei malati, e illustrò le linee culturali della futura riforma degli ospedali psichiatrici, nel dibattito che portò all’approvazione, nella legislatura che terminò nel 1968, della riforma del servizio sanitario (la legge 132, più nota come legge Mariotti). Si battè per l’istituzione della scuola materna statale che, sempre nel 1968, dopo un travagliato iter parlamentare, venne approvata nella legge 444. Scrisse numerosi saggi di carattere scientifico e un fondamentale libro di psicoanalisi infantile. Si spense a Novara il 5 febbraio 1999".