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Il testo dell'intervento del sindaco Ballarè alla Leopolda, ospite del 'collega' Renzi

Il sindaco di Novara, Andrea Ballarè

Novara  - Quella della Leopolda, dove il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha riunito numerosi 'colleghi' da tutta Italia e vari esponenti dell'area del Partito Democratico, è stata senza dubbio una delle iniziative politiche più interessanti di questa seconda parte di 2011. Tra i presenti e invitati a parlare dal palco, c'era anche il primo cittadino di Novara, Andrea Ballarè. Questo il testo del suo discorso.

"Questa che vedete è la mia città, Novara. Centomila abitanti, al centro della pianura tra Torino e Milano. La città degli atlanti geografici della De Agostini e dei Pavesini. Da qualche mese è anche la città di una piccola grande squadra di calcio che ha riguadagnato la serie A dopo 55 anni. In verità per molto tempo Novara è stata soprattutto la città di Roberto Cota e della Lega Nord. Quando ho cominciato il percorso della campagna elettorale, alla fine dello scorso inverno, molti mi dicevano con scetticismo: non ce la farai mai! Questa è un feudo della Lega, non possono perdere! Se avessi ragionato come si fa di solito, non avrei proprio cominciato questa avventura. Faccio il commercialista, ho una vita tranquilla e serena con la mia famiglia e tanti amici. Ma fin da ragazzo mi hanno insegnato che la politica è innanzitutto servizio. Ed allora ho deciso di mettermi in gioco. Ho pensato che fosse venuto il momento in cui si deve  smettere di dire agli altri che cosa bisognerebbe fare e per cominciare a farlo in prima persona, il momento in cui dobbiamo metterci la faccia. Ed è andata che oggi sono qui a parlarvi come sindaco di Novara! Cosa c’entra tutto questo con la riflessione che qui alla Leopolda in questi giorni si sta portando avanti? C’entra, perché forse quello che abbiamo fatto a Novara lo si può fare a livello nazionale. Cosa abbiamo cambiato? Anzitutto il linguaggio e l’atteggiamento “culturale”. Io non ho fatto una campagna elettorale “contro”. Ho detto quello che non mi piaceva e quello che avrei fatto. Ho scelto di parlare al futuro. Ho parlato al futuro, perché il futuro è completamente affidato alle nostre mani, dipende da noi, dalle scelte che facciamo oggi. E allora ho parlato ai miei concittadini innanzitutto di responsabilità, quella che dobbiamo assumerci noi! E poi di cose concrete: il lavoro che non c’è e che può essere ritrovato solo grazie a una crescita nuova, sostenibile, creativa. E poi le strade da rimettere a posto, il traffico e l'inquinamento da ridurre e i posti negli asili nido da aumentare, una scuola che formi veramente ed un sistema di servizi sociali che rispondano alle povertà nuove e a quelle vecchie. Sono i problemi della mia città e di tutto il Paese. I cittadini li conoscono bene. E per questo non basta elencarli e ripetere che chi ha governato finora senza risolverli se ne deve andare! Perché hanno perso? Perché hanno promesso e non mantenuto. Come Berlusconi con gli italiani. Noi abbiamo smesso di lamentarci. Siamo tornati in mezzo alle piazze, a parlare con le persone, a fare proposte. Abbiamo rinnovato fortemente le candidature e dopo dieci anni abbiamo riportato a votare per noi molte persone, le associazioni e gli imprenditori, che si sono fidati delle nostre proposte e di chi le portava avanti. Abbiamo costruito una Giunta che ha dando spazio ad una nuova classe dirigente fondata sul merito e sulle competenze. E’ una giunta giovane: 44 anni di età media, un terzo di donne, tre tecnici di valore indipendenti dai partiti, tutta gente che conosce i termini delle deleghe affidatele. Non si lavora per ambiti di delega ma per obiettivi: per esempio aree tematiche come quella della famiglia e quella dei giovani sono le matrici all’interno delle quali più assessorati operano in sinergia tra loro. Poi abbiamo iniziato a lavorare. Per prima cosa ci siamo impegnati per dare una boccata di ossigeno alle aziende novaresi e abbiamo sbloccato 21 milioni di euro di pagamenti a fornitori. E abbiamo iniziato una operazione di riduzione della burocrazia abolendo la commissione edilizia e dimezzando così i tempi delle pratiche edilizie e facendo risparmiare tempo (che è denaro) agli imprenditori e ai cittadini; perché dobbiamo arrivare al punto in cui il cittadino e l’imprenditore devono vedere il Comune/Lo Stato/le istituzioni come un “amico” e non un “qualcuno che certamente mi creerà un problema!”. Poi abbiamo cominciato ad affrontare i problemi di tutti i giorni delle persone normali: manutenzione delle strade, dei marciapiedi, le piste ciclabili. E poi abbiamo aperto nuovi canali di comunicazione tra istituzione e cittadino, perché chi amministra non può starsene chiuso nel palazzo. Anche nell’affrontare la maggiore emergenza sociale della nostra città, quella della casa, abbiamo usato un metodo nuovo e concreto: abbiamo messo tutte intorno al tavolo le istituzioni, le categorie economiche, le fondazioni, le associazioni di volontariato. E i risultati incominciano ad arrivare. Perché oggi occorre fare rete, oggi non è più pensabile che Stato, Regioni, Provincie e Comuni non si parlino tra loro o peggio si ostacolino perche sono di colore diverso! Il nostro Paese deve fare sistema sempre e non in rare occasioni! Potrei andare avanti, ma il tempo è poco. Credo che la chiave di lettura sia questa: mettere insieme la concretezza con i sogni. Un metodo che da noi ha suscitato un inaspettato entusiasmo e una grande voglia di partecipazione, che ha portato tanti con me a mettersi in gioco non per calcolo, ma “sperando contro ogni speranza”. Una grande donna, Eleanor Roosveelt, compagna di vita del presidente americano del New Deal, autrice della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, una volta ha detto che Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni. Noi ci crediamo e sappiamo di avere le forze e i sogni necessari per costruire un futuro migliore".